Gambizzato a Torre Annunziata davanti al bar: in carcere i rampolli del clan

Cinque arresti per il ferimento di un pregiudicato, l'agguato dopo la lite per un telefonino

Gambizzato davanti al bar in carcere i rampolli del clan
Gambizzato davanti al bar in carcere i rampolli del clan
di Dario Sautto
Mercoledì 14 Febbraio 2024, 07:30 - Ultimo agg. 11:00
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Gambizzato tre mesi fa di domenica mattina: fermati cinque rampolli del clan Gallo-Cavalieri. Il blitz degli agenti del commissariato di polizia di Torre Annunziata, guidati dal dirigente Antonio Galante, è scattato all'alba di ieri ed è stato necessario anche il supporto di un elicottero per evitare la fuga di uno degli indagati. In cinque devono difendersi dalle pesanti accuse di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso e porto illegale di arma da fuoco, contenute in un decreto di fermo d'indiziato di delitto, emesso d'urgenza dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli (procuratore Nicola Gratteri, aggiunto Sergio Ferrigno, sostituto Valentina Sincero) al termine di indagini condotte dalla squadra investigativa del commissariato di Torre Annunziata.

In carcere sono fniti Luigi Guida, 26 anni, Francesco Langella, 27, Antonio Veropalumbo, 20, Alessio Amarante, 26, e Francesco Cherillo, 20. Guida è figlio di «Nicola 'o spagnuolo», elemento di spicco del clan Gallo-Cavalieri, come Francesco Cherillo, figlio di Natale.

Tutti hanno frequentazioni con giovani del «quarto sistema», il nuovo clan del Penniniello. Secondo l'accusa, i cinque avrebbero partecipato all'organizzazione dell'agguato ai danni di Luigi Mancini, 42enne pregiudicato del Parco Penniniello di Torre Annunziata, ritenuto vicino agli ambienti della criminalità organizzata del suo quartiere, ma non affiliato a nessun clan.

Mancini fu raggiunto alle ore 13 dello scorso 12 novembre da un uomo armato mentre si trovava non lontano dal bar «L'Angolo del Caffè» in largo Fontana, incrocio con il corso Vittorio Emanuele III, pieno centro di Torre Annunziata e «confine» del quartier generale del clan Gionta. L'agguato fu consumato all'incrocio tra via Fontana e via Magnolia, poche decine di metri dall'affollato bar. Contro Mancini furono esplosi almeno quattro colpi di pistola calibro 9x21. Uno di questi l'aveva raggiunto alla gamba, causandogli la frattura di tibia e perone.

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Il movente del raid di camorra sarebbe legato ad una lite tra Mancini e Langella, avvenuta il giorno prima dell'agguato. Una discussione per un telefonino, che avrebbe scatenato la vendetta da parte di Langella, soprannominato «'o cantante», che avrebbe preteso di incontrare Mancini quella domenica nei pressi del bar. Proprio grazie alle telecamere interne al locale, gli investigatori sono riusciti a ricostruire tutte le fasi preparatorie dell'agguato, con il passaggio della pistola e l'identificazione dei cinque giovani. Cherillo e Amarante avrebbero atteso la vittima, Veropalumbo avrebbe preso in custodia la pistola per poi consegnarla a Guida e Langella, che poi avrebbero raggiunto Mancini per il regolamento di conti. Il sequestro degli abiti utilizzati e le intercettazioni in ospedale hanno permesso agli investigatori di chiudere il cerchio.

Il decreto di fermo è stato eseguito ieri mattina e dovrà passare al vaglio dei giudici per la convalida. In attesa di potersi difendere durante l'interrogatorio, i cinque indagati sono stati trasferiti nel penitenziario di Secondigliano. Il blitz anticamorra è scattato a pochi giorni da due agguati di camorra consumati a Torre Annunziata e Boscoreale nel giro di tre giorni. Ad essere uccisi a colpi di pistola prima il 24enne Alfonso Fontana, pregiudicato legato alla camorra di Castellammare di Stabia, poi il 29enne Davide Fiorucci, pizzaiolo con precedenti, ucciso sotto casa al Piano Napoli dopo una serata di lavoro nel suo locale.

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