Miracolo di San Gennaro, Napoli in festa: «Il vero miracolo sarà quando il bene sovrasterà il male»

Risuonano al duomo le dolci melodie dei musicisti della Orchestra Scarlatti Young di Giogiò

Don Mimmo Battaglia tra i fedeli in festa
Don Mimmo Battaglia tra i fedeli in festa
di Alessio Liberini
Martedì 19 Settembre 2023, 17:03 - Ultimo agg. 20 Settembre, 07:26
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Faccia gialla non s'è fatto attendere. All’apertura della teca contenente le ampolle, il sangue era già sciolto ancor prima di arrivare sull’altare maggiore del Duomo di Napoli gremito da fedeli, curiosi e turisti.

Nel giorno in cui ricorre la celebrazione del santo patrono, anche questa volta a Napoli si è ripetuto il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro. L’annuncio dell’avvenuto “miracolo”, seguito dal tradizionale sventolio del fazzoletto bianco da parte dei membri della Deputazione, è stato dato dall’abate della cappella del tesoro, monsignor Vincenzo De Gregorio, già alle 10.03 tra gli applausi e la commozione dei tanti presenti dentro e fuori la Cattedrale. 

L’inspiegabile evento, celebrato tre volte l’anno (il 19 settembre, giorno della festa di San Gennaro, il sabato che precede la prima domenica di maggio, e il 16 dicembre), rappresenta un segno di buon auspicio per il futuro di Napoli e dei suoi abitanti che da sempre accompagnano con trepidante attesa il prodigio del martire. Quest’anno tra le tante autorità e volti noti presenti alla cerimonia è arrivato, un po’a sorpresa, anche Emanuele Filiberto di Savoia.

«Viva San Gennaro» è il grido spontaneo dei credenti che rimbomba lungo gli spazi del Duomo prima, durante e persino dopo la solenne celebrazione eucaristica, celebrata dal vescovo partenopeo don Mimmo Battaglia.

Per il prelato, lo scioglimento del sangue di San Gennaro va ben oltre il mito dell’oracolo da consultare rappresentando un inestimabile simbolo «di appartenenza ad una comunità, la bellezza delle radici profonde e sane del popolo partenopeo, un popolo che si rispecchia nel vetro delle ampolle, magari vedendo in esse il proprio sangue, mescolato ai tanti dolori e alle mai assopite e audaci speranze». 

 

Nel corso di una lunga e toccante omelia, il pastore della chiesa di Napoli mette da parte i tradizionalismi paragonando il sangue del martire Gennaro ad una fotografia della nostra società in cui troppo spesso «viene versato il sangue dei poveri con le ingiustizie».  Una «ferita sempre attuale» la definisce il vescovo confidando nel vero miracolo che si realizzerà solo nel giorno in cui «questo sangue sarà per sempre duro, compatto, coagulato! Si, credo che il vero miracolo avverrà quando la giustizia bacerà la pace, quando il bene sovrasterà il male per sempre».

«Impegniamoci insieme – prosegue don Mimmo, rivolgendo un monito agli adulti ed un invito a “resistere” ai giovani (costretti ad «accettare lavori che vanno oltre lo sfruttamento»), affinché si avveri il miracolo più grande: quello di poter vivere in «un paese in cui sia possibile per tutti sentirsi a casa, in cui nessun giovane sia ignorato e ogni talento sia valorizzato qui, in questa terra bella e ferita che più che mai oggi ha bisogno di bellezza e da cui troppo spesso i nostri giovani sono costretti a scappare, non trovando in essa la possibilità di esprimere in modo sano le proprie potenzialità, trovando troppi impedimenti alla costruzione del proprio futuro!».

Infine, il vescovo cita un estratto del brano «Aizamm' na mana» composto del maestro Enzo Avitabile con la collaborazione di Raiz: «Come scrive in una sua canzone un nostro concittadino “Alziamo la mano, facciamo sul serio, muoviamoci insieme, facciamo qualcosa se ci crediamo ancora. La voce di uomo, la mia voce, la voce del popolo è voce di Dio”». 

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Prima della conclusione della santa messa, sono invece le dolci melodie dei musicisti della Orchestra Scarlatti Young, di cui faceva parte il giovane Giovanbattista Cutolo ucciso senza una ragione lo scorso 31 agosto nel pieno centro cittadino, ad accompagnare il vescovo con le reliquie all’esterno del Duomo per la tradizionale benedizione alla città. Ed è con le loro note ed un sagrato stracolmo che si conclude la celebrazione religiosa, davanti ad un popolo che attende ancora «il suo miracolo del bene e dell’amore, della pace e della giustizia di cui la nostra città, il nostro paese, l’intera famiglia umana ha più che mai bisogno!».

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