Una nuova convenzione per disciplinare i rapporti tra la commissione di archeologia pontificia e la diocesi di Napoli: al centro dell’accordo la gestione delle catacombe di San Gennaro e quelle di San Gaudioso, raro esempio di solidarietà e, insieme, valorizzazione di un territorio a rischio. Un passo indietro è d’obbligo. Era il 2006 quando - in uno dei quartieri dove la convivenza tra differenze socio-culturali e risorse artistiche è particolarmente complessa - nacque la cooperativa La Paranza. Ovvero: un gruppo di giovani innamorati di questa città deciso a creare un modello di economia sociale basato sui valori dell’altruismo, della cooperazione e dell’ospitalità. Dopo aver ottenuto la gestione delle catacombe di San Gaudioso, nel 2008 i giovani de La Paranza, tenaci e determinati all’inverosimile, vinsero un bando storico-artistico che consentì loro anche il recupero di quelle di San Gennaro, le prime al mondo a essere accessibili a non vedenti e disabili. Un successo straordinario al punto che i visitatori in pochi anni sono quintuplicati sviluppando un’economia sociale che ha dato vita a una vera e propria rete di cooperative e artigiani.
LA CONVENZIONE
Ma torniamo all’accordo - come si legge in un comunicato inviato dalla Curia - ufficializzato ieri mattina al termine di un incontro in episcopio tra i due cardinali: Crescenzio Sepe e Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della curia romana che, tra gli obiettivi, ha quello ambizioso di promuovere e valorizzare i complessi catacombali che gli sono affidati. «Nel corso della conversazione - scrivono i vertici di largo Donnaregina - sono state esaminate alcune situazioni che riguardano l’intero settore con particolare riferimento alle catacombe di San Gennaro e San Gaudioso per la cui gestione, nel 2009, venne sottoscritta una convenzione tra la commissione e l’arcidiocesi di Napoli».
LA SCADENZA
Un accordo agli sgoccioli, in corso di trattativa, le cui condizioni - come anticipato ieri da Repubblica - sono state ridiscusse nel corso dell’incontro tra Sepe e Ravasi. Entrambe le parti sono consapevoli che qualcosa è da cambiare. «Tenuto conto della particolare attenzione che la Commissione pontificia sta riservando alle catacombe in Italia - si legge ancora nella nota della Curia di Napoli - si è giunti alla determinazione di rinnovare il rapporto di collaborazione attraverso una nuova convenzione che tenga conto delle attuali esigenze e consenta una migliore gestione e fruizione delle catacombe, seguendo gli orientamenti dettati da Papa Francesco».
I TERMINI
È chiaro che Crescenzio Sepe e Gianfranco Ravasi hanno anche affrontato l’aspetto economico di un accordo il cui obiettivo, comune e condiviso, benché la situazione venga definita «delicata», resta quello di andare avanti nella riqualificazione di uno dei quartieri più affascinanti della città e sostenere i tanti giovani che lì lavorano. Basta pensare che nel 2008 erano solo cinque i volontari che si occupavano della gestione delle catacombe mentre oggi, in campo, ci sono 34 guide turistiche e 16 operatori addetti alla manutenzione. Non solo. «Nella nostra Paranza - spiega Giovanni Maraviglia, presidente della cooperativa, anima e motore del progetto - ci sono anche archeologi, restauratori e storici dell’arte per il ripristino degli affreschi e dei mosaici presenti nelle catacombe. Un lavoro enorme che portiamo avanti con grandi risultati e tanto entusiasmo».
LA POLEMICA
Maraviglia, benché soddisfatto del rinnovo, punta ugualmente l’indice contro una convenzione che definisce «troppo antica» e «del tutto inadeguata». «Teoricamente dovremmo pagare a Roma il 50 per cento degli incassi, o meglio: i soldi dovremmo darli alla Curia di Napoli che poi dovrebbe mandarli in Vaticano. Tutto questo non avviene - prosegue il presidente - perché noi al cardinale Sepe non mandiamo neanche un soldo. Altrimenti saremmo costretti a chiudere. La Sanità è rinata da quando siamo qui, la nostra scelta è sempre stata quella di reinvestire nelle attività fino all’ultimo centesimo. Senza contare - aggiunge - che grandi margini nemmeno ce ne sono. Basta pensare che, grazie anche ad alcuni sponsor privati, abbiamo recuperato, non solo i seimila metri quadrati delle catacombe, ma anche una serie di altri spazi della diocesi affidati a padre Antonio Loffredo. Adesso abbiamo piccole aree verdi dove i bambini della Sanità possono giocare e zone di aggregazione prima inesistenti. Stiamo facendo un grande lavoro per questo quartiere: dovrebbero ringraziarci, non chiederci del denaro. Ma siamo certi che la nuova convenzione contemplerà le esigenze di tutti».
Catacombe San Gennaro, il blitz di Ravasi che spaventa la Sanità
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 5 Novembre 2018, 23:07
- Ultimo agg.
6 Novembre, 09:22
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