Napoli, ambulatorio mobbing a rischio
chiusura: proteste dei pazienti

Napoli, ambulatorio mobbing a rischio chiusura: proteste dei pazienti
di Emanuela Sorrentino
Sabato 4 Marzo 2017, 13:33
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L’ambulatorio mobbing dell’Asl Napoli 1 potrebbe chiudere. La notizia arriva dai pazienti, molti dei quali si sono rivolti con lettere e telefonate ai responsabili della struttura per chiedere spiegazioni. L'ambulatorio (attivo da 15 anni) è guidato dal dirigente Paolo Pappone, psichiatra noto anche per le sue numerose collaborazioni con altri enti ed è coordinato da Olimpia Cimmino. La struttura offre prestazioni specializzate, in termini di valutazione, cura e prevenzione, in relazione alle patologie psichiche che possono insorgere per stress lavorativo, mobbing, e in generale da fattori di ordine psico-sociale.


Ma da qualche mese si rincorrono le voci di una prossima chiusura nell’ambito della riorganizzazione sanitaria. L’ambulatorio sovradistrettuale mobbing e disadattamento lavorativo accoglie pazienti non solo campani, ma spesso provenienti anche da altre regioni. Tante sono state le prese di posizione e le rassicurazioni da parte di alcuni vertici sanitari ma i pazienti non ci stanno: “Sentiamo spesso parlare di una possibile chiusura – spiega una giovane frequentatrice della struttura – e ci dispiace davvero tanto”.


È proprio lei a raccontarci la sua storia: “Era il 2010 ero in maternità ma  lavoravo già da 20 anni. Stimata dall’azienda avevo ricoperto ruoli di responsabilità ed il mio percorso  fino a quel momento  era  ricco di soddisfazioni  e successi professionali. In poco tempo l’avvento di un nuovo individuo nell’alta direzione locale, iniziò a diventare il mio incubo. Cambiarono le modalità di comunicazione, il rispetto e l’educazione erano ormai solo un lontano ricordo. Minacce ed offese erano all’ordine del giorno. Non perdevano occasione per mortificarmi e rendermi la vita impossibile umiliandomi costantemente dinnanzi a clienti e colleghi, con cambi di sede e di ruolo continui “.


Allo stremo delle forze la giovane mamma venne a sapere dell’esistenza di un centro antimobbing dell’Asl. “Mi recai subito in via Don Bosco dove una donna gentile ed educata mi spiegò come funzionava il centro. Il colloquio con lei era l’unico, dopo anni, paritario. Era come se finalmente avessi un interlocutore che comprendeva i miei dolori, i miei disagi e lo stato in cui ero ridotta. Sapere che forse questo centro rischia di chiudere è per me un grande dolore. Io sono riuscita a superare le mie insicurezze proprio lì, e con me tante e tante persone”. 
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