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Bollette, mercato tutelato prorogato: altri 6 mesi con prezzi regolati per le famiglie

Le famiglie potranno restare per altri sei mesi sul mercato con i prezzi regolati

di Roberta Amoruso e Andrea Bassi
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 13 Settembre 2023, 21:54 - Ultimo agg. : 15 Settembre, 08:56
4 Minuti di Lettura

All’interno del governo c’è chi la considera una “bomba sociale”. Obbligare a gennaio di quest’anno, circa 9 milioni di famiglie italiane a cambiare fornitore di energia elettrica. Da un giorno all’altro, insomma, i consumatori si troverebbero a ricevere una nuova bolletta, con un nuovo marchio e con una tariffa sconosciuta.

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È l’effetto della fine del cosiddetto “mercato tutelato”, quello in cui le tariffe sono stabilite dall’Autorità dell’Energia e non lasciate alla libera offerta delle centinaia di società elettriche che già oggi si contendono i consumatori attraverso call center assillanti e non di rado aggressivi.

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La fine del mercato tutelato è stata da tempo chiesta dalla Commissione europea. Ed è anche stata inserita tra gli obiettivi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo l’ultima proroga, è stato previsto che questo sistema di prezzi amministrati, decisi dall’Autorità dell’energia ogni tre mesi, debba cessare entro il prossimo 10 gennaio. Ma ora il governo sarebbe intenzionato a prorogare ulteriormente, di almeno sei mesi (forse un anno), questa scadenza. Si tratta di una delle misure che dovrebbero essere inserite nel prossimo «decreto energia» annunciato ieri dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. 

I TEMPI

«Il decreto energia», ha spiegato il ministro, «sarà pronto a giorni, prevede tutta una serie di interventi che abbiamo assemblato». Nel provvedimento, ha annunciato Pichetto Fratin, ci saranno «interventi che riguardano il sistema del mercato elettrico, in queste ore stiamo facendo delle valutazioni riguardo alla liberalizzazione per le famiglie in un momento in cui non c’è certezza che il quadro geopolitico tenga, che quindi i prezzi possano essere previsti perché l’energia per noi e ancora fortemente legata al gas, ci vuole cautela». Il rischio insomma, è che milioni di consumatori possano essere trasferiti dagli attuali fornitori a nuovi, magari in una fase di rialzo dei prezzi e senza una fase di informazione del passaggio dalle vecchie alle nuove regole.

A luglio di quest’anno anche la stessa Arera, l’Autorità per l’energia, aveva mandato una segnalazione al Parlamento per chiedere uno slittamento del termine, anche se per ragioni diverse. Nelle aste con le quali saranno “assegnati” sul mercato libero i clienti domestici, ci sarà anche una clausola sociale. Significa che chi “vince” il cliente, dovrà farsi carico anche di parte dei dipendenti della vecchia società che gestiva il servizio. Difficile organizzare le gare in così poco tempo.

RINNOVABILI

Ma il provvedimento al quale sta lavorando Pichetto riguarda anche altri settori di sua competenza. Il decreto legge, ha detto, «interviene sulla definizione delle aree idone per le rinnovabili e per l’eolico offshore. Dobbiamo produrre senza devastare il territorio». A terra, ha spiegato il ministro, «è stato raggiunto un accordo col Ministero della Cultura per un distanza minima di 3 chilometri degli impianti dall’abitato e per l’installazione dei pannelli solari, e si sta definendo la questione delle aree agricole». In mare, ha aggiunto, «valutiamo come sia possibile inserire grandi piattaforme di eolico, fino a 50x50 chilometri». Infine, il decreto legge «prevede l’apertura di autocandidature per alcune realtà per il deposito delle scorie nucleari».

I RISCHI SULLE AREE GREEN

In particolare, il nodo delle aree agricole al quale si riferisce il ministro, rappresenta quello più delicato da sciogliere per evitare che un decreto nato con l’obiettivo di sbloccare ed accelerare la produzione di energia green, tenendo conto di alcuni paletti da condividere con gli enti locali, si trasformi in un nuovo ostacolo alla trasformazione green del Paese. Così da settimane i tecnici del ministero di Pichetto Fratin lavorano ai correttivi necessari per arrivare al via libera sulla mappa delle zone in cui installare pannelli solari e sistemi di accumulo con autorizzazione automatica. Ma l’accordo con gli enti locali non è ancora agli atti, seppure molto vicino, E la stessa viceministra Vannia Gava aveva ha parlato nel corso del Question time presso la Commissione Attività produttive di «un decreto con lo scopo di disciplinare criteri specifici per l’individuazione delle aree idonee garantendo la partecipazione e il coinvolgimento degli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni tramite un percorso condiviso».

LE CRITICITA'

Due i punti più critici. Secondo l’attuale bozza di Decreto ministeriale, solo il 10% dell’area definita idonea può ospitare un impianto fotovoltaico tradizionale, e solo per il 20% l’area può essere dedicata all’agrivoltaico. Di fatto, un passo indietro rispetto alla disciplina attuale. In base a questi principi, gli operatori dovrebbero acquisire diritti su aree 5 o 10 volte più ampie rispetto alle aree che effettivamente servono per gli impianti. Non solo. Passando all’eolico, sarebbero idonee ad ospitare impianti eolici solo le aree che hanno una ventosità tale da garantire 2.250 ore annue di producibilità. Si tratta di un valore troppo elevato. In Italia si rischia il blocco totale.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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