Il Reddito di cittadinanza è costato più di 31 miliardi. Anpal: «Ma pochi lavorano»

Tra i percettori iscritti al piano Gol occupati solo in 20mila dopo 6 mesi. Cresce il numero dei corsi di formazione. Il 71% dei contratti successivi è a tempo

Reddito di cittadinanza, spesi più di 31 miliardi. Anpal: «Ma non dà lavoro»
Reddito di cittadinanza, spesi più di 31 miliardi. Anpal: «Ma non dà lavoro»
di Giacomo Andreoli
Giovedì 3 Agosto 2023, 23:18 - Ultimo agg. 5 Agosto, 08:44
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Cresce la formazione di disoccupati e percettori di sussidi pubblici, anche se nel complesso è ancora insufficiente a garantire condizioni di vita dignitose e stabili a tutti coloro che vengono presi in carico. Tra loro, già dopo 180 giorni dall’avvio del programma, ha un lavoro uno su tre (231mila su quasi 700mila). Lo conferma l’ultimo report dell’Anpal sul piano Gol, il progetto del Pnrr per l’inserimento nel mondo del lavoro. Il 30 giugno di quest’anno erano 1,33 milioni le persone entrate nel programma. Si tratta di individui che hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e sono andati nei centri per l’impiego. Rispetto a maggio di quest’anno aumenta il numero dei presi in carico dell’8,1%, ma la crescita più evidente è rispetto a giugno 2022, addirittura del 47,2%. Un aumento sostenuto da più corsi di formazione. Contemporaneamente, a partire da ottobre 2022, si annunciava la fine del Reddito di cittadinanza per sostituirlo con nuovi strumenti previsti dal governo. I percettori di Reddito sono la fascia dei presi in carico più lontana dal mercato del lavoro, con appena il 12,1% degli iscritti al piano che rientrano nel livello 1 (quello del reinserimento lavorativo) e la maggior parte (55,9%) che rientra nel livello tre (riqualificazione). Sempre in questa platea, poi, il 39,2% non hanno mai avuto esperienze di lavoro prima. Insomma, quasi uno su due.

I fragili

Per il Reddito di cittadinanza sono stati spesi finora quasi 31,5 miliardi, per una media di 538 euro al mese dati a oltre 1,1 milioni di famiglie. Un sostegno importante contro la povertà, come chiarito più volte dall’Istat, ma tra i percettori solo poco più di uno su dieci rientra oggi in un percorso di politica attiva come formazione, orientamento e riqualificazione. 
Dal report dell’Anpal risulta che sono oltre 257mila i percettori di Reddito già iscritti al piano per il lavoro. A cui se ne sommano 45mila che ricevono anche l’assegno di disoccupazione, la Naspi. In tutto 302mila, di cui 108.289 sono stati già coinvolti direttamente in misure di politica attiva come corsi di formazioni, orientamento o avviamento al lavoro. I dati sono aggiornati al 30 giugno, un mese prima dell’inizio dello stop al sussidio che nelle prossime settimane coinvolgerà oltre 200mila famiglie. 
Tra questi 108mila individui che stanno seguendo i corsi ci sono molti degli appartenenti ai circa 40mila nuclei familiari che in questi giorni hanno ricevuto l’sms dell’Inps per la sospensione del Reddito e che contemporaneamente risultano già iscritti a politiche attive del lavoro.

Sono quei nuclei che, secondo quanto riferito l’altro ieri in un question time alla Camera dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, riceveranno per primi il nuovo Supporto per la formazione e il lavoro da 350 euro destinato a tutti gli occupabili, a partire da settembre.

Occupazione precaria

A circa 180 giorni dalla presa in carico nel programma Gol, tra coloro che prendevano il Reddito a giugno ne lavoravano circa 20mila (il 13,8%). Ma per 8.862 (il 6,1%) il rapporto era già stato avviato prima dei corsi. Si tratta dei cosiddetti working poor, i lavoratori poveri con stipendi praticamente da fame. Più in generale tra i 231.579 i beneficiari del piano Gol con un posto di lavoro dopo 180 giorni, in 198.345 (il 28,4%) lo hanno trovato in seguito all’avvio dei programmi di formazione, mentre in 33mila (circa il 4,8%) lavoravano già prima, sempre con stipendi molto bassi.
Non ci sono dati sulle retribuzioni di chi trova un lavoro dopo i corsi, ma bastano quelli sulle tipologie contrattuali a creare qualche seria preoccupazione: il 71,7% di chi trova una nuova occupazione dopo 180 giorni all’interno del programma Gol ha un contratto a tempo determinato. Il lavoro domestico pesa per il 6,4% sul totale degli occupati e per il 4,4% sui nuovi rapporti di lavoro. Circa il 10% dei nuovi occupati è poi in somministrazione, con una maggiore concentrazione tra i più giovani (12%) e gli stranieri (14,5%). Si registra infine un gap di genere: ci sono 7,3 punti percentuali tra la quota di nuovi lavoratori uomini con contratto stabile (26%) e quella equivalente delle donne (18,7%).

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