Catacombe San Gennaro, il blitz di Ravasi che spaventa la Sanità

Catacombe San Gennaro, il blitz di Ravasi che spaventa la Sanità
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 5 Novembre 2018, 23:07 - Ultimo agg. 6 Novembre, 09:22
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Una nuova convenzione per disciplinare i rapporti tra la commissione di archeologia pontificia e la diocesi di Napoli: al centro dell’accordo la gestione delle catacombe di San Gennaro e quelle di San Gaudioso, raro esempio di solidarietà e, insieme, valorizzazione di un territorio a rischio. Un passo indietro è d’obbligo. Era il 2006 quando - in uno dei quartieri dove la convivenza tra differenze socio-culturali e risorse artistiche è particolarmente complessa - nacque la cooperativa La Paranza. Ovvero: un gruppo di giovani innamorati di questa città deciso a creare un modello di economia sociale basato sui valori dell’altruismo, della cooperazione e dell’ospitalità. Dopo aver ottenuto la gestione delle catacombe di San Gaudioso, nel 2008 i giovani de La Paranza, tenaci e determinati all’inverosimile, vinsero un bando storico-artistico che consentì loro anche il recupero di quelle di San Gennaro, le prime al mondo a essere accessibili a non vedenti e disabili. Un successo straordinario al punto che i visitatori in pochi anni sono quintuplicati sviluppando un’economia sociale che ha dato vita a una vera e propria rete di cooperative e artigiani.

LA CONVENZIONE
Ma torniamo all’accordo - come si legge in un comunicato inviato dalla Curia - ufficializzato ieri mattina al termine di un incontro in episcopio tra i due cardinali: Crescenzio Sepe e Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della curia romana che, tra gli obiettivi, ha quello ambizioso di promuovere e valorizzare i complessi catacombali che gli sono affidati. «Nel corso della conversazione - scrivono i vertici di largo Donnaregina - sono state esaminate alcune situazioni che riguardano l’intero settore con particolare riferimento alle catacombe di San Gennaro e San Gaudioso per la cui gestione, nel 2009, venne sottoscritta una convenzione tra la commissione e l’arcidiocesi di Napoli».

LA SCADENZA
Un accordo agli sgoccioli, in corso di trattativa, le cui condizioni - come anticipato ieri da Repubblica - sono state ridiscusse nel corso dell’incontro tra Sepe e Ravasi. Entrambe le parti sono consapevoli che qualcosa è da cambiare. «Tenuto conto della particolare attenzione che la Commissione pontificia sta riservando alle catacombe in Italia - si legge ancora nella nota della Curia di Napoli - si è giunti alla determinazione di rinnovare il rapporto di collaborazione attraverso una nuova convenzione che tenga conto delle attuali esigenze e consenta una migliore gestione e fruizione delle catacombe, seguendo gli orientamenti dettati da Papa Francesco». 

 

I TERMINI
È chiaro che Crescenzio Sepe e Gianfranco Ravasi hanno anche affrontato l’aspetto economico di un accordo il cui obiettivo, comune e condiviso, benché la situazione venga definita «delicata», resta quello di andare avanti nella riqualificazione di uno dei quartieri più affascinanti della città e sostenere i tanti giovani che lì lavorano. Basta pensare che nel 2008 erano solo cinque i volontari che si occupavano della gestione delle catacombe mentre oggi, in campo, ci sono 34 guide turistiche e 16 operatori addetti alla manutenzione. Non solo. «Nella nostra Paranza - spiega Giovanni Maraviglia, presidente della cooperativa, anima e motore del progetto - ci sono anche archeologi, restauratori e storici dell’arte per il ripristino degli affreschi e dei mosaici presenti nelle catacombe. Un lavoro enorme che portiamo avanti con grandi risultati e tanto entusiasmo».

LA POLEMICA
Maraviglia, benché soddisfatto del rinnovo, punta ugualmente l’indice contro una convenzione che definisce «troppo antica» e «del tutto inadeguata». «Teoricamente dovremmo pagare a Roma il 50 per cento degli incassi, o meglio: i soldi dovremmo darli alla Curia di Napoli che poi dovrebbe mandarli in Vaticano. Tutto questo non avviene - prosegue il presidente - perché noi al cardinale Sepe non mandiamo neanche un soldo. Altrimenti saremmo costretti a chiudere. La Sanità è rinata da quando siamo qui, la nostra scelta è sempre stata quella di reinvestire nelle attività fino all’ultimo centesimo. Senza contare - aggiunge - che grandi margini nemmeno ce ne sono. Basta pensare che, grazie anche ad alcuni sponsor privati, abbiamo recuperato, non solo i seimila metri quadrati delle catacombe, ma anche una serie di altri spazi della diocesi affidati a padre Antonio Loffredo. Adesso abbiamo piccole aree verdi dove i bambini della Sanità possono giocare e zone di aggregazione prima inesistenti. Stiamo facendo un grande lavoro per questo quartiere: dovrebbero ringraziarci, non chiederci del denaro. Ma siamo certi che la nuova convenzione contemplerà le esigenze di tutti». 
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