Somma Vesuviana, la figlia di Fausto Coppi sulle orme del papà con la bicicletta di Giuseppe

La visita della figlia del campionissimo: qui c'è ancora tanto affetto per mio padre

Angelo D'Avino con Marina Coppi davanti alla targa dedicata a Fausto
Angelo D'Avino con Marina Coppi davanti alla targa dedicata a Fausto
Giovedì 11 Aprile 2024, 17:30
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Quando Gino Palumbo pubblicò un appello perché Fausto Coppi potesse avere una bicicletta con cui riprendere ad allenarsi, da Somma Vesuviana fu un falegname, Giuseppe D'Avino, rispose donando la propria. Era il 1945 e il campionissimo si trovava a Caserta. Tra i due nacque un'amicizia che entra di diritto a far parte dell'epica del grande ciclismo. E ora, nel centro vesuviano, una targa in piazza Vittorio Emanuele celebra quel legame fatto di uova fresce e biciclette.

Un legame sancito ieri dalla visita della figlia di Coppi, Marina. 

«È stato un piacere essere a Somma Vesuviana, perché il fatto che ancora oggi si ricordi il mio papà che in queste zone venne quando era ragazzo, mi fa tanta tenerezza ed inoltre sono davvero felice che venga ricordato ancora con tanto affetto», dice Marina Coppi che è stata accompagnata in un tour alle pendici del monte Somma. 

«Una pagina storica per Somma Vesuviana. La presenza di Marina prosegue un ragionamento iniziato con Angelo D’Avino - spiega il sindaco Salvatore Di Sarno -  al fine di ricordare la persona di Fausto Coppi.

Coppi venne a Somma Vesuviana negli anni ’40. Anche noi siamo parte della storia».  

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Quella storia di amicizia e di sport è Angelo D'Avino, figlio di Giuseppe, a raccontarla: «Sono passati tanti anni da quei giorni del lontano 1945, quando nostro padre Giuseppe donò la bicicletta a Fausto Coppi. Da allora nacque una grande amicizia e il 2 Gennaio del 1960, papà pianse tanto sul balcone di casa, nei vicoli del Casamale, alla notizia della scomparsa di Fausto. Il grande campione amava i vicoli del Borgo Antico di Somma Vesuviana, ai piedi del Monte Somma. All’epoca non era conosciutissimo, anche se nel 1940 aveva già vinto il suo primo Giro D’Italia. Poi arrivò la guerra e Coppi venne catturato dagli inglesi in Tunisia poi trasferito a Caserta. Un grande cronista sportivo, Gino Palumbo, riusci’ a scovarlo e pubblicò un appello affinchè il futuro campionissimo che dopo avrebbe vinto tutto divenendo leggenda del Ciclismo Mondiale. L’appello fu lanciato per dare la possibilità a Fausto Coppi di riprendere e continuare ad allenarsi.  Il mio papà, Giuseppe D’Avino, era un falegname di anni 30, ma molto appassionato di ciclismo. In quel periodo anche gli stessi contadini si spostavano in bicicletta e queste bici le prendevano a noleggio dal mio papà. Mio padre decise di montare in sella a una Legnano per consegnarla ai custodi britannici che avevano il compito di vegliare  il prigioniero Fausto Coppi. Non fu un gesto di poco conto. Il mio papà donava una Legnano in un’Italia che mandava nelle sale cinematografiche un film come Ladri di biciclette. Papà riusci’ nel suo intento e gli fu data la possibilità di incontrare Fausto Coppi.  L’episodio è incluso da Gianni Brera nella sua biografia coppiana, e lo ricorda, tra gli altri, il volume di William Fotheringham uscito di recente in Italia per il cinquantennale della morte del leggendario campione (edizioni Piemme). Fausto da quel giorno, ogni mattina, raggiungeva mio papà a Somma Vesuviana, nei vicoli del Casamale e andavano in bici insieme. Coppi partiva da Caserta, arrivava al Casamale e incontrava il mio papa ma anche mio fratello Franco. Ogni mattina amava bere tre uova fresche, mia nonna gli preparava la pasta fatta in casa. Papà Giuseppe e Fausto Coppi pranzavano insieme, andavano in bici insieme, poi ritornavano in bici a Caserta. Un giorno la futura star mondiale del ciclismo promise che avrebbe donato una sua bici al diciottesimo anno di mio fratello Franco ma purtroppo non fu possibile, Coppi morì di malaria prima di quella data.  Ma Coppi ritornava a Somma Vesuviana, dal mio papà, tutte le volte che veniva in Campania per il Giro D’Italia o anche perr partecipare ad altre corse come il Giro della Campania!».  

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