Brand e affari di camorra, Tony Colombo si difende: «Ho fatto l'imprenditore»

L'interrogatorio di garanzia del cantante neomelodico

Tina Rispoli e Tony Colombo
Tina Rispoli e Tony Colombo
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 18 Ottobre 2023, 23:21 - Ultimo agg. 19 Ottobre, 18:19
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Non ci sta a passare per un socio del boss Vincenzo Di Lauro, uno che ha offerto il proprio spessore mediatico per coprire interessi della camorra. Anzi. Si difende e rilancia, Tony Colombo, neomelodico di successo nel corso del faccia a faccia con il giudice che lo ha fatto arrestare. Carcere di Secondigliano, dura circa un’ora l’interrogatorio di garanzia del cantante, finito in cella per concorso esterno in associazione camorristica, come presunta testa di ponte degli affari sporchi del capoclan. Contro Colombo ci sono le accuse di alcuni collaboratori di giustizia, che raccontano la sua genesi di artista all’ombra della camorra di Scampia e Secondigliano, ma anche alcune intercettazioni con Vincenzo Di Lauro, all’indomani della scarcerazione di quest’ultimo nel 2015. 

Conversazioni che ruotano, secondo l’accusa, attorno a una serie di affari presumibilmente in comune: la realizzazione di un deposito dove fabbricare sigarette di contrabbando (poi sequestrato dalla Finanza), la commercializzazione del marchio di abbigliamento Corleone e della bevanda energetica 9millimetri, ma anche presunti contatti per l’affitto di supermarket nei locali commerciali riconducibili alla moglie del cantante, Tina Rispoli. Accuse respinte da parte di Colombo. Assistito dal penalista Carmine Foreste, Tony Colombo si è definito imprenditore lontano dalla camorra, che ha sempre agito alla luce del sole: niente rapporti occulti con boss o prestanome - ha spiegato - ma attività legali finalizzati a differenziare i propri investimenti.

E le telefonate intercettate? E i dialoghi con Vincenzo Di Lauro? Niente affari in comune, nei dialoghi in cui il cantante chiede la restituzione di soldi - spiega - si fa riferimento a un assegno di 3500 euro, in relazione alla stampa su capi di abbigliamento. Nulla di più, avrebbe chiarito il boss. 

Inchieste condotte dai pm Maurizio De Marco e Lucio Giugliano, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Rosa Volpe, sono 27 gli arresti. Decisive le indagini condotte dai carabinieri del Ros del colonnello Andrea Manti e del comando provinciale di Napoli sotto la guida del generale Enrico Scandone, pentiti e intercettazioni al vaglio, in uno scenario che vede in cella anche Tina Rispoli, moglie del boss ucciso nel 2012 a Terracina, lo stesso Vincenzo Di Lauro (difeso dal penalista napoletano Antonio Abet), l’ex autista giudiziario Gennaro Rizzo (difeso dal penalista napoletano Giuseppe De Gregorio) e altri presunti esponenti della camorra di Secondigliano (difesi, tra gli altri dall’avvocato Carlo Ercolino). Ma torniamo alle accuse agli atti. Sono diversi i pentiti che riconducono la genesi della carriera di Tony Colombo ai prestiti di Gaetano Marino, ma anche di altri boss della camorra napoletana. 

Spiega il pentito Gianluca Giugliano: «Colombo chiese 80mla euro a Gaetano Marino, si fece prestare dei soldi per fare un disco nel 2010. Non c’era festa, battesimo, comunione o matrimonio in cui Tony Colombo non fosse presente a cantare». Stando ai conti del Ros, il debito contratto con il clan salì a 500mila euro. Nel 2012 la morte di Marino, la svolta sentimentale che lega Colombo alla vedova del boss, fino al matrimonio tra Tony e Tina che diventa materia da indagine ma anche da talk televisivo. Restiamo ai collaboratori di giustizia. Ad accusare Colombo, anche il pentito Gennaro Carra, ex boss di rione Traiano, che tratteggia in questo modo il cantante neomelodico: «Ho partecipato al matrimonio tra Tony Colombo e Tina Rispoli, un’occasione che non fu funzionale a consolidare alleanze criminali. Era una festa, all’esterno della quale era presente anche Salvatore Di Lauro (uno dei dieci figli di Paolo Di Lauro, ndr). Ho conosciuto Tony dal 2006, in occasione della comunione del figlio di Raffaele Ostinato. Era un bravo cantante, gli ho prestato 50miia euro per incidere un disco, uscito molto dopo, poi i soldi me li ha restituiti. Eravamo amici aveva il mio nome sulla scheda». 

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Sono diversi gli episodi che vengono raccontati, come il presunto pestaggio subito da Colombo per mano dei fratelli di Tina Rispoli, all’indomani della morte di Marino. Chiara la ricostruzione del pentito Salvatore Tamburrino, che fa riferimento ai dissapori nati all’interno della famiglia Rispoli, gestori della piazza di spaccio della Vela P. E non sono mancati momenti traumatici, come gli spari contro le vetrine della casa discografica di Colombo, da parte di rivali dei Rispoli che avevano individuato nel cantante un uomo vicino alla famiglia della ex vedova nera. Questa mattina tocca a Tina Rispoli provare a dimostrare la propria estraneità alle accuse, nel corso dell’interrogatorio di garanzia. 

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