«Non accetteremo mai di diluire la nostra forza patrimoniale, piuttosto rinunceremmo. Un'altra condizione è mantenere un forte flusso di dividenti. A queste condizioni valuteremo le possibilità di crescita e i prezzi delle alternative che esistono sul mercato - ha aggiunto -. Sono valutazioni da fare in modo corretto e noi possiamo farlo perché siamo in una condizione di forza». «Noi siamo un'azienda che parla italiano e difende l'italianità. Mi fa ridere chi difende l'italianità e lo fa in francese», ha poi chiosato senza far nomi (l'A.d di Unicredit Jean Pierre Mustier e quello di Generali Philippe Donnet sono francesi). Ha inoltre aggiunto, parlando delle indiscrezioni che ha portato alla contromossa di Generali: «C'è stata una fuga di notizie che riguarda una serie di analisi strategiche con diverse alternative possibili. Noi siamo trasparenti, non agiamo da corsari».
Analisti finanziari e alcuni scenari di stampa ragionano ancora su una possibile offerta di scambio di Intesa sulla compagnia. Di certo se l'istituto puntasse piuttosto a sedersi al tavolo con Generali per le «combinazioni industriali» ipotizzate nel comunicato diffuso martedì, al momento non si trova traccia di abboccamenti con Trieste. Anzi l'acquisto del 3% di Intesa fatto lunedì 23 da Generali, sarebbe nato, sostengono fonti finanziarie, proprio dalle difficoltà del Leone di raggiungere i vertici di Cà de Sass per avere un chiarimento sulle voci di stampa che domenica davano un'imminente per operazione. Il ministero dell'economia comunque non sembra intenzionato a mettersi di traverso. Interpellato sul tema il ministro Pier Carlo Padoan ha reagito sulla vicenda con un «no comment» parlando di una «operazione di mercato».
Fiutando l'assenza di sviluppi a breve, comunque, l'entusiasmo in Borsa sembra sgonfiarsi.
Generali ha chiuso in rialzo dello 0,4%. Mediobanca è scesa del 3,2%, Intesa del 2,2% e Unicredit dello 0,5%. A gettare acqua sul fuoco degli scenari che vorrebbero invece un riassetto su Mediobanca è intervenuto il vice presidente di Unicredit Fabrizio Palenzona: «Lo ha già detto il nostro amministratore delegato, che è persona seria, noi non vendiamo la quota in Mediobanca», ha chiarito. Con le audizioni di oggi, intanto, si è completato il giro in Consob dei principali esponenti della vicenda, dopo che già ieri era stata sentita Intesa. Una delegazione di tecnici di Unicredit è stata sentita per circa un'ora a Milano. Mentre nel pomeriggio negli uffici della Commissione a Roma è stato sentito il presidente Generali Gabriele Galateri. Sulla vicenda si sono mossi un centinaio di senatori di maggioranza e opposizione chiedendo chiarimenti a Padoan in particolare rispetto alle voci di un possibile "spezzatino". «Generali come Mediaset è una grande impresa italiana che credo sia bene rimanga in mani italiane, anche perché custodisce una parte significativa del nostro risparmio gestito», ha dichiarato poi al Foglio Silvio Berlusconi.