Funeral planner, Lisa Martignetti ha fatto della morte un lavoro: «Bigliettini d'invito, black list e un rifresco: le idee per l'ultimo saluto»

È conosciuta come "la ragazza dei cimiteri", veste sempre di nero e ha 23mila follower su Instagram

Lisa Martignetti, la funeral planner che ha fatto della morte un lavoro: «Aiuto le persone ad affrontarlà con positività»
Lisa Martignetti, la funeral planner che ha fatto della morte un lavoro: «Aiuto le persone ad affrontarlà con positività»
Mercoledì 4 Ottobre 2023, 12:00
3 Minuti di Lettura

Dopo la wedding planner, ormai obbligatoria se si sogna un matrimonio perfetto, arriva anche la funeral planner. In Italia, Lisa Martignetti è un punto di riferimento nel settore. La prima (forse l'unica) a occuparsi di organizzare i funerali «così da aiutare famiglie e imprese funebri ad affrontare la morte positivamente». È conosciuta come la ragazza dei cimiteri, veste sempre di nero e ha 23mila follower su Instagram.

Lisa Martignetti ha iniziato il suo progetto insieme al papà, deceduto per una malattia. Mentre si è occupata del suo lungo addio, si è resa conto di voler aiutare anche altre famiglie che stanno affrontando l'esperienza della morte. L'idea è quella di accompagnare «le persone ad una scelta consapevole e con lo scopo di non lasciare ai parenti l'incombenza di un funerale da organizzare all'ultimo minuto». Lisa affronta la morte, che lei chiama la grande Signora, in maniera innovativa. Prova ad accompagnare le famiglie nel lutto, occupandosi di tutto quello che spetterebbe a chi sta affrontando una perdita dolorosa. Di certo, in Italia non è un lavoro usuale. 

«Con il tempo ho coltivato questo grande amore per il cimitero, perché è un luogo di riparo, di sicurezza, di studio, di post produzione delle mie fotografie, di amore e di lettura - ha raccontato in un'intervista - È un luogo che per molti è un luogo di morte, ma al suo interno regna la vita.

Qui trovi tutto, la vita e la morte, trovi la gioia, che vedo per esempio in mia figlia quando saltella tra i vialetti, perché per i bambini diventa un luogo da scoprire, e poi certo, c’è il dolore, ovviamente». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA