Caivano, bimbe in aula e nuovo interrogatorio: «Il film della violenza»

Fissate le date per l’incidente probatorio, le cuginette ascoltate in modalità protetta

Il parco Verde di Caivano teatro dello stupro di gruppo su due ragazzine appena adolescenti
Il parco Verde di Caivano teatro dello stupro di gruppo su due ragazzine appena adolescenti
Maria Chiara Aulisiodi Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 23:43 - Ultimo agg. 12 Gennaio, 07:27
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Le date sono state fissate: 19 e 22 gennaio. In modalità protetta saranno ascoltate le due cuginette abusate a Caivano la scorsa estate. Otto gli indagati - come si ricorderà - sei minorenni e due maggiorenni accusati degli stupri nei confronti delle ragazzine. Alle audizioni saranno presenti per la Procura per i minorenni di Napoli il sostituto procuratore Claudia De Luca e il gip Umberto Lucarelli mentre per la Procura di Napoli Nord, che si sta invece occupando dei due maggiorenni, i sostituti procuratori Sabrina Navarro e Maria Carmen Quaranta, e il gip Fabrizio Forte. 

La storia è fin troppo nota. Le due bimbe furono violentate più volte da una banda di ragazzini in una zona abbandonata a pochi metri dal degrado del parco Verde: più di seimila abitanti, nessun servizio, dodici piazze di spaccio, assistenti sociali in numero del tutto insufficiente e i bambini che giocano cercando di scansare le siringhe usate dai tossicodipendenti. Furono abusate senza pietà da un branco di adolescenti, tutti minorenni tranne due. «Siamo certi che l’audizione avverrà nel clima più sereno possibile - dichiara l’avvocato Clara Niola, legale dei genitori di una delle due bimbe - a garanzia sia della genuinità del ricordo, dell’acquisizione della prova e, soprattutto, della serenità delle minori, per evitare il rischio di vittimizzazione secondaria».

Le due cuginette attualmente vivono in una casa famiglia nell’hinterland napoletano dove - su indicazione dei servizi sociali - furono trasferite nei giorni successivi alla denuncia dello stupro. Una decisione presa a stretto giro nel ricordo di una vicenda ancora più drammatica, quella di Fortuna Loffredo, la bambina di sei anni violentata in un appartamento nel parco Verde di Caivano e poi buttata giù dall’ottavo piano dal suo stesso aguzzino. Era il 24 giugno del 2014 quando la piccola morì dopo un volo di dieci metri nel silenzio di un intero quartiere complice e omertoso fino all’ultimo. L’anno prima era volato giù il fratellino di una sua amica, Antonio Giglio, tre anni appena e una vita già segnata dall’inferno. 

Le indagini scattarono subito dopo la denuncia delle famiglie delle due ragazzine ai carabinieri della compagnia di Caivano.

Grazie al racconto delle vittime gli investigatori giunsero alla scoperta degli stupri filmati dagli autori e fatti circolare su chissà quanti cellulari, e di tutte le altre violenze fisiche e psicologiche alle quali vennero sottoposte le due bambine almeno per un paio di mesi. E furono proprio le analisi dei telefonini degli indagati a fornire i riscontri che portarono alle misure cautelari messe a segno dalle due procure.  

La prima a raccogliere lo sfogo delle piccole vittime fu un giovanissimo maresciallo dei carabinieri, Francesca Boni, 23 anni, romana. Con dolcezza, cura e pazienza “interrogò” le due ragazzine ancora sotto choc, messe a dura prova dalle tante violenze subite e senza alcuna voglia di raccontare l’inferno dal quale uscivano. Il colloquio si svolse in caserma, nella “camera rosa”, mentre i genitori ultimavano le pratiche per la denuncia. «Era una situazione complicata, - raccontò il maresciallo - c’era molto nervosismo tra le due famiglie. A un certo punto però mi resi conto che le bambine mi seguivano con lo sguardo, colsi l’attimo e mi avvicinai. Un po’ alla volta, con naturalezza, ci ritrovammo in quella camera a chiacchierare mangiando cioccolatini». In realtà il nome ufficiale della “camera rosa” è una “stanza tutta per sé” e fa parte di una iniziativa dell’Arma per incoraggiare le vittime di violenza a rivolgersi alle forze dell’ordine. 

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Torniamo all’incidente probatorio con l’obiettivo di acquisire altre prove durante la fase delle indagini preliminari. Un passaggio che l’avvocato Angelo Pisani - che segue la vicenda da quando la madre di una delle due ragazzine ha scelto di affidarsi a lui per la tutela legale - aspettava: «Finalmente siamo arrivati all’incidente probatorio per chiarire le responsabilità nell’interessa e per la tutela dei diritti dei minori. - dichiara l’avvocato napoletano - Speriamo che ora gli stessi minori possano, quanto prima, avere contatti, o incontri protetti, con i genitori». E poi aggiunge: «Non vorrei che lo Stato si fosse dimenticato di curare, assistere e mettere in salvo anche la famiglia della piccola vittima di Caivano. Sono convinto - conclude - che i giudici prenderanno le giuste decisioni solo ed esclusivamente nell’interesse dei minori che hanno un gran bisogno di continuare a credere nei loro affetti, su tutti quello dei genitori».

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