Generali, Messina: «Abbiamo il potenziale, non siamo corsari». Berlusconi: «Azienda resti italiana»

Generali, Messina: «Abbiamo il potenziale, non siamo corsari». Berlusconi: «Azienda resti italiana»
Giovedì 26 Gennaio 2017, 22:21 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 10:09
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Resta ancora nel limbo la possibile mossa di Intesa Sanpaolo sulle Generali. L'amministratore delegato Carlo Messina ha escluso che già domani al consiglio di amministrazione dell'istituto, convocato sul budget per il 2017, si possa parlare del tema. «Assolutamente no», ha detto interpellato al riguardo al margine della cerimonia per il decennale della nascita di Intesa Sanpaolo. Non è poi chiaro se il dado verrà tratto piuttosto al Cda sui conti di venerdì 3 febbraio. «Siamo a un punto in cui abbiamo raggiunto livelli di eccellenza ma abbiamo ancora molto potenziale da cogliere - ha chiarito comunque Messina - Abbiamo il dovere di analizzare possibilità di crescita». «Ci sono momenti in cui un'azienda deve chiedersi se è necessario fare ulteriori passi di crescita».

«Non accetteremo mai di diluire la nostra forza patrimoniale, piuttosto rinunceremmo. Un'altra condizione è mantenere un forte flusso di dividenti. A queste condizioni valuteremo le possibilità di crescita e i prezzi delle alternative che esistono sul mercato - ha aggiunto -. Sono valutazioni da fare in modo corretto e noi possiamo farlo perché siamo in una condizione di forza». «Noi siamo un'azienda che parla italiano e difende l'italianità. Mi fa ridere chi difende l'italianità e lo fa in francese», ha poi chiosato senza far nomi (l'A.d di Unicredit Jean Pierre Mustier e quello di Generali Philippe Donnet sono francesi). Ha inoltre aggiunto, parlando delle indiscrezioni che ha portato alla contromossa di Generali: «C'è stata una fuga di notizie che riguarda una serie di analisi strategiche con diverse alternative possibili. Noi siamo trasparenti, non agiamo da corsari».

Analisti finanziari e alcuni scenari di stampa ragionano ancora su una possibile offerta di scambio di Intesa sulla compagnia. Di certo se l'istituto puntasse piuttosto a sedersi al tavolo con Generali per le «combinazioni industriali» ipotizzate nel comunicato diffuso martedì, al momento non si trova traccia di abboccamenti con Trieste. Anzi l'acquisto del 3% di Intesa fatto lunedì 23 da Generali, sarebbe nato, sostengono fonti finanziarie, proprio dalle difficoltà del Leone di raggiungere i vertici di Cà de Sass per avere un chiarimento sulle voci di stampa che domenica davano un'imminente per operazione. Il ministero dell'economia comunque non sembra intenzionato a mettersi di traverso. Interpellato sul tema il ministro Pier Carlo Padoan ha reagito sulla vicenda con un «no comment» parlando di una «operazione di mercato».

Fiutando l'assenza di sviluppi a breve, comunque, l'entusiasmo in Borsa sembra sgonfiarsi.
Generali ha chiuso in rialzo dello 0,4%. Mediobanca è scesa del 3,2%, Intesa del 2,2% e Unicredit dello 0,5%. A gettare acqua sul fuoco degli scenari che vorrebbero invece un riassetto su Mediobanca è intervenuto il vice presidente di Unicredit Fabrizio Palenzona: «Lo ha già detto il nostro amministratore delegato, che è persona seria, noi non vendiamo la quota in Mediobanca», ha chiarito. Con le audizioni di oggi, intanto, si è completato il giro in Consob dei principali esponenti della vicenda, dopo che già ieri era stata sentita Intesa. Una delegazione di tecnici di Unicredit è stata sentita per circa un'ora a Milano. Mentre nel pomeriggio negli uffici della Commissione a Roma è stato sentito il presidente Generali Gabriele Galateri. Sulla vicenda si sono mossi un centinaio di senatori di maggioranza e opposizione chiedendo chiarimenti a Padoan in particolare rispetto alle voci di un possibile "spezzatino". «Generali come Mediaset è una grande impresa italiana che credo sia bene rimanga in mani italiane, anche perché custodisce una parte significativa del nostro risparmio gestito», ha dichiarato poi al Foglio Silvio Berlusconi.
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