Stipendi, gli aumenti con due aliquote Irpef (il piano del governo). Quanto salirebbe la busta paga e per chi, le simulazioni

Con la riforma fiscale l'obiettivo dell'esecutivo è passare prima a tre e poi a due sole aliquote Irpef: in questo modo, però, si potrebbero favorire per lo più le fasce di reddito medio-alte, con aumenti significativi ad esempio in busta paga

Un portafoglio con alcune banconote in euro
Un portafoglio con alcune banconote in euro
di Giacomo Andreoli
Sabato 11 Novembre 2023, 16:33 - Ultimo agg. 13 Novembre, 11:53
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Sta per arrivare una sforbiciata alle aliquote Irpef che farà salire leggermente i redditi e le buste paga. Il prossimo anno, infatti, si passerà da quattro a tre scaglioni, con un beneficio progressivo a seconda di quanto si guadagna. Ma il governo ha in mente, nel corso della legislatura, di fare un passaggio ulteriore, portando le aliquote da tre a due.

Il focus della prima parte della riforma, quella del prossimo anno, sarà sui redditi medio-bassi, anche se usufruirà dello sconto massimo da 260 euro l’anno anche chi ha buste paga alte (con una possibile riduzione sopra i 50mila euro di reddito, vista la nuova franchigia delle detrazioni oltre i 260 euro per il prossimo anno).

La seconda parte della riforma, invece, che per ora non ha una data definita, dovrebbe puntare a facilitare soprattutto chi quadagna circa 50mila euro l'anno e che su una parte di questo stipendio arriva a pagare il 43% di tasse.

Vediamo allora nel dettaglio cosa cambierà il prossimo anno e cosa potrebbe cambiare in futuro.

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Secondo l'apposito decreto legislativo della legge delega sulla riforma fiscale si procederà con un primo accorpamento delle prime due aliquote. Attualmente si paga il 23% su quello che arriva a 15mila euro l’anno e il 25% da questa soglia fino a quella dei 28 mila euro. Estendendo l’aliquota più bassa fino a 28mila euro di reddito, resterebbero comunque ferme le successive due (35% fino a 50 mila euro e 43% al di sopra di questo importo).

In concreto significherà: 60 euro in meno di tasse all’anno per chi guadagna 15 mila euro, 100 euro in meno per chi guadagna fino a 20 mila euro e un beneficio fisso pari a 260 euro l’anno per coloro che sono al di sopra della soglia dei 28mila euro di reddito. A queste cifre si devono togliere la ventina di euro in meno una tantum di mini-taglio del cuneo fiscale sulla tredicesima che non ci sarà più il prossimo anno. Quindi il massimo sarà di circa 240 euro annui.

Per i redditi sopra i 50mila euro, però, nell'anno d'imposta 2024 (dichiarazione dei redditi 2025), ci sarà una franchigia delle detrazioni a 260 euro. Significa che le detrazioni che abbattono le tasse e possono determinare un credito con il fisco scatteranno solo sulla parte eccedente quella soglia.

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La seconda parte della riforma

Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, che l'obiettivo del governo è un sistema a due aliquote. In controtendenza con la decisione appena presa dal governo sul taglio alle detrazioni sopra i 50mila euro di reddito, Leo ha spiegato che in futuro si punta a tutelare quella fascia di reddito. «Il contribuente con poco più di 50mila euro di reddito - ha detto  - non possiamo dire che sia iper-ricco e paga il 43% di tasse, troppo. Bisogna pensare gradualmente a questi soggetti». «Se non si va verso una riduzione della pressione fiscale - ha concluso - questo Paese non fa passi avanti».

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Di quanto può aumentare la busta paga

L'obiettivo futuro del governo è quindi ridurre il carico fiscale per le fasce di reddito medio-alte: può essere fatto abbassando l'aliquota massima del 43% o spostandola su livelli di ricchezza più elevati. Si potrebbero quindi avvicinare o accorpare le prime due aliquote (23% e 35%), lasciando quella al 43% per i redditi sopra una soglia più elevata (magari 70-80mila euro). Altrimenti si possono accorpare la seconda e terza aliquota, abbassando la terza e alzando leggermente la seconda (magari attorno al 38-40%). 

In questo caso, però, per non fare un'operazione troppo iniqua dovrebbero essere immaginati nuovi meccanismi di taglio alle detrazioni per i redditi alti. Operazioni del genere potrebbero far guadagnare (anche in busta paga) diverse centinaia di euro l'anno a tutti coloro che hanno uno stipendio o un reddito superiore ai 28mila euro annui, ma sarebbero molto onerose per le casse dello Stato. Le risorse, al momento, non ci sono. Motivo per cui l'intervento per ora rimane in stand-by.

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