Nuove terme Castellammare, appello a De Luca: «La Regione acquisti i beni»

Nuove terme Castellammare, appello a De Luca: «La Regione acquisti i beni»
di Fiorangela d'Amora
Giovedì 28 Aprile 2022, 08:45 - Ultimo agg. 11:33
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Patrimonio termale in vendita, è iniziato il conto alla rovescia. Nell'udienza del 17 maggio prossimo, al tribunale di Torre Annunziata, si deciderà se accogliere la richiesta di concordato, presentata dalla Società Immobiliare Terme di Stabia (Sint) per evitare il fallimento. Albergo, complesso delle Nuove Terme, parco idropinico, centro congressi finiranno all'asta per sanare il monte debitorio della Sint pari a circa 13 milioni di euro. Tanto basta per un nuovo appello del Comitato Terme di Stabia, che dopo la lettera al Presidente della Repubblica si appella ora alla Regione. «Egregio presidente De Luca, ascolti la richiesta di una città in ginocchio - si legge nella missiva - il 17 maggio è la data per l'omologazione del concordato preventivo, occorre un suo intervento energico e forte. Non possiamo permettere che i beni strategici di una città vengano eventualmente svenduti».

L'intenzione dei cittadini che in questi mesi si sono dedicati alla battaglia per il termalismo è di chiedere alla Regione di acquistare i beni prima che finiscano nelle mani di un privato. Tra le strutture che presto potrebbero non essere più parte del patrimonio cittadino, c'è anche la storica Villa Ersilia che si trova all'interno del parco idropinico, altro polmone verde perduto. «Cosa fare di questi beni - si legge nella lettera -  riprendere con un centro termale riabilitativo, un campus universitario dedicato allo studio del restauro, delle nostre preziose acque, del settore agro alimentare. Oppure - trasferire tutto l'ospedale stabiese, gli spazi sono tantissimi e si potrebbero offrire servizi di altissima qualità. Questo libererebbe la città dal traffico, anche per la posizione strategica vicino all'uscita del raccordo di Gragnano».

Il complesso è chiuso dal 2015 dopo il fallimento di Terme di Stabia spa, ma porta in dote 9 dei 13 milioni di debito che oggi ha la Sint.

Sono gli stipendi e le spettanze arretrate che hanno chiesto 35 ex termali che dopo il fallimento di Terme si sono rivalsi anche su Sint. Due gradi di giudizio hanno dato ragione prima alla Sint, poi agli ex fisioterapisti che hanno aggravato il debito imponendo di fatto la vendita, tramite il tribunale, anche dei beni strumentali al termalismo (negli anni precedenti parte dei debiti erano stati ripagati vendendo beni non strumentali come ad esempio i parcheggi). In attesa che la Cassazione ponga fine a questa vicenda giudiziaria, il debito aumenta di circa 90 mila euro al mese (si attende la sentenza da due anni circa) per gli stipendi da pagare fino alla decisione del tribunale.

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«Il 17 maggio non sarà l'ecatombe del termalismo - spiega Vincenzo Sica, liquidatore e amministratore unico di Sint - se il giudice accetterà l'omologazione del concordato, come spero, ci vorrà il tempo tecnico per scrivere il decreto. Sono a conoscenza degli appelli fatti alla Regione, ma nutro seri dubbi che se la Regione interverrà lo farà acquistando i beni». Il commercialista Sica fu nominato dall'ex sindaco Gaetano Cimmino e oggi sta compiendo i passi ufficiali assieme ai commissari che dopo lo scioglimento rappresentano il Comune. «Ieri abbiamo tenuto l'assemblea dei soci e approvato il bilancio - spiega Sica - ho rivisto i commissari che sono aperti a un percorso di fattibilità. Abbiamo offerto tutti massima disponibilità e io stesso ho espresso questi concetti al comitato e ai parlamentari incontrati in video conferenza qualche giorno fa». I cittadini hanno coinvolto alcuni deputati eletti sul territorio tra cui Catello Vitiello di Italia Viva, Teresa Manzo del M5S e con loro stanno provando ad aprire anche il dialogo regionale. Un percorso già avviato dal consiglio comunale che votò, nel dicembre 2021, una mozione con la quale si chiedeva alla Regione di intervenire per il processo di liquidazione di Sint. 

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