Napoli, la giovane speranza dell'orchestra Scarlatti freddata con tre colpi alla schiena da un 16enne

La follia in centro, prima la rissa poi i colpi di pistola

La vittima, Giovambattista Cutolo, 24 anni
La vittima, Giovambattista Cutolo, 24 anni
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 31 Agosto 2023, 17:48 - Ultimo agg. 1 Settembre, 08:19
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«Leva da qua questo pisciaturo!». L'ordine perentorio viene urlato da un giovane alla volta di chi aveva osato parcheggiare in doppia fila un motorino. Un gesto senza cattiveria. Ore 5 del mattino, centro di Napoli, a poche centinaia di metri dal palazzo del Municipio e dal Maschio Angioino. E' ancora buio quando si consuma l'ultima tragedia che sparge sangue innocente nella terza città d'Italia, mai come in questo periodo minacciata dalla violenza delle baby gang, e non solo. E poco prima dell'alba se ne va la vita di Giovambattista Cutolo, incensurato 24enne, giovanissima speranza dell'orchestra Scarlatti di Napoli. 

Dopo quell'urlo che ha il sapore della sopraffazione le cose degenerano. La situazione prende una brutta piega tra due comitive, due gruppi di ragazzi che dopo una nottata trascorsa tra pizze, birre e chiacchiere, imbocca linconsapevolmente a via dell'inferno. Qualcuno, al perentorio e sguaiato richiamo a spostare uno scooter lasciato in doppia fila, reagisce.

Ne nasce una zuffa tra cinque, sei persone, e il corpo a corpo viene ripreso da una telecamera di videosorveglianza.

Ma non finisce solo coi ceffoni: all'improvviso, dall'oscurità, quella telecamera riprede un'ombra che esce dal buio: è un ragazzino di soli 16 anni che faceva parte del branco di bulli che hanno intimato di spostare il ciclomotore che impediva a uno di loro di rimettere in moto i mezzi posteggiati a margine del marciapiedi all'altezza del civico 80 della piazza, quasi all'incrocio con via Cristoforo Colombo. 

Il minorenne estrae dalla cintola dei bermuda una pistola e fa fuoco tre volte, puntando la canna dell'arma verso Cutolo. Preme il grilletto e spara, centrando alla schiena il giovane musicista. Ne segue un parapiglia, con la fuga generale degli aggressori, e il disperato tentativo degli amici del giovane caduto a terra di rianimarlo. Ma per Cutolo non c'è più niente da fare.

La fidanzata, che era accanto a lui e che miracolosamente si è salvata dalla pioggia dei proiettili, chiama il 112, e sul posto arrivano polizia e carabinieri. Ma è troppo tardi. Le indagini, avviate dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato, sotto il coordinamento del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, imboccano subito la pista giusta, e in meno di un'ora gli investigatori riescono a identificare il minorenne che avrebbe sparato: è un 16enne residente nella zona del centro storico, figlio di un pregiudicato non legato alla camorra.

 

Il giovanissimo viene individuato e portato in Questura. Sarà a lungo interrogato, è lui il sospettato numero uno di questo terribile omicidio. Ennesimo simbolo del male assoluto incarnato dalle ultime generazioni che se ne vanno in giro armate, ennesimo emblema della Malanapoli. Cutolo era un ragazzo d'oro. Viveva a Mugnano, e da piccolo aveva intercettato l'istinto che lo indirizzava verso il bwllo della musica classica. Suonava il corno inglese alla Scarlatti, nella sezione junior. 

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In attesa delle determinazioni della magistratura (sulla tragedia indaga la Procura della Repubblica dei minori di Napoli), ora si attende l'autopsia sul corpo della vittima, trasferito presso l'obitorio del Secondo Policlinico.

Sull'ultima tragedia consumatasi in città fa sentire la propria voce lo scrittore Maurizio de Giovanni: «Non è possibile stare in silenzio in questa situazione: i ragazzi che perdono la vita nel nostro territorio sono vittime di una tragedia culturale, soprattutto. Sono sdegnato. Dopo la rabbia fortissima, e il dolore terribile per ciò che stanno provando le famiglie delle vittime, ricordo che dobbiamo essere testimoni attivi, abbiamo l'obbligo di creare cultura, unico antidoto a queste e altre tragedie che purtroppo nell'estate 2023 si stanno moltiplicando. Non intendo la cultura in senso ludico, come intrattenimento, ma come fattore di sviluppo della sensibilità civile».

Nel commento di de Giovanni, si aggiungono gli stupri del parco Verde a Caivano e a Palermo: «Non ci sono differenze, nella assoluta amarezza. Sono figli del nostro territorio, del nostro Sud. Muoiono o vengono violentati per via dello stesso male, il degrado culturale. Non siamo più attenti se un giovane viene ucciso al centro della città o, come Cutolo, era un artista: addolora e indigna lo stesso, noi abbiamo il dovere di attivare quanti più possibili presidi per arginare il fenomeno». Ma, sottolinea, «non parlo della militarizzazione del territorio come pure si è sentito dire: ripeto, è un tema di consapevolezza e sensibilità. Scuola, lettura, attivismo sociale e lavoro: solo così possiamo fronteggiare la battaglia in corso. Perché sì, questa è una guerra vera, così come è un'emergenza di carattere umanitario il tramonto della cultura tra i giovani del Mezzogiorno perchè fornisce il terreno a dinamiche sciagurate come queste».

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