Stupro al parco Verde di Caivano, la 12enne costretta a girare video hard

Indagati due maggiorenni e otto minori: il padre di uno dei ragazzi ha visto le immagini sui cellulari

Il parco Verde di Caivano
Il parco Verde di Caivano
di Marco Di Caterino
Lunedì 28 Agosto 2023, 23:01 - Ultimo agg. 30 Agosto, 07:01
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Lo stupro di gruppo di Caivano è un buco nero di densa melma di orrore e degrado, che ingoia le vite delle vittime, degli stupratori e dell’intero quartiere. Da questo pozzo senza fondo deflagra la notizia di un giro di video, tra i quali alcuni girati da una delle ragazzine che si è ripresa mentre si lasciava andare ad atti di autoerotismo. I video, una decina, sono stati visti dal genitore di uno dei minorenni indagati, pochi istanti prima che scattasse il sequestro del cellulare. Nessuna conferma, nessuno commento dagli inquirenti. Se la circostanza venisse accertata, bisognerà capire se quanto ripreso con il cellulare dalla ragazzina è stato indotto da minacce; è anche possibile che abbia obbedito agli aguzzini in cambio di pochi spicci, magari una ricarica per il telefonino. Ma in ogni caso, ed è bene sottolinearlo con chiarezza, la ragazzina - che compirà 13 anni il prossimo mese - è stata ancora una volta vittima inconsapevole del branco.

Come era chiaro dall’inizio di questa orribile storia, la svolta nelle indagini non potrà che avvenire dopo gli accertamenti tecnici sui dieci cellulari sequestrati agli indagati, otto minorenni e due maggiorenni di 18 e 19 anni, tutti ancora a piede libero. Un verifica dalla quale sia la procura di Napoli Nord che quella dei Minori di Napoli potranno determinare al di là di ogni ragionevole dubbio - in questo aiutati da un altro video che, a quanto trapela, ritrae tutti e dieci mentre sono in “azione” - il ruolo svolto da ogni singolo sospettato nella serie di stupri, due quali sono avvenuti nell’ex centro sportivo “Delphinia” e altri - incredibilmente - nella villa comunale di Caivano, intitolata ai giudici Falcone e Borsellino, e ubicata a poche decine di metri dalla sede della polizia municipale. Stupri avvenuti al calar della sera, in una zona meno frequentata, ma comunque a poca distanza da bambini e famigliole. 

Intanto nel Parco Verde la tensione tra i residenti ha superato il livello di guardia. Ieri pomeriggio una troupe della Rai e i giornalisti di Mattino e Repubblica sono stati pesantemente minacciati, mentre sostavano presso la sede dell’associazione “Un’infanzia da vivere”, fondata da Bruno Mazza. L’aggressore, un cinquantenne, immediatamente identificato dai carabinieri della compagnia di Caivano diretta dal capitano Antonio Maria Cavallo, si è materializzato a bordo di una Fiat Punto. Affiancando i giornalisti, con voce alterata ha gridato: «Vi conosco a uno a uno, e ho i numeri di targa delle vostre auto. Ve ne dovete andare subito, perché mi avete ucciso la vita», prima di ripartire con una sgommata. In pochi minuti, grazie alle pattuglie in borghese coordinate dal tenente Antonio La Motta, l’uomo è stato identificato, fermato e condotto in caserma, e lì denunciato in stato di libertà.

 

Tensione anche nel complesso di edilizia popolare Iacp, dove abitavano le due ragazzine, ora ospitate in una struttura protetta su disposizione del tribunale dei Minori di Napoli, e dove abitava anche la piccola Fortuna Loffredo, abusata e morta il 24 giugno del 2014 dopo essere scaraventata nel vuoto da Raimondo Caputo, condannato all’ergastolo per il delitto, un orco che abusava di Fortuna e anche delle tre figlie dell’allora convivente, Marianna Fabozzi, a sua volta in carcere con una condanna di dieci anni per non averle impedite. La stessa donna era la mamma di Antonio Giglio, il bimbo di tre anni che il 27 aprile del 2013 morì dopo essere precipitato nel vuoto cadendo da una finestra di casa dello stesso isolato.

Giovedì prossimo tutte le mamme che abitano nel rione manifesteranno sotto gli uffici degli assistenti sociali del Comune di Caivano, colpevoli a loro dire, di essersi completamente disinteressati dalle complicate situazioni familiari delle due cugine. «Non ci stiamo a passare come persone che hanno girato la testa da un’altra parte – dicono con toni accesi alcune donne – siamo mamme e quando si tratta di bambini nessuna di noi fa i conti con omertà e silenzi. Saremmo anche noi colpevoli. Abbiamo segnalato più volte le difficoltà delle famiglie delle due bambine. Ma nessuno è intervenuto. Questa è una grave colpa». 

Video

E sul cielo del Parco Verde si addensano ancora giorni difficili. La presenza di giornalisti, la pressione investigativa ventiquattro ore su ventiquattro dei carabinieri, le annunciate visite della presidente del consiglio Giorgia Meloni, e della presidente della commissione parlamentare antimafia Colosimo e non per ultimo l’invito a Papa Francesco da parte del vescovo di Aversa Angelo Spinillo hanno di fatto bloccato l’intero sistema dello spaccio, con incassi a zero. E senza soldi, la camorra precipita in crisi profondissime, capaci di destabilizzare l’asset dei clan vincenti, subito attaccati da chi vuole impadronirsi dell’affare milionario della piazza di spaccio più grande d’Europa. 

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