Torre Annunziata, 11 arresti: 250 euro ogni funerale, la «tariffa fissa» del racket

La maxi inchiesta contro il nuovo clan Gallo-Cavalieri

Nuova retata a Torre Annunziata
Nuova retata a Torre Annunziata
di Dario Sautto
Venerdì 23 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 24 Giugno, 17:20
4 Minuti di Lettura

Per ogni funerale in città, si paga anche una «tassa» da 250 euro riservata alla camorra. Un accordo arrivato dopo una serie di summit con i vertici dei Gallo-Cavalieri e dei Gionta, che avrebbero imposto un'estorsione uguale per tutte le ditte presenti a Torre Annunziata. C'è anche questo nella maxi inchiesta che ieri ha spinto la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli (procuratore Sergio Ferrigno, sostituto Valentina Sincero) ad emettere d'urgenza un decreto di fermo d'indiziato di delitto nei confronti di undici persone ritenute ai vertici del nuovo clan Gallo-Cavalieri. Associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, porto e detenzione di armi per la faida contro il Quarto Sistema sono solo alcune della accuse mosse a vario titolo dall'Antimafia nei confronti degli indagati, a chiusura di indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata, che sono riusciti a ricostruire anche gli ultimi scenari di camorra, fino al racket imposto a Natale 2022 e a Pasqua 2023 per assicurare il vitalizio in carcere ad una trentina di detenuti.

Un solo imprenditore ha deciso di confermare di essere vittima di estorsione, lui costretto a versare anche 10mila euro alla volta per gestire «senza problemi» alcuni servizi in città.

Tutti gli altri si sono trincerati dietro la solita omertà, nonostante le intercettazioni abbiano ricostruito in maniera precisa quali fossero le cifre sborsate da ogni vittima. Inoltre, nel corso delle indagini, i carabinieri hanno sequestrato alcuni pizzini e un vero e proprio libro mastro con i conti del clan, la cassa e l'elenco delle vittime taglieggiate con le cifre precise.

In carcere sono finiti su decreto di fermo dunque un provvedimento che dovrà passare al vaglio del gip anche gli attuali quattro uomini ritenuti alla guida del clan Gallo-Cavalieri, reggenti per parentele e discendenza. Si tratta di Raffaele Abbellito (ritenuto uno «storico» esattore del clan), Giuseppe Colonia (fratello del detenuto Giovanni «'o germanese»), Salvatore Gallo (figlio di Errico, ucciso in un agguato) e Gennaro Gallo Battipaglia (figlio del detenuto Vincenzo detto «quarantuno»). Accanto a loro, ci sarebbe una schiera di esattori, tra cui tre donne: Liberata Colonia (moglie del boss detenuto al 41-bis Francesco Gallo «nghè nghè»), Michelina Manzi (moglie dell'altro capoclan Pasquale Gallo «'o bellillo») e Lucia Gallo (moglie di Giovanni Colonia). Quest'ultima, avrebbe convocato un imprenditore nella sua abitazione per imporre il pizzo attraverso uno «sconto» per alcuni lavori, ricordando la sua appartenenza al clan di famiglia. 

Nel corso delle indagini, partite nel 2018 e attualizzate con estorsioni consumate fino al mese di aprile, è emerso un inquietante spaccato sul caro estinto, gestito dal clan Gallo-Cavalieri attraverso un'agenzia di pompe funebri creata dalla famiglia Gallo. Una concorrenza sleale che, inizialmente, non sarebbe stata gradita dai tanti competitor presenti a Torre Annunziata, che invece erano costretti da decenni a versare il doppio pizzo ai due clan egemoni: i Gionta e, appunto, i Gallo. Dopo una serie di riunioni, a gennaio 2020 sarebbe partita la «tariffa» uguale per tutti, secondo l'Antimafia. Su ogni funerale, le varie agenzie funebri avrebbero dovuto pagare 250 euro, cifra a fine mese divisa tra i due clan.

Video

Emissari dei Gionta e dei Gallo-Cavalieri, poi, avrebbero imposto il pizzo anche ad aziende di Pompei, Boscoreale e Torre del Greco, spesso presentandosi in tandem per rafforzare il «cartello» di camorra e l'alleanza che ormai va avanti da circa dieci anni. Un'alleanza rinsaldata dopo lo scoppio della faida contro il Quarto Sistema, il nuovo clan nato da una scissione interna ai Gallo e che ha la sua roccaforte nel rione Penniniello. Proprio i venti di faida hanno spinto l'Antimafia ad accelerare e fermare gli undici indagati, alcuni dei quali ritenuti tra i protagonisti degli ultimi raid di camorra in città: prima una stesa all'isolato 21 del rione Penniniello (con risposta dalla palazzina), poi l'omicidio di Raffaele Malvone (ucciso il 26 marzo e che avrebbe sparato nella precedente occasione) e ancora il raid contro Luigi Guarro. Nell'arsenale del clan, secondo gli investigatori, pistole, fucili, mitra, kalashnikov e un bazooka. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA