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Il passaggio di mano della casa britannica è stato chiuso a quota 70 milioni di sterline (circa 81 milioni di euro), scrive il quotidiano Independent. Vale a dire 30 milioni in meno di quanto aveva speso nel 2015 per assumerne il controllo la società cinese C. Banner International che ora trasferisce il 100% delle azioni alla Reliance Brands Limited di Ambani con sede a Mumbai.
Ambani è capofila, in termini di patrimonio personale, fra i numerosi magnati dell'oligarchia economica indiana che hanno fatto di Londra e del Regno Unito un terreno di acquisizioni. La sua fortuna è stimata in 38 miliardi di euro e il suo stile di vita è sfarzoso: vive con la famiglia a Mumbai in una della case più care al mondo, un grattacielo di 27 piani per la cui costruzione pare sia stato speso 1 miliardo di dollari, e frequenta i Clinton, il principe Carlo, le star di Bollywood.
LA PIÙ ANTICA AL MONDO Al di là del colore, resta tuttavia la notizia. Poiché Hamleys non è una cosa qualunque. Fondata nel 1760, si vanta di essere la più antica casa di giocattoli al mondo e attualmente conta 167 negozi in 18 Paesi. Un brand importante, al cui centro vi è il ciclopico flagship store di Regent Street, inaugurato nel 1881, che continua a essere un'attrazione di Londra e un eden per bambini con sue le decine di migliaia di giochi esposti su 7 piani; ma che da anni naviga in cattive acque malgrado i capitali stranieri e i ripetuti tentativi di rilancio.
Acquistata nel 2003 dal gruppo islandese Baugur, poi travolto dal crack finanziario globale del 2008, quindi da una banca e successivamente da una holding francese, ha continuato a boccheggiare negli ultimi 4 anni anche sotto la proprietà cinese di C.Banner - società con sede a Hong Kong specializzata nella grande distribuzione di scarpe e abbigliamento che in Gran Bretagna aveva già acquistato i celebri magazzini di House of Fraser - fino ad arrivare ad accumulare nel 2018 perdite annue pari a 9,2 milioni di sterline.
I PRECEDENTI Ora l'arrivo di Ambani, impostosi nella corsa finale su Mike Ashley, rampante boss inglese della rete commerciale di articoli sportivi Sports Direct, potrebbe significare la salvezza.
Ma il condizionale è d'obbligo, come dimostra l'odissea del decennio trascorso. Anni segnati del resto da chiusure parziali o totali nel Regno Unito di marchi famosi e meno famosi, nobili e meno nobili. La lista è lunga: da Marks and Spencer (che ha liquidato in breve tempo 100 supermercati) al campione del super discount Poundworld; dal caso di House of Fraser a quello recentissimo di Debenhams (vestiti e mobilio di design) fondato nel 1773. Mentre è giusto di oggi l'annuncio dell'amministrazione controllata, con 1800 posti di lavoro a rischio, per l'indebitata Select: network di boutique femminili giovanili finora in mano turca. Un'epidemia su cui negli ultimi mesi hanno pesato - come fattori contingenti - anche le incognite della Brexit e le paure del terrorismo. Ma che affonda strutturalmente le sue radici in anni ed anni di esplosione dei costi d'esercizio e nella concorrenza sempre più spietata delle vendite online.