Stipendi Statali, maxi anticipo una tantum con il taglio: prelevati contributi anche per redditi bassi

La decontribuzione rischia di pesare anche sulle trattative coi sindacati per la firma dei nuovi accordi

Stipenti Statali, maxi anticipo una tantum con il taglio: prelevati contributi anche per redditi bassi
Stipenti Statali, maxi anticipo una tantum con il taglio: prelevati contributi anche per redditi bassi
di Andrea Bassi
Mercoledì 27 Dicembre 2023, 00:03 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 09:29
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Per molti dipendenti pubblici la sorpresa non è stata delle migliori. Il maxi-anticipo del prossimo rinnovo dei contratti pagato insieme alla tredicesima nei giorni scorsi, è stato un po’ più “leggero” del previsto per chi ha uno stipendio fino a 35 mila euro. Sull’anticipo infatti, sono stati prelevati i contributi anche per chi si trova nelle fasce di reddito che hanno diritto alla decontribuzione del 7 per cento (per i redditi fino a 25 mila euro) e del 6 per cento (per quelli tra 25 mila e 35 mila euro).

Maxi anticipo con il taglio

Ma andiamo con ordine.

Il governo ha stanziato quasi 8 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici (5 per gli statali e quasi 3 per la Sanità). Con il decreto anticipi ha deciso di pagare immediatamente nelle buste paga di dicembre un “acconto” dei futuri aumenti. Acconto pari a 6,7 volte l’indennità di vacanza contrattuale. La norma del decreto anticipi prevedeva che questa somma fosse “neutrale” ai fini della decontribuzione. Un modo per evitare ai dipendenti pubblici con un reddito fino a 35 mila euro, che l’anticipo facesse superare questa soglia e dunque perdere il diritto alla decontribuzione, che avrebbe significato un taglio dello stipendio fino al 7 per cento.

Cosa è successo

Cosa è successo allora? Che l’Inps ha diramato una circolare per spiegare che se da un lato è vero che il maxi anticipo è neutrale, e dunque non si può sommare allo stipendio facendo perdere la decontribuzione, dall’altro lato è altrettanto vero che sull’anticipo stesso i contributi vanno versati tutti. Anche per chi guadagna meno di 35 mila euro lordi. 

Il messaggio

Una linea ribadita in un messaggio anche da NoiPa, la piattaforma del Ministero dell’Economia che permette di consultare i cedolini dei dipendenti pubblici. Prima viene spiegato che l’anticipo «riguarda oltre un milione e quattrocentomila dipendenti, con contratto a tempo indeterminato, titolari dell’indennità di vacanza contrattuale, appartenenti alle amministrazioni statali gestite in NoiPA» che fanno parte di diversi comparti: i ministeri, la scuola, gli enti locali, la presidenza del Consiglio, la difesa e la pubblica sicurezza, la carriera diplomatica e quella prefettizia. Poi viene chiarito che l’importo «è soggetto a ritenute previdenziali e assistenziali ed escluso dalla gestione dell’esonero contributivo». Dunque chi ha retribuzioni fino a 25 mila euro, dovrà versare tutti i contributi, compreso il 7 per cento che invece non versa sullo stipendio. E chi si trova nella fascia 25-35 mila euro, dovrà pagare anche il restante 6 per cento di contributi che invece per tutto il prossimo anno ancora non sarà tenuto a versare sullo stipendio. 

Le decontribuzione

La decontribuzione rischia di essere un serio ostacolo anche nelle trattative con i sindacati per il rinnovo del contratto. Il taglio dei contributi per un reddito fino a 35 mila euro, come detto, vale il 6 per cento. L’aumento medio per gli statali stabilito con la manovra è del 5,8 per cento. Per i redditi tra 33 e 35 mila euro, l’aumento del 5,8 per cento farebbe scavalcare i 35 mila euro di stipendio, facendo perdere il 6 per cento di decontribuzione. Di fatto l’aumento di stipendio sarebbe “annullato” da questo meccanismo. Il governo sarebbe già al lavoro per trovare una soluzione.

Le assunzioni per i giovani

Intanto ieri il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha firmato il decreto attuativo che stabilisce i criteri e le procedure per il reclutamento di giovani laureati. «Un ulteriore strumento per rafforzare i nostri uffici - commenta il ministro -, dotando gli enti centrali e territoriali delle competenze necessarie ad affrontare, anche in ottica di Pnrr, le sfide del presente e del futuro». Con questi nuovi contratti l’intenzione è di coprire fino al 10% dei posti nel 2024. Tra i principali criteri di valutazione anche l’età, che non può essere superiore ai 24 anni, il voto di laurea, la regolarità del percorso di studi.

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