«Zes Campania, modello per attrarre investimenti»

Il primo studio sulle Zes realizzato da The European House Ambrosetti

Gli ex lavoratori Whirlpool firmano il nuovo contratto di assunzione
Gli ex lavoratori Whirlpool firmano il nuovo contratto di assunzione
di Nando Santonastaso
Giovedì 9 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 10 Novembre, 07:15
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Se tutte le Zes del Mezzogiorno performassero come la Zona Economia Speciale della Campania «sarebbero complessivamente in grado di attivare, in via diretta, indiretta o indotta, circa 83 miliardi di euro, pari al 23% del Valore Aggiunto complessivo del Sud Italia». Il dato che emerge dal primo studio realizzato sulle Zes da The European House Ambrosetti, presentato ieri a Roma e incentrato su Campania e Calabria, non è solo la conferma dell'ottimo lavoro svolto dal Commissario straordinario di governo Giosy Romano e dal suo staff (in un anno via libera a 900 milioni di investimenti con l'autorizzazione unica, per un'occupazione aggiuntiva di 3.695 unità, ai quali vanno aggiunti 1,1 miliardi di euro con lo strumento del credito d'imposta). Lavoro, peraltro, ancora in pieno svolgimento (è in arrivo la 74esima autorizzazione, annuncia lo stesso Romano, e sono in via di definizione ben 37 conferenze dei servizi per altrettante richieste di investimenti) mentre al Senato si sta per calendarizzare l'approvazione definitiva del Decreto Sud già votato alla Camera che prevede la Zes unica per tutto il Mezzogiorno.

L'analisi di Ambrosetti è soprattutto la migliore dimostrazione di quanto possa far bene alle regioni meridionali l'utilizzo di questo strumento, che fa della sburocratizzazione (con lo sportello unico digitale) e del credito d'imposta i suoi pilastri. Per restare alla Campania, di gran lunga la regione che ha saputo sfruttare meglio questa opportunità, lo studio calcola che gli investimenti attratti dalla Zes attiveranno 23 miliardi di euro in termini di Valore Aggiunto e oltre 20.000 posti di lavoro. La Calabria è più indietro (l'impiego di fondi e investimenti sfiora i 20 milioni di euro per 11 autorizzazioni) ma come sottolinea il governatore Roberto Occhiuto «l'esperienza della Zes risponde ad una visione di politica industriale che va sostenuta e che anche cona la Zes unica dovrà riguardare da vicino la logistica e la portualità delle regioni meridionali».

Che del resto erano i capisaldi della legge istitutiva dell'ormai lontano 2017. 

Insomma, la strada è tracciata ma c'è bisogno di scelte della politica che, anche secondo Ambrosetti, rafforzino la credibilità operativa della svolta voluta e difesa con determinazione in ogni circostanza dal ministro degli Affari europei, del Sud, del Pnrr e delle Politiche di coesione Raffaele Fitto. Due in particolare le proposte emerse dallo studio, illustrato da Cetti Lauteta, responsabile di Scenario Sud di Ambrosetti: la futura governance «dovrà mantenere un approccio radicato al territorio, fungendo da cabina di regia per identificare una strategia di sviluppo armonica in tutto il Sud» (è quanto accade ad esempio nelle Zes della Polonia, il Paese europeo che ne ha di più, dove il primo impatto per gli investitori è rappresentato da strutture locali). E poi propendere per un modello di Zes miste  (come accade a Tangeri o in Irlanda, altri due esempi di affidabilità internazionale delle zone franche), superando l'attuale impostazione generalista dell'Italia. Ciò vuol dire «destinare alcune aree delle regioni meridionali allo sviluppo di filiere a maggior potenziale industriale/manufatturiero, promuovendo la creazione di cluster e l'insediamento di aziende riconducibili ad alcuni settori e ambiti ad alto potenziale di crescita».

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Sono idee e spunti di riflessione che il sistema delle imprese è pronto a discutere con il governo e ovviamente con Fitto perché, ricorda il vicepresidente di Confindustria Vito Grassi, «la strategia che ha portato alla nascita delle Zes è nazionale, non locale». E di quella strategia fanno parte anche i progetti di sviluppo del sistema dei porti (non a caso per quelli del Nord ci sono già le Zls, le Zone logistiche speciali, omologhe quasi in tutto delle Zes). Ma è l'esperienza maturata sul campo, sostenuta anche dal credito bancario (lo sottolineano Anna Roscio di Intesa Sanpaolo e Luisella Altare di Unicredit) a dare il senso dell'importanza assoluta delle Zes per la politica industriale del Sud. Felice Granisso, patron di Tea Tek, ricorda con quanto coraggio abbia affrontato l'operazione di acquisizione dell'ex Whirlpool di Napoli e quanto gliene occorrerà anche in futuro per realizzare il piano industriale che ha appena accolto i 312 lavoratori di via Argine. E Barbara Del Sala spiega che solo grazie alla Zes Calabra la sua azienda, l'ex Nuovo Pignone oggi la multinazionale dell'energia Baker Hughes, sia tornata a investire a Vibo Valentia: nel 2006 il sito era stato messo fuori uso da un'alluvione, oggi viene rilanciato con la costruzione di ben 5 nuovi stabilimenti. E relativi occupati. 

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