E pensare che le indagini nei loro confronti erano nate dalla denuncia di un genitore. Quest’ultimo aveva dichiarato che il suo «bambino era triste quando tornava da scuola». Bambino che nel video diffuso dagli inquirenti, però, non viene mai ripreso dalle telecamere interne alle aule scolastiche. Quei frame erano però finiti su tutti i giornali. «Nei tg nazionali ci hanno descritte come due arpie», spiegano ora.
«Già il Riesame annullò il provvedimento di divieto di dimora a Orta di Atella nei miei confronti», continua l’insegnante Mozzillo che ha scelto, dopo due anni di gogna, di prestare servizio ad Aversa. Anche la collega, finita nel ciclone giudiziario e mediatico, ha scelto Cesa come sua nuova sede: «Non perché non fossi accettata ad Orta - racconta - ma per me stessa». Lei non ha subito alcun provvedimento nella prima fase d’indagine. Entrambe non vennero sospese dal servizio dal Ministero. C’è un «però». «Ho subito, in ogni caso, pressioni dai genitori e offese in questi due anni, ingiustamente. Sono stata malissimo», racconta, infatti, la Mozzillo.
Fu un fulmine a ciel sereno, quello che cadde due anni fa ad Orta di Atella. La Mozzillo è più serena adesso: «Non mi è mai mancato l’appoggio dei miei alunni che continuavano a chiamarmi e a chiedere: maestra, perché sei andata via? Torna con noi».
Due sono i genitori che si erano costituti parte civile nel processo e che in primo grado, dopo la condanna, avevano ottenuto un risarcimento di mille euro dalle insegnanti. Ora, dovranno restituire il denaro.
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