Donato De Caprio, uccisa la mamma a Napoli: omicidio per 150 euro e una fede nuziale

Si aggrava la posizione dell'omicida della mamma di Donato De Caprio

Il luogo dell'omicidio
Il luogo dell'omicidio
Mercoledì 20 Settembre 2023, 17:43
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La fede nuziale e 150 euro in contanti: è quanto ha sottratto dall'appartamento la donna accusata di aver ucciso Rosa Gigante, la 72enne ipovedente mamma del tiktoker re dei panini, Donato De Caprio, strangolata con un tubicino dell'aerosol da Stefania Russolillo, 47 anni, vicina di casa della vittima, che, dallo scorso 21 aprile, è in carcere, a Pozzuoli. Ieri la Squadra Mobile (coordinata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini) e la Procura di Napoli (sostituto procuratore Maurizio De Marco) hanno contestato alla presunta assassina reati molto più gravi rispetto all'omicidio di cui era accusata nella prima fase delle indagini. Gli inquirenti, adesso, alla luce delle ultime risultanze investigative, la ritengono responsabile di omicidio aggravato dalla premeditazione, rapina aggravata e tentata distruzione di cadavere.

L'aggravante della premeditazione è legata alla circostanza che per ben tre volte la Russolillo ha cercato di introdursi nell'abitazione della vittima, verosimilmente ritenendo che custodisse importanti somme di denaro, prima dell'omicidio avvenuto nella tarda mattinata del 18 aprile scorso. Ogni volta con la stessa scusa: farsi dare il numero di telefono di una parrucchiera. Secondo quanto emerso dagli accertamenti nell'appartamento della vittima, inoltre, la Russolillo avrebbe prima tramortito la 72enne sbattendole la testa contro il muro due volte, poi l'ha strangolata con un tubicino dell'aerosol preso dalla macchinetta che poi è stata trovata nella sua abitazione.

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Per cancellare le sue impronte, poi, avrebbe preso del liquido infiammabile trovato in casa (come risulta dalle impronte trovate dagli investigatori) e dato fuoco alla vittima ormai esanime. C'è attesa, intanto, per l'udienza di convalida davanti al gip di Napoli Tommaso Perrella in programma domani. Il giudice, nei mesi scorsi, ha chiesto una perizia psichiatrica che «esclude allo stato patologia psichiatrica maggiore» ma che rileva «tratti di disturbo di personalità dipendente»: la donna, infatti, è stata in cura per la sua dipendenza dall'alcol.

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