Fringe benefit, perché dal 2024 sono più generosi: la guida su quali sono (dentro anche bollette, affitto e mutuo)

di Giacomo Andreoli
Lunedì 26 Febbraio 2024, 18:17 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 06:29 | 2 Minuti di Lettura

L'aiuto su mutuo e affitto

La novità più importante del 2024 è appunto quella dei rimborsi per coprire le spese relative alla casa, tra le quali il contratto di locazione o gli interessi sui mutui per la prima casa. Si tratta però di una misura sperimentale. Per gli affitti, almeno al momento, ci sono dubbi in relazione alle voci di spesa che possono essere considerati come fringe benefit. Non è ancora chiaro quali voci vi possono rientrare tra:

  • imposta di registro;
  • imposta di bollo;
  • Tari;
  • spese condominiali.

Spetterà all’Agenzia delle Entrate e ai ministeri competenti fornire indicazioni complete e precise sui costi che potranno essere coperte dai fringe benefit senza tasse. Discorso diverso, invece, è quello che riguarda i mutui. Ora è in vigore una norma del Testo unico delle imposte sui redditi, che ha stabilito che a concorrere alla somma da considerare come fringe benefit è la metà della differenza tra gli interessi che sono calcolati con il tasso ufficiale di riferimento della Bce e quelli che vengono invece calcolati attraverso i tassi agevolati dipendenti.

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Quali aziende concedono i fringe benefit?

Secondo il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, la platea dei lavoratori che sono coinvolti è circa del 17% dei dipendenti, cioè circa 3 milioni di persone su 18 milioni totali. Stime più realistiche parlano di circa 2,5 milioni di dipendenti privati e qualche migliaio nel settore pubblico. Tutto ciò a discrezione, in ogni caso, dei vertici delle aziende pubbliche e private e secondo accordi integrativi dei contratti nazionali.

Attualmente, infatti, hanno inseriti i fringe benefit direttamente nel loro Ccnl solo i metalmeccanici. Si tratta di 1,5 milioni di persone. Per le aziende che già hanno le piattaforme web necessarie a fare domanda sarebbe relativamente facile alzare la soglia di aiuto al lavoratore, anche se comunque i soldi non verrebbero rimborsati dallo Stato e quindi alcune società potrebbero decidere di non farlo.

I sindacati, poi, segnalano che i lavoratori preferirebbero di gran lunga aumenti stabili di contratto, anche tramite il taglio del cuneo fiscale al 100%. Nelle grandi società, come la pubblica Rfi, si possono poi "spostare" i soldi dei premi di produttività dalla busta paga per usarli come fringe benefit o per i servizi aggiuntivi che l'azienda concede ai dipendenti. In questo modo alcune aziende si potrebbero avvicinare alle nuove soglie esentasse. Per le società non hanno queste piattaforme, è difficile che ci saranno novità. Si tratta delle piccole e medie imprese e del settore pubblico.

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