Scudetto Napoli, chiese e monumenti imbrattati d'azzurro: «Basta, difendiamo la città»

L'ultimo episodio a Largo Parrocchiella, dove sono state imbrattate le grate di una chiesa storica

Il Vesuvio azzurro di cartapesta con tanto di scudetto realizzato dai tifosi ai quartieri Spagnoli
Il Vesuvio azzurro di cartapesta con tanto di scudetto realizzato dai tifosi ai quartieri Spagnoli
di Luigi Roano
Mercoledì 22 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 23 Marzo, 07:10
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«Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me» recita l'epitaffio del grande filosofo Kant, che in estremissima sintesi è un inno alla razionalità. Parafrasando l'epitaffio allora si potrebbe dire: il cielo azzurro sopra di me basta e avanza per fare di Napoli la città più azzurra d'Italia, senza la necessità di imbrattare monumenti, statue, fontane, scale, palazzi e chi più ne ha ne metta per celebrare la probabile vittoria del terzo scudetto del Napoli. L'allarme lo ha lanciato il sindaco Gaetano Manfredi quando ha visto le statue in Piazza Mercato dipinte di azzurro qualche giorno fa: «Dobbiamo rispettare la città. Sono d'accordissimo - dice - che ci sia gioia, festa, che ci siano degli striscioni, degli interventi creativi, si vedono delle cose molto belle che si stanno facendo, partendo dal basso, e di questo sono molto contento. Se poi si dipingono monumenti, edifici che poi restano e che devono essere rimessi a posto con risorse pubbliche penso che questo non sia giusto». E Manfredi non fa passi indietro: «L'ho detto e lo continuerò a dire ognuno agisce come pensa, ma ritengo che non sia una cosa corretta. Questa è una mia idea e penso di farlo nell'interesse della città». L'ex rettore governa una città il cui centro storico è sotto tutela dell'Unesco perché ritenuto tra i più belli del mondo. Motivo per il quale arrivano finanziamenti su di una corsia preferenziale. Si sta ragionando addirittura su come vincolarlo ancora di più per renderlo più impermeabile agli assalti dei vandali in servizio perenne. Un ragionamento - quello di Manfredi - che ha fatto breccia anche in altri sindaci, perché Napoli, la sua area metropolitana e l'intera Campania sono uno scrigno pieno zeppo di tesori d'arte. «È bello vedere le strade, i quartieri, le piazze dell'area metropolitana di Napoli con il passare dei giorni colorarsi di azzurro: bandiere che sventolano dai balconi, striscioni che uniscono idealmente i palazzi. Ma dipingere di azzurro saracinesche, muri, marciapiedi, dissuasori, panchine sono atti vandalici che non fanno bene ai territori ed anzi comporteranno solo aggravi per le casse degli Enti Locali». È il pensiero di Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano e vicepresidente nazionale dell'Anci. Appello al quale ha subito risposto sì anche il sindaco di Torre del Greco Giovanni Palomba che chiede comportamenti civili ai suoi concittadini. 

 

Insomma, il tema c'è e a Napoli gli esempi non mancano e di ieri - per esempio - l'imbrattamento delle grate di una chiesa storica a Largo Parrocchiella.

Piazzandoci di fronte una scultura che sembra essere il Vesuvio naturalmente di azzurro colorato. Poi le scale, come quelle ai gradoni di Chiaia. Le colonnine di piperno alternativamente dipinte di bianco e azzurro. La febbre da scudetto sta crescendo tanto che c'è un turismo collegato a quello che dovrebbe essere un vento di popolo e di piazze. I visitatori stanno prenotando per vivere la festa, ma poi in città ci vengono per ammirare il centro storico e i decumani frequentatissimi se cambiassero pelle e colore probabilmente non ci verrebbero più. E non avremmo più nemmeno il pienone nei musei economia che fa muovere sviluppo per tutto l'anno. Un'idea potrebbe essere quella di lanciare una sfida della creatività creare momenti unici attraverso striscioni, fotografie, coreografie che non sono indelebili come le vernici. La narrazione di questi giorni di chi vuole a tutti i costi una città tutta colorata di azzurro è che nel 1987 - l'anno del primo scudetto - non successe nulla. Nel senso che non ci furono episodi - si può aggiungere conosciuti - di imbrattamento e vandalizzazione dei monumenti. Però va detto che all'epoca Napoli i turisti quasi la scansavano, al massimo arrivavano al porto per andare nelle isole del Golfo o in costiera. Tuttavia, di quei giorni si ricordano le auto, quelle sì dipinte, i bassi aperti dove poter mangiare, ma soprattutto uno striscione. Quella notte, la più lunga delle notti partenopee, il 10 maggio 1987 fu affisso uno striscione davanti al cimitero che recitava così: «Non sapete cosa vi siete persi». Con la risposta il giorno dopo con un altro striscione che recitava: «E chi ve lo ha detto che ce lo siamo persi?». Creatività, ironia copiata dagli argentini che dopo il mondiale vinto l'anno scorso, nel cimitero di Lanus hanno affisso uno striscione con su scritto: «No sabe lo que perdieron» cioè non sapete cosa vi siete persi. 

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