Imprese in mano ai clan, «Campania maglia nera»

Imprese in mano ai clan, «Campania maglia nera»
di Gennaro Di Biase
Domenica 4 Aprile 2021, 10:30 - Ultimo agg. 5 Aprile, 09:25
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Crisi da Covid e infiltrazioni della malavita nelle imprese: secondo i numeri della Banca dati nazionale unica di documentazione antimafia (Bdna) del Ministero dell'Interno, la Campania è prima in Italia negli ultimi due anni per numero di interdittive (529) davanti alla Calabria e all'Emilia Romagna, e terza in classifica se si guarda alla crescita di segnalazioni di eventuali contatti tra imprese e criminalità nell'anno della pandemia, cresciute del 38,2 per cento rispetto al 2019 a livello nazionale, del 567% in Veneto, del 383% in Molise e del 273% appunto in Campania. In funzione di questa escalation, Maurizio Vallone, direttore della Direzione Investigativa Antimafia, attraverso la rivista online lavialibera.it, ha appena lanciato la proposta di «differenziare gli strumenti ed evitare l'utilizzo delle interdittive quando nei confronti di un'impresa vi è il solo sospetto di permeabilità». La crisi che ha messo in ginocchio imprese in salute fino a due anni fa, insomma, apre il dibattito su nuovi metodi di controllo. Non a caso, in città dal 7 aprile sarà disponibile uno sportello per le imprese in ginocchio. 

Secondo i dati della Bdna richiamati sulla rivista online già citata di Libera e Gruppo Abele, la Campania, con 529 tra comunicazioni e informazioni antimafia, guida la graduatoria nazionale dell'ultimo biennio, seguita da Calabria (454) ed Emilia Romagna (235) che nel 2020 ha superato la Sicilia (217).

Negli ultimi 5 anni i provvedimenti interdittivi sono quasi triplicati passando da 733 nel 2016 a 2.130 nel 2020 (calano invece Liguria con -69,5%, Sicilia con -29%, Basilicata con -20% e Lombardia con -37%). «Ci sono casi in cui i nostri Gruppi interforze istituiti presso le prefetture ha aggiunto Vallone a vialibera.it si trovano in difficoltà perché sanno che un'interdittiva basata sulla mera percezione di contiguità tra impresa e mafia non reggerebbe a un ricorso quasi automatico, e che può durare da dieci mesi a due anni, fermando o rallentando i lavori. Come giustificare davanti a un Tar un'interdittiva contro un'intera azienda per la presenza di parenti o contro una vittima di estorsione che lo Stato non è stato in grado di proteggere? Dobbiamo intervenire in maniera diversa, non possiamo permetterci di bloccare tutto nei tribunali perdendo così i fondi europei».

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Il Covid ha aperto ferite economiche colossali tra Napoli e dintorni. Per citare solo gli ultimi dati di Confesercenti, «sono già 2 i milioni di euro di fatturato persi dagli esercenti campani - spiega il presidente Vincenzo Schiavo - costretti alla chiusura in queste tre settimane di zona rossa pre-pasquale». La stessa Confesercenti, assieme alla Confederazione Imprese e Professioni, sarà al Plebiscito alle 10.30 del 7 aprile per manifestare la disperazione del commercio. «I dati sulle interdittive in regione confermano l'allarme lanciato dal Procuratore e da noi sottolineato - osserva Liliana Langella, presidente provinciale di Aicast Napoli - In questo periodo l'allerta deve essere sempre più forte e i controlli ancora più incisivi. Il pericolo dell'infiltrazione criminale nel tessuto economico sano è una delle peggiori piaghe di questa pandemia». Insomma, il rischio di infiltrazioni è praticamente già realtà: «Le attività di tanti commercianti per bene stanno sparendo, inghiottite da Covid e restrizioni commenta Carla Della Corte, presidente di Confcommercio Napoli Chi le sta sostituendo? Ci siamo attivati per creare uno sportello diretto per le imprese in difficoltà che non riescono ad accedere al credito bancario. Dall'8 aprile in poi si potrà chiamare in associazione e chiedere del reparto finanziamenti, se l'attività non ha protesti. Tanti stanno facendo ricorso a prestiti illeciti. Centinaia di commercianti onesti si stanno mettendo nelle mani di chi gli può fornire liquidità».

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