Salerno, sul Lungomare passeggiata ad ostacoli: in fila indiana a causa della transenne

I pericoli: cantiere abbandonato tra detriti, sporcizia e ferri arrugginiti

Piazza Cavour
Piazza Cavour
di Brigida Vicinanza
Lunedì 18 Marzo 2024, 06:35 - Ultimo agg. 11:20
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La passeggiata di domenica al sole sul lungomare cittadino in un “tempo (e spazio) …piccolo”. Tra la primavera che bussa alle porte della città di Arechi e la folla di persone che ieri si è riversata in strada tra Corso Vittorio Emanuele e Lungomare non è passato inosservato il maxi-ingorgo creatosi nei pressi di piazza Cavour attualmente ancora occupata dal cantiere per la costruzione dei box interrati – finiti recentemente al centro delle vicende giudiziarie e amministrative a palazzo di città - che va ad incontrarsi con i lavori ReAct per il rifacimento delle tubature del sistema idrico.

In un angolo e in fila “indiana” i salernitani provano a superare l’ostacoli, anzi, gli ostacoli che incontrano sul proprio cammino: uno spazio ristretto off-limits per bimbi e passeggini ma anche per i diversamente abili che avrebbero voluto godersi una domenica di (quasi) primavera respirando aria di mare. La recinzione messa a protezione del cantiere di piazza Cavour tra le intemperie e con il passare del tempo inizia ad accusare il colpo: al di sotto è facile venire a contatto con ferraglia arrugginita, detriti, pietre e residui di cantiere, vero pericolo per la pubblica incolumità. E tra riflessioni a voce alta di passanti c’è chi commenta «è uno scempio, non ci vuole molto per un bambino afferrare un ferro o cadere e farsi male. E se una persona avesse cattive intenzioni potrebbe anche far del male a qualcun altro, per non parlare del fatto che non ci si muove né da un lato né dall’altro, chi arriva qui si sente praticamente ostaggio. Urge una sistemazione». Ed è proprio l’urgenza, a tutela della sicurezza, che adesso dovrebbe farla da padrona tra le scelte di chi deve prendere provvedimenti, dopo quanto accaduto poche settimane fa con il caso finito nelle aule di tribunale: contenziosi, iter burocratici, amministrativi e richieste di risarcimento danni. Bisognerebbe così premere il piede sull’acceleratore e restituire l’area, almeno in parte, alla cittadinanza che attende da anni.

Stando a quanto riferito nelle scorse settimane dall'amministrazione comunale toccherebbe alla Parking Cavour Salerno liberare la zona e ripristinarla, con le conseguenti azioni da parte dell’ente sulla viabilità. Dalla loro parte e per quanto di competenza, l’amministrazione e gli uffici tecnici, sembrano aver fatto tutto il possibile. Di fatto l’area – memore della concessione data alla ditta che con project financing avrebbe dovuto eseguire i lavori di costruzione dei box – rimane ancora occupata dalla Pcs che si è appellata nelle scorse settimane alla giurisprudenza. Non un percorso facile ma soprattutto non una strada veloce da percorrere, anzi, quella dei tribunali rimane la più tortuosa e la più lenta.

Proprio come il “tappo” che ieri ha fatto sì che molti esprimessero il proprio dissenso ad alta voce mentre ammiravano la bellezza del mare di Salerno da un lato e i lavori fermi dall’altro. In settimana potrebbero esserci ulteriori sviluppi con l’impegno, il lavoro e le discussioni che si sposteranno nelle stanze di palazzo Guerra, per trovare una soluzione che possa garantire – con l’arrivo delle belle giornate – una maggiore fruibilità della zona o almeno che possa provare a tracciare le linee da seguire in un vero e proprio braccio di ferro intrapreso tra il Comune di Salerno e la Parking Cavour. Si dovrà poi discutere nelle opportune sedi, presumibilmente quelle giudiziarie, come dichiarato più volte dal primo cittadino e dall’assessore all’urbanistica Dario Loffredo.

La Pcs aveva fatto pervenire – infatti - negli uffici del settore avvocatura un decreto ingiuntivo con richiesta di risarcimento pari ad oltre 3 milioni di euro per inadempienze che – nel tempo – hanno rallentato i lavori. Stesse inadempienze a cui si è aggrappata l’amministrazione chiedendo il ripristino dell’area con lo smontaggio del cantiere e revoca del contratto alla ditta (con apposita delibera di giunta), pur consapevole di dover avviare una battaglia legale che adesso sta diventando anche una vera e propria lotta dei cittadini.