Canone Rai, il taglio raddoppia: ecco cosa cambia. Si pagheranno 70 euro (e non 90) fino al 2025

Con questa soluzione, spiegano fonti parlamentari alle prese con il dossier, l’azienda di Stato avrà un orizzonte temporale più ampio per poter programmare investimenti e strategie

Il taglio del canone Rai raddoppia: si pagheranno 70 euro (e non 90) fino al 2025
Il taglio del canone Rai raddoppia: si pagheranno 70 euro (e non 90) fino al 2025
di Michele Di Branco
Venerdì 10 Novembre 2023, 21:41 - Ultimo agg. 13 Novembre, 11:55
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La riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro avrà una durata biennale e non annuale a valere così sia per il 2024 che per il 2025. È questa la strada che intende seguire il governo. Con questa soluzione, spiegano fonti parlamentari alle prese con il dossier, l’azienda di Stato avrà un orizzonte temporale più ampio per poter programmare investimenti e strategie. Attualmente l’articolo 8 della legge di Bilancio presentata in Parlamento prevede che la riduzione del canone (che si paga con la bolletta elettrica) da 90 a 70 euro comporta una diminuzione degli introiti per circa 440 milioni.  

Lo schema

Il taglio non sarà però tutto a carico della Rai, avendo il governo chiarito, nelle scorse settimane, che le risorse verranno integrate attraverso un sostegno pubblico (in tre rate di pari importo nei mesi di gennaio, marzo e giugno 2024) e che la dotazione complessiva per Viale Mazzini subirà solo «una lieve modifica in linea con i tagli previsti per tutti i ministeri», da 440 milioni a 420 milioni.
In pratica la “dieta” sarà solo di 20 milioni. Le risorse da canone, in base al consuntivo 2022 e nell’assestamento 2023, ammontano complessivamente a circa 1,85 miliardi e sono destinate pressoché integralmente alla Rai, ad eccezione di una quota di 110 milioni annui, il cosiddetto extragettito, assegnata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Accanto a queste, la Rai può contare sui ricavi da pubblicità, che dall’analisi del budget 2023 hanno mostrato una leggera flessione, da 640 a 622 milioni di euro.  

Gli altri correttivi

Intanto, sempre in tema di manovra, il governo è ormai orientato ad aprire alle richieste di Forza Italia che punta ad un rafforzamento del bonus psicologo. È quanto assicurano fonti di maggioranza del Senato dopo lo stop imposto nei giorni scorsi agli emendamenti onerosi presentati al decreto anticipi. La partita potrebbe dunque riaprirsi con un emendamento alla legge di Bilancio raddoppiando da 5 a 10 milioni i fondi per il bonus nel 2023
L’incremento del bonus verrebbe coperto grazie alle maggiori entrate dell’Iva sulla benzina e gasolio per autotrazione, per quest’anno, e dalla riduzione del fondo per interventi strutturali il prossimo anno.

In ogni caso, però, in una lettera a Fedez, che aveva promosso una petizione con centinaia di migliaia di adesioni, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha assicurato che i 5 milioni del bonus psicologo per il 2023 verranno sbloccati. Insomma, dopo mesi di stallo a breve dovrebbe arrivare il decreto attuativo. Le domande, comunque, potrebbero partire a inizio 2024, prevedendo poi un secondo round di richieste in estate o subito dopo, con le risorse inizialmente previste per il prossimo anno. 

La doppia mossa Rai-bonus psicologo non sarà isolata. Il governo, che vuole assolutamente evitare il consueto “assalto alla diligenza” della manovra, sta provando a compensare in qualche modo la stretta sul decreto Anticipi aprendo a piccoli interventi da finanziare con il tesoretto previsto nella legge di bilancio per le modifiche che prevede 100 milioni a decorrere dal 2024. Una serie di richieste di maggioranza e opposizione potrebbero a quel punto essere recepite in un maxi-emendamento dei relatori alla manovra. 

I nodi da sciogliere

Tra i nodi da sciogliere, ad esempio, resta quello del taglio alle pensioni dei medici. Palazzo Chigi intende modificare l’impianto dell’intervento e appare ormai scontato il fatto che la rimodulazione dei trattamenti non toccherà le pensioni di vecchiaia: se una penalizzazione ci sarà, quindi, potrà riguardare solo chi sceglie l’uscita anticipata. 
Si starebbe lavorando tra l’altro anche sulle altre categorie penalizzate dalla misura sulle pensioni (ovvero dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari). Ma evitare la stretta è comunque costoso (oltre 2 miliardi da qui al 2032) e dunque è caccia alle coperture, perché la manovra - ha ribadito in più occasioni il Tesoro - deve essere approvata a saldi invariati.

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