Il 2019 per l'antico acquedotto augusteo che ha dato il nome ad un intero quartiere sembrava essere l'anno della svolta. Dopo anni di degrado e abbandono, di furti di interi pezzi di laterizio da parte di sciacalli senza scrupoli, di crolli e micro-crolli causati dallo scorrere degli anni e dalle potenti vibrazioni causate da auto e furgoni in transito, l'annuncio dell'avvio dei lavori di restauro dell'acquedotto augusteo dei Ponti Rossi aveva dato una vera e propria scossa al territorio. A distanza di oltre quattro anni dall'annuncio in pompa magna del Comune di Napoli guidato all'ora dal sindaco de Magistris, non solo i lavori non sono mai partiti, ma la struttura di epoca romana continua a versare nell'antico degrado che ormai la caratterizza.
Mini discariche composte da pezzi di mobilio accatastati, parcheggi più o meno abusivi, una vera e propria giungla di erbacce che ne ha quasi completamente coperto il tratto superiore, deiezioni animali e mucchi di sacchetti abbandonati sono la testimonianza più evidente di come del destino di una struttura monumentale che potrebbe fare le fortune - almeno dal punto di vista turistico - di questa bistrattata zona della città, in fondo, non interessa niente a nessuno.
E così invece degli archeologi e dei restauratori all'opera per ridare dignità al monumento, sugli archi a contribuire a restituire una discutibile immagine d'insieme sono le bandiere del calcio Napoli mai rimosse nonostante il ricordo dei festeggiamenti per il terzo scudetto partenopeo siano ormai un ricordo. Un milione e ottocentomila euro, questa la cifra stanziata nel 2019 dalla Città Metropolitana, per lavori - il capitolato è ancora visibile sul sito ufficiale di Città Metropolitana - che dovevano concludersi entro la fine del 2024.
Il progetto prevedeva la pulizia totale del monumento dalle erbacce infestanti, il consolidamento degli archi e la realizzazione di una "passeggiata" pedonale sulla sommità dell'acquedotto. Passeggiata che avrebbe dovuto collegare aree del quartiere dove sono presenti altri resti archeologici e creare un circolo virtuoso, con la collaborazione tra pubblico e privato, per dare un "impulso" allo sviluppo del territorio. E invece, almeno fino ad oggi, l'unica passeggiata possibile è lo slalom tra pezzi di legno maleodoranti di urina, testiere di letto abbandonate chissà quando e scooter in sosta selvaggia.