Ragazzo ucciso a Napoli, la mamma fa appello a Meloni e Mattarella

«Sono senza parole, questa cosa di un 16enne che ha sparato a mio figlio non la posso accettare»

Mamma Daniela sul luogo dell'omicidio del figlio
Mamma Daniela sul luogo dell'omicidio del figlio
di Giuliana Covella
Sabato 2 Settembre 2023, 07:21 - Ultimo agg. 3 Settembre, 08:43
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«Bisogna cambiare le leggi e le relative pene, perché un ragazzo di 16 anni non è un bambino né un adulto, ma a quell'età non può uscire di casa con una pistola pensando di sparare addosso a un'anima innocente com'era mio figlio». Daniela Di Maggio, 53 anni, è straziata per la perdita del figlio Giovanbattista Cutolo, ucciso a 24 anni in piazza Municipio da un minorenne. Ieri mattina ha voluto essere sul luogo dove si è consumata la tragedia, «perché non può passare il messaggio che questa ennesima morte sia stata vana. Non si può permettere che avvenga tutto ciò sulla pelle di giovani talenti come Giogiò». Sul marciapiede dove il giovane musicista è stato ucciso, la madre ha deposto dei fiori con un cero e un messaggio contornato da un cuore su un foglio bianco: «Mamma ti ama, amore bello». 

«Mio figlio è spirato dove c'è ancora il suo sangue e per me la sua anima è volata via qui».

Mamma Daniela piange dietro gli occhiali scuri, nonostante cerchi di farsi forza di fronte alla morte del figlio mentre arriva in piazza Municipio, a pochi passi del Mercadante, dove Giovanbattista è stato ucciso due giorni fa. «Mi sembrava doveroso venire qui - dice - dove ho trovato altri fiori con frasi stupende di suoi amici». L'ultima volta che ha salutato il ragazzo è stato il giorno dell'omicidio. «Prima che andasse a lavoro gli ho fatto le solite raccomandazioni, una specie di mantra quotidiano: Giogiò, attenzione ai pericoli e non dare confidenza a nessuno. La cosa più allucinante è che quella notte non l'ho sentito mettere le chiavi nella toppa, ho trovato la sua stanza vuota e il gatto sulla sua maglietta. Io ho dormito sul suo cuscino e oggi ho indossato la sua t-shirt». Nato a Mugnano, Giovanbattista amava Napoli, dove viveva insieme a sua madre al centro storico e dove lavorava per non dare ulteriore peso alla famiglia: «Era un ragazzo meraviglioso e altruista, il suo sogno era vincere il concorso per entrare al Teatro San Carlo. Aveva le doti per arrivarci». Poi «il momento più tragico della mia esistenza: vederlo nella sala mortuaria». 

 

«Voglio urlare per mio figlio e arrivare alle istituzioni, altrimenti la nostra comunità andrà a pezzi», sottolinea Daniela Di Maggio. Parole dinanzi alle quali non si è fatta attendere la vicinanza espressa dal sindaco: «Il barbaro omicidio di Giovanbattista addolora me e l'intera città - ha detto - ed è comprensibile il senso di smarrimento della parte sana di Napoli. Lo sconforto però non deve prendere il sopravvento, anzi dobbiamo rimanere uniti: l'ho detto da vicino alla mamma e al papà, da padre prima ancora che da sindaco: non dobbiamo mollare, serve il sostegno di tutti», ha aggiunto il sindaco, che ieri pomeriggio ha fatto esporre le bandiere a mezz'asta su Palazzo San Giacomo e su quello di via Verdi, sede del Consiglio comunale in segno di lutto. Mentre dagli uffici di via Medina fanno sapere che il questore Maurizio Agricola «è in contatto con la famiglia». Oltre alle istituzioni la mamma di Giovanbattista ha chiesto di parlare con la premier Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Mi rivolgo a loro: chiedo di essere chiamata per dire la mia su queste brutalità che noi, che siamo nel basso di questa società e viviamo in questo mondo, conosciamo più di chi ci comanda. Voglio dire tutte le cose che vanno assolutamente cambiate». «Sono senza parole - ha proseguito - questa cosa di un sedicenne che ha sparato a mio figlio non la posso accettare. Perché se a 16 anni esci con un'arma funzionante hai contezza del dramma che stai creando attorno a te». 

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L'appello della donna è inoltre rivolto a «tutte le istituzioni», perché «bisogna cambiare le leggi, per tutti i ragazzi che restano, per tutti gli amici di mio figlio, per i figli delle altre persone che non meritano certo di essere uccisi da una persona che non ha valori». E ancora il ricordo struggente del giovane: «Giogiò amava il bello, l'arte e aiutava i suoi amici. Ma, come disse Bennato, Napoli è fatta di tante Napoli. L'altra notte in piazza Municipio se ne sono incontrate due, quella di mio figlio e quella di un ragazzo di 16 anni che non si appartengono, né si somigliano. Pensiamo piuttosto ai veri valori da trasmettere ai nostri ragazzi come l'arte e la cultura». 

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