Auto Euro7, no alla stretta: Bruxelles fa marcia indietro. Ecco cosa cambia

Un ampio fronte di Paesi guidato da Italia e Francia smantella l’impianto della riforma

Auto Euro7, no alla stretta: Bruxelles fa marcia indietro. Ecco cosa cambia
Auto Euro7, no alla stretta: Bruxelles fa marcia indietro. Ecco cosa cambia
di Gabriele Rosana
Venerdì 22 Settembre 2023, 21:53 - Ultimo agg. 23 Settembre, 08:00
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La “fase 2” del Green Deal (ri)parte dalle auto. E da un deciso allentamento, voluto dai governi Ue, degli standard ambientali Euro 7 per auto e furgoni, che sarà formalizzato lunedì dai ministri dell’Industria riuniti nel Consiglio Competitività (per l’Italia sarà a Bruxelles il titolare delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso). 

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LE GARANZIE
La Commissione aveva proposto dieci mesi fa la nuova stretta, a far data dal 2025, sulle emissioni inquinanti prodotte dalle auto e diverse dalla CO2 (tra queste, in particolare, monossido di azoto e monossido di carbonio); una bozza per la prima volta tiene conto non solo delle emissioni di scarico ma anche di quelle generate dal consumo di freni e pneumatici. Dopo un contropiede iniziato pressoché subito, però, un ampio fronte di Paesi guidato da Italia e Francia e che ricomprende altri sei Stati Ue (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Bulgaria e Romania), si prepara adesso a smantellare l’impianto della riforma. 
Il testo di compromesso sul nuovo Euro 7 preparato dalla Spagna, che fino a fine anno ha la presidenza di turno del Consiglio, l’organo rappresentativo dei governi dei Ventisette, punta infatti a lasciare sostanzialmente inalterati i limiti di inquinamento nei gas di scappamento rispetto a quanto è previsto oggi dagli standard Euro 6.

E vengono contemplate ulteriori garanzie per ritardare di alcuni anni dopo l’entrata in vigore del regolamento, in alcune ipotesi fino al 2030, l’applicazione in concreto dei paletti, inclusi quelli di nuova introduzione che riguardano i pneumatici. 


Per trovare la quadra su un «dossier difficile sin dall’inizio», ha spiegato ieri una fonte diplomatica a conoscenza del negoziato, «ci siamo concentrati sulle particelle nei freni e nelle batterie, pur mantenendo grosso modo gli standard dell’Euro 6 per quanto riguarda le emissioni di gas di scarico». Il tentativo di mettere a punto «un testo più ambizioso», ha aggiunto la fonte, «si è scontrato con l’assenza di sostegno degli Stati membri», che lunedì dovrebbero, stando alle attese, approvare la bozza a maggioranza qualificata per poi cominciare i negoziati interistituzionali con l’Europarlamento. 


Il ragionamento, secondo quelle capitali che hanno puntato i piedi, è semplice. Il settore automotive sta già affrontando ingenti oneri legati alla decarbonizzazione dal 2035, data in cui scatta la messa al bando dei motori a diesel e benzina: imporre adesso nuovi vincoli sulle emissioni delle vetture, ulteriori rispetto all’esistente Euro 6, vorrebbe dire penalizzare il comparto auto chiedendogli di fronteggiare quelli che il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire aveva bollato come «costi inutili». 


LE RISORSE
I costruttori stessi avevano avvisato Bruxelles e i governi che prevedere nuovi standard ambientali dal 2025 avrebbe come conseguenza il dirottamento delle risorse già previste per sostenere la transizione verso l’elettrico, nella gara globale con i competitor di Cina e Stati Uniti. Su pressing della Germania, lunedì verrà discusso l’inserimento nel testo di un nuovo riferimento agli e-fuel, i carburanti sintetici che Berlino ha voluto, dopo una trattativa al cardiopalma, “salvare” nel regolamento che in primavera ha invece decretato la fine del motore endotermico dal 2035. Un impegno diventato nel frattempo legge nell’Ue e che non viene messo in discussione dalla versione “soft” dell’Euro 7. 
 

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