Sono bastati cinque giorni al consulente tecnico nominato dalla Procura di Torre Annunziata per chiudere tutte le procedure irripetibili a corso Umberto I, nella zona dove domenica scorsa si è verificato il crollo di una palazzina a tre piani nel quale sono rimaste ferite tre persone (la più grave una ragazza di 20 anni, estratta viva dalle macerie e operata più volta, ancora ricoverata all'ospedale del mare ma ritenuta fuori pericolo). Il professor Nicola Augenti, già incaricato di svolgere i sopralluoghi nell'area di Rampe Nunziante a Torre Annunziata dove nel luglio del 2017 il cedimento di uno stabile provocò la morte di otto persone, ha chiuso sabato pomeriggio tutte le attività ritenute necessarie per liberare la zona dalle macerie provocate dal crollo avvenuto nella zona a ridosso di vico Pizza, dando così la possibilità alla Procura di passare alla seconda fase delle indagini per provare a ricostruire le responsabilità di quanto accaduto. Nel registro degli indagati risultano iscritte 27 persone, tra funzionari pubblici e proprietari delle palazzine poste nell'edificio venuto in parte giù.
Già ieri sono dunque stati portati via i resti dello stabile collassato la mattina del 16 luglio: in buona parte le macerie sono state smaltite da una ditta specializzata incaricata dal Comune, per quelle che invece il consulente ha ritenuto fosse utile la conservazione, l'ente ha individuato un'area nella zona di viale Sardegna dove sistemarle, lasciate lì a disposizione di Augenti.
Resta invece invariata la situazione legata agli sfollati, oltre 120 persone che da quasi una settimana sono senza casa. Da domani i tecnici comunali, coadiuvati da esperti esterni individuati sempre dagli uffici pubblici, provvederanno a controllare tutte le palazzine non interessate dal sequestro disposto dalla Procura. L'obiettivo è assicurarsi che non vi siano rischi per la staticità degli stessi e, se ciò dovesse essere confermato, predisporre il progressivo rientro nelle loro abitazioni di parte degli sgomberati. A tale riguardo, il sindaco Luigi Mennella, insieme al dirigente Antonio Sarnello e al responsabile del procedimento Antonio Demasi, ha firmato un'ordinanza nella quale, confermando lo sgombero cautelativo, si evidenzia che «a tutela della pubblica e privata incolumità, si rende indispensabile far effettuare ulteriori ed approfonditi accertamenti tecnici nonché adeguati lavori finalizzati al ripristino delle condizioni di sicurezza dei luoghi interessati dai dissesti».