Rapporto annuale Banca d'Italia: Campania in ripresa con export ed energia

Sono i settori di specializzazione regionale a sostenere l'accelerazione

Marina Avallone, direttrice della sede della Campania della Banca d'Italia
Marina Avallone, direttrice della sede della Campania della Banca d'Italia
di Nando Santonastaso
Giovedì 22 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 23 Giugno, 07:25
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Coincidenza fortunata, d'accordo. Ma è un segnale importante e in parte inatteso il boom 2022 dell'export della Mozzarella di Bufala Campana Dop (+30,2% sul 2021 contro una media del 12,8% degli altri distretti alimentari), segnalato dal Monitor Distretti di Intesa Sanpaolo proprio nel giorno in cui la Banca d'Italia conferma la crescita dell'economia campana, attraverso i dati e le statistiche del Rapporto annuale, presentato ieri nella sede di Napoli. Un +3,5% che è pressoché in linea con la tendenza nazionale ma all'interno del quale l'incremento delle esportazioni risulta persino superiore alla media dell'Italia (+29,4% in valore contro +20%) e del Mezzogiorno (+28,8%). Sono i settori di specializzazione regionale, dall'agroalimentare al farmaceutico, dall'automotive alla lavorazione dei metalli, a sostenere l'accelerazione ma tocca soprattutto alle costruzioni e ai servizi (turismo e ristorazione in testa) tirare la volata. Pure sul versante occupazionale, come anticipato dal Mattino nei giorni scorsi, gli indicatori si mantengono positivi (crescono i contratti a tempo indeterminato e il lavoro dipendente) anche se è difficile capire se sono stati recuperati per intero i numeri del 2019, già di per sé non proprio brillanti (il Nord resta lontano di almeno 20 punti percentuali, per intendersi).

Insomma, la Campania sembra essersi messa alle spalle almeno in parte le incognite legate prima al Covid, poi all'aumento del costo delle materie prime, infine all'inflazione. Ma cantare vittoria non ha senso. La manifattura, ad esempio, rimane stabile rispetto al 2021, la spinta degli investimenti privati sta rallentando nel 2023 (le imprese prefigurano una contrazione della spesa per beni capitali), il costo del denaro rimane alto per via della rischiosità dei termini di accesso. E i consumi, che pure sono tornati a salire, risentono soprattutto per i ceti più deboli dei rincari generati dalla guerra in Ucraina e dal successivo aumento dei prezzi anche per i prodotti di prima necessità. Non a caso nel Rapporto si parla espressamente di «povertà energetica», ovvero di un possibile incremento delle famiglie incapaci di acquistare i beni energetici essenziali tra riduzione del potere d'acquisto e rincari.
Introdotto dal Direttore della sede di Napoli, Marina Avallone, e illustrato nel dettaglio da Luigi Leva e Luca Sessa, il Rapporto di Bankitalia dimostra anche che la fragilità del sistema degli enti locali è tutt'altro che un ricordo.

Anzi. La base imponibile per il gettito tributario resta al di sotto (e non per poco) della media Italia mentre nuvole sempre più nere avvolgono la capacità di spesa prevista dal Pnrr per Regione e Comuni. Si tratta di 13 miliardi di euro assegnati alla Campania per progetti di mobilità sostenibile, transizione ecologica, rigenerazione urbana e asili nido. Troppi per riuscire a spenderli tutti? «Lo sforzo organizzativo richiesto ai Comuni si legge è significativo: l'attuazione del Pnrr comporterebbe infatti per loro una spesa per investimenti superiore di oltre l'80% rispetto alla media del triennio che ha preceduto la pandemia». Pensare insomma che riescano a farcela, tenendo anche conto dei ritardi di spesa dei fondi strutturali europei 2014-20 (a fine anno bisognerà certificare più del 40% della spesa impegnata) appare molto complicato. Il rischio è che «la minore autonomia finanziaria degli enti potrebbe limitare politiche volte a migliorare il livello dei servizi locali resi», sottolinea opportunamente il Rapporto. E di sicuro non migliorerà le cose l'attuale progetto di autonomia rafforzata delle Regioni che rischia, come ribadito dalla memoria di Bankitalia consegnata al Senato, di ampliare i divari anziché contribuire a ridurli. Basterebbe pensare ai servizi di assistenza sociale per anziani e non autosufficienti ai quali il Rapporto dedica un interessante focus: gli indicatori di disabilità dell'Istat segnalano fabbisogni rilevanti per la Campania, e non c'è la certezza che le risorse previste dal Piano nazionale per le non autosufficienze bastino. 

La Campania, però, ha molte frecce al suo arco, e non tutte ancora sfruttate. L'energia, ad esempio. Se ne parla anche nel pomeriggio, nel consueto approfondimento pubblico, con l'intervento in particolare del patron del Gruppo Getra, Marco Zigon, da sempre convinto della centralità del Mezzogiorno in chiave mediterranea: «Proprio recentemente spiega il presidente di Matching Energies - le istituzioni Ue hanno previsto di aumentare la quota vincolante di energie da fonti rinnovabili nel mix energetico. Bisogna, quindi, aumentare la quota di elettrico nel mix totale di energia e, nell'ambito di quest'ultimo, come detto, bisogna aumentare la quota di rinnovabili». Ciò significa, insiste l'industriale, che «il Mezzogiorno, già hub energetico del Paese per le rinnovabili, ha dalla sua un naturale futuro come hub energetico in uno scenario euromediterraneo allargato, che vedrà cospicue ricadute sulla filiera industriale e tecnologica delle rinnovabili e della smart energy con una richiesta di nuovi modelli imprenditoriali, di competenze e cambiamenti di comportamento nonché un forte incremento delle reti. E quindi, nuovi investimenti sulle reti che comporteranno, a livello nazionale e a livello europeo, una forte domanda del settore tradizionale elettrico ed elettromeccanico». Prepararsi a questa sfida sarebbe il minimo e farlo al Sud un obbligo pressoché inevitabile. 

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