Morto Peter Higgs, addio al premio Nobel per la Fisica che scoprì il bosone fantasma

Il professore inglese, insignito del premio Nobel, aveva 94 anni

Peter Higgs
Peter Higgs
di Ugo Cundari
Mercoledì 10 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20:17
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È scomparso ieri, a 94 anni, premio Nobel per la Fisica nel 2013, il papà del «bosone fantasma». Chi non credeva ai fantasmi l’aveva soprannominata la «particella di Dio». Peter Higgs, docente di Fisica teorica all’università di Edimburgo e membro della Royal Society inglese, l’aveva scovato, matematicamente parlando, per primo, descrivendone passaggio dopo passaggio l’esistenza in base a calcoli matematici comprensibili da un gruppo ristretto di cervelloni.

Era il 1964 e qualcuno, dopo di lui e la sua teoria, avrebbe dovuto dimostrare con i fatti l’esistenza di questo mattoncino dell’universo che spiega il motivo per cui la materia ha una massa.

Ci sono voluti decenni e nel 2012 il Cern di Ginevra, l’enorme acceleratore di particelle sotterraneo in grado di simulare i primi istanti dell'universo successivi al Big Bang, ha confermato la sua esistenza. Un risultato epocale.

Di solito siamo abituati, noi profani, a immaginare le particelle come delle palline che compiono determinati movimenti nello spazio e, ovviamente, interagiscono tra di loro. E fin qui questa rappresentazione ci può stare. L’errore nasce quando, come conseguenza di questa idea, diamo per scontato che palline grandi siano dotate di massa grande e palline piccole di massa piccola. Non funziona così nel mondo delle particelle, ma nessuno prima di Higgs aveva trovato la regola per stabilire l’origine della massa di ogni particella. Senza questo elemento il puzzle invisibile del modello standard sarebbe stato per sempre monco e precario, inaffidabile e confutabile.

Estendendo la scoperta alla vita di tutti i giorni, possiamo dire che è stato Higgs a spiegare, a rendere comprensibile, il motivo per cui l’essere umano ha un corpo, il pianeta Terra è una sfera, un libro occupa uno spazio nella nostra libreria, il gelato riempie il cono o la coppetta. È curioso pensare che alla sua scoperta, che ha rivoluzionato il mondo della fisica, Higgs sia arrivato per caso e stava per essere battuto da un paio di colleghi. L’articolo con i risultati del suo studio fu respinto dalla prima rivista inglese alla quale fu inviato. Higgs allora la mandò per posta a una rivista rivale in America ma quando il pezzo arrivò quella aveva già pubblicato uno studio simile di due scienziati belgi che, sembrava, avevano battuto Higgs sul tempo nel descrivere come le particelle elementari siano dotate di massa. Ma Higgs nel frattempo aveva aggiunto un paragrafo finale in cui completava tutto il ragionamento teorizzando l'esistenza di una nuova particella e alla fine il suo studio risultò più completo e accurato. Il «bosone fantasma» o la «particella di Dio» era diventato il «bosone di Higgs». 

Timido e riservato, quando aveva saputo di aver vinto il Nobel, Higgs aveva deciso di trascorrere la giornata lontano da casa, in una località che non aveva voluto rendere nota, e senza rilasciare interviste. Con lui, aveva avuto il Nobel François Englert, uno dei due scienziati belgi (l’altro nel frattempo era morto) che al contrario del collega aveva subito organizzato feste e conferenza stampa.

Higgs non aveva il cellulare e solo negli ultimi anni aveva ricevuto in regalo un computer che, stando alle testimonianze dei suoi amici, non era riuscito a imparare ad usare e l’aveva passato al nipote. Pare che nella sua casa a Edimburgo non avesse neanche il televisore. Di recente un suo studente aveva detto: «Il professor Higgs adora la musica classica e ha un vecchio impianto a valvole. L’arte in generale lo appassiona. Per scrivere usa ancora carta e penna. Seguire tutti i dettagli della fisica odierna per lui è diventato difficile, ogni volta che ha visitato il Cern è rimasto impressionato». 

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