In città non si parla d'altro. Tra le strade, davanti ai bar e negli uffici il cordoglio è unanime. «Nessuno si capacita di come sia potuto accadere - racconta un conoscente di Giuseppe - purtroppo si muore spesso sul lavoro, ma stavolta le circostanze sembrano ancora più assurde». La morte di Giuseppe Sorvillo, 43enne originario di Sparanise, emigrato al Nord Italia da anni, ha lasciato tutta la comunità attonita.
Chi è vicino alla famiglia parla di giorni di disperazione e dolore: già dalle ore successive alla strage dei cinque operai sulla linea ferroviaria, i genitori e il fratello sono subito partiti alla volta di Brandizzo, per raggiungere la moglie di Giuseppe e i due bambini.
La salma dovrebbe essere sepolta proprio nel cimitero comunale, per volontà dei familiari. Giuseppe potrà così tornare nella sua Sparanise, alla quale era tanto legato e dalla quale non si era mai voluto separare, nonostante la lontananza geografica. Quando poteva, infatti, l'operaio rientrava in città con tutta la famiglia e incontrava parenti e amici. Il 43enne aveva lasciato il Casertano dopo la maturità in Ragioneria, ormai una ventina di anni fa, ottenuta proprio nell'istituto della sua città. E qui molti ancora lo ricordano come «un ragazzo disponibile e semplice, sorridente e legato alle propri radici».
Amante dello sport, della montagna e dei viaggi, Giuseppe Sorvillo pubblicava regolarmente sul web le immagini delle sue avventure all'aria aperta e conduceva una vita serena scandita dall'amore per i suoi due figli, un maschio e una femmina, e dal lavoro. Nel corso degli anni piemontesi aveva svolto diversi mestieri. Solo pochi mesi fa aveva fatto il cassiere in un supermercato a Mazzè, comune torinese non lontano da Brandizzo. Poi aveva trovato lavoro nel settore dell'armamento ferroviario ed era un dipendente della Sigifer Srl di Borgo Vercelli, dal 1993 impresa leader nel settore di costruzione e manutenzione impianti ferroviari.