Musicista ucciso a Napoli: dal corno al teatro di Eduardo, le passioni di Giovanbattista

Oggi gli studenti del Conservatorio in corteo-concerto da piazza Bellini al luogo del delitto

Giovanbattista Cutolo
Giovanbattista Cutolo
di Giovanni Chianelli
Venerdì 1 Settembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 18:33
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Un giovane sensibile, un artista già di calibro. Ragazzo di grande sensibilità umana e dolcezza, era un virtuoso del corno e un valente pianista, Giovanbattista Cutolo, il 24enne ucciso ieri in piazza Municipio. A breve avrebbe conseguito il diploma al conservatorio partenopeo “San Pietro a Majella”, nel frattempo era già da anni una presenza fissa nell’organico della Nuova Orchestra Scarlatti junior e aveva suonato anche a Sanremo, nella formazione dell’Ariston. Per la sua bravura aveva ricevuto diverse proposte dall’estero ma lui aveva rifiutato: era legato alla sua città, sperava di vivere e suonare qui. Nel frattempo si manteneva lavorando in un pub.

«Giovanni, come lo chiamavo io, era un artista straordinario, con un’abilità tecnica unica» dice tra le lacrime Gaetano Russo, il fondatore e direttore artistico della Nuova Orchestra Scarlatti in cui Cutolo suonava da 10 anni: «Quando venne era un bambino, è praticamente cresciuto con noi. Un figlio, come gli altri. E aveva un talento assoluto, sia al corno che al piano. Amava Beethoven, Mozart, Cimarosa. Era di qualità superiore, lo posso garantire, tra i migliori giovani che hanno suonato con noi». Russo traccia un profilo umano del ragazzo: «Era di un’intelligenza smisurata, di una sensibilità inimmaginabile e anche di grande disponibilità verso gli altri. Porterò con me i suoi sorrisi, si attivavano soprattutto quando la musica che stavamo eseguendo usciva a dovere, là si illuminava davvero. Sorrideva anche quando stava al piano e raccontava la storia dei grandi del passato, mostrando come si eseguono certe parti, là stava in alto». Un altro aspetto lo caratterizzava: «Mai un litigio, mai una polemica, da parte sua: era tra le persone più buone mai incontrate, e qui non mi riferisco solo ai musicisti dell’orchestra, parlo in assoluto».

 

Invece Marco Zurzolo lo chiamava Giò-Giò. Ieri ha scritto un post straziante sulla sua pagina Facebook, al Mattino rivela il rapporto che aveva col ragazzo: «Giò-Giò per me era come un figlio. Lo conoscevo da quando era piccolo, i miei figli sono amici suoi perché sono legato da tempo ai suoi genitori». Il padre, racconta il musicista, è Franco Cutolo, fa il regista. La madre, Daniela Di Maggio, è una fisioterapista (in questa terribile vicenda è difesa dall’avvocato Claudio Botti). «Una famiglia stupenda che aveva cresciuto i figli con i giusti valori.

Lui, Giò-Giò, era un giovane fuori dal tempo e dal mondo: suonava il corno e questo la dice lunga, la scelta di uno strumento fuori moda è una spia di un carattere unico. Era poi molto legato alla tradizione teatrale, parlava del teatro napoletano, leggeva pagine di Eduardo e Viviani: ma quando mai si vede un ragazzo così giovane, nel nostro tempo, avere interessi del genere?» si chiede Zurzolo. «Forse, per la sua eccezionalità, dagli altri veniva percepito come un marziano, io dico che era un giovane dolce, immerso nella poesia. Lo ha ammazzato la banalità del male, sono a pezzi, per ore non sono riuscito a parlare, solo a piangere».

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Non è l’unico a commuoversi: «Il pianto è condiviso da tutti i membri della Nuova Orchestra Scarlatti» dice ancora Russo. «Stanno piangendo centinaia di persone, mi arrivano messaggi continuamente. E da ogni parte d’Europa, da parte di quanti hanno scelto di andare all’estero a suonare. Anche Giovanni aveva avuto molte proposte, ma aveva scelto di restare a Napoli. La città che lo ha ucciso». Il giovane sarebbe stato impegnato nei prossimi concerti della Nuova Scarlatti. «In tutti. Nelle prossime 20 date, da ora a gennaio, c’è sempre il suo nome. L’ho detto, era tra i migliori. Ora ci stiamo chiedendo se farli, questi concerti. Anzi, ci stiamo chiedendo se vale la pena continuare con l’orchestra». Russo continua: «Con un colpo di pistola hanno mandato all’aria 30 anni di lavoro. Giovanni era del centro storico, veniva da una famiglia sana, aveva davanti a sé un avvenire luminoso, un destino che solo la musica sa dare». Oggi alle 18 gli studenti del Conservatorio ricorderanno Giovanbattista con un corteo e un concerto da piazza Bellini fino al luogo del delitto.

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