Covid a Napoli, focolaio all'ospedale di Castellammare: chiuso il pronto soccorso

Covid a Napoli, focolaio all'ospedale di Castellammare: chiuso il pronto soccorso
di Fiorangela d'Amora
Martedì 22 Dicembre 2020, 08:02
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Pronto soccorso chiuso per 48 ore, torna l'emergenza al San Leonardo di Castellammare, questa volta per i troppi contagi tra i sanitari. Il personale è stato dimezzato, 32 unità sono positive e gli ambienti da sanificare a fondo. È questa la motivazione principale che ha indotto la direzione a chiudere, nella notte tra domenica e lunedì, gli accessi ai codici verdi e gialli, consentendo l'ingresso solo ai casi gravi. Chi era ricoverato in pronto soccorso è stato trasferito nelle altre strutture sanitarie o dislocato nei reparti. Il reparto stravolto in due mesi, da percorso pulito a solo Covid, era stato nuovamente riportato alla normalità dopo il calo dei ricoveri per Covid. Le ambulanze con i positivi accedevano sempre dall'ingresso del pronto soccorso, ma poi le barelle arrivavano in Rianimazione o nei reparti dedicati. Un'ennesima soluzione tampone nell'ospedale di frontiera dell'area stabiese e Monti Lattari. Il calo dei positivi poteva trasformarsi in una buona notizia, invece è rimasto il nodo della differenziazione dei percorsi, dell'apertura di un Pronto soccorso solo Covid, della dislocazione di personale da altri reparti. Tutti interventi mai portati a termine, complici dello scoppio di un cluster che ha coinvolto non solo il pronto soccorso ma quasi l'intero piano terra con la Rianimazione e il centro trasfusionale. 

Il cambio alla guida del San Leonardo non è servito per ora a dare una sterzata al caos e alle tensioni che si respirano nel nosocomio.

L'ultimo episodio di violenza verbale e fisica tra infermieri di reparti diversi appena una settimana fa, segnali di un crescente malumore. «Il pronto soccorso riaprirà domani mattina - spiega Gaetano D'Onofrio, direttore dell'Asl Napoli 3Sud - un gruppo di infermieri si è infettato e occorre una pulizia approfondita. Abbiamo avviato un'indagine epidemiologica, ma questo richiederà tempo». Intanto c'è da affrontare l'emergenza quotidiana: «Stanno arrivando tre nuovi infermieri - prosegue D'Onofrio - ne abbiamo richiesti molti di più ma non tutti sono disponibili a prendere servizio subito. Ce ne servono almeno 15 e intanto sarà riorganizzato il personale da altri reparti dove il carico di lavoro è minore. Stiamo riorganizzando le forze». A causa della carenza di personale resta sospesa anche l'apertura di un nuovo accesso al pronto soccorso, accanto all'ingresso principale dell'ospedale. Due porte distanziate con percorsi differenziati: «Per ora  - conclude il direttore amministrativo - aspettiamo che guariscano gli infermieri contagiati». Il personale in servizio intanto è preoccupato per quella che potrebbe essere la gestione della terza ondata. Le aree che oggi accolgono i positivi sono - secondo i sanitari - non idonee per evitare contagi. Si apre un nuovo fronte e la deputata stabiese Carmen di Lauro annuncia una nuova interrogazione parlamentare. «Quello che sta avvenendo nella struttura - dice - è assurdo. I pazienti in mattinata sono stati trasferiti negli ospedali limitrofi chiusi per mancanza di personale. Queste strutture, come il presidio di Gragnano e quello di Vico Equense, andavano già rifunzionalizzate invece di essere chiuse per fare fronte a questa seconda ondata». In città i decessi per Covid non si fermano, l'ultima vittima è un pensionato di 76 anni. Il bollettino ufficiale del Comune è fermo da più di una settimana a quota 27. Ma, nel frattempo, il dato reale ha superato le trenta vittime.

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È ancora vivo a Castellammare il dolore per la morte dell'operatore del 118 Gianni Sicignano, docente e professionista benvoluto da tutti. Porterà il suo nome il centro ascolto della Fials. Sarà così ricordato l'infermiere stabiese, morto all'improvviso per un malore dopo mesi in prima linea nella gestione dell'emergenza Covid. La Fials e il segretario Gennaro Iovino, nell'ambito delle iniziative per un Natale di solidarietà, hanno deciso di dedicargli la sala convegni destinata alla formazione, considerato anche il costante impegno dell'operatore sanitario morto al Cardarelli, per i giovani pronti a spendersi in questo difficile settore.

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