Napoli, la mamma di Giogiò Cutolo: «Pronta per le Europee»

La disponibilità di Daniela Di Maggio: «Sarei la portavoce di Napoli e dell'Italia»

Daniela Di Maggio all'ultimo Sanremo
Daniela Di Maggio all'ultimo Sanremo
di Adolfo Pappalardo
Sabato 10 Febbraio 2024, 03:02 - Ultimo agg. 11 Febbraio, 09:27
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Per ora è poco più di una suggestione: una candidatura alle Europee per Fdi per Daniela Di Maggio, la madre di Giogiò Cutolo, il giovane musicista ucciso ad agosto scorso per una banale lite di parcheggio. Ipotesi rilanciata dal quotidiano «Il Foglio» che, però, non lascia indifferente la Di Maggio salita sul palco dell’Ariston il primo giorno del festival di Sanremo. «Nessuno me l’ha proposto ma non direi a priori di no se il mio impegno può essere utile», spiega ieri quando l’indiscrezione inizia a rimbalzare. Ipotesi di una discesa in campo che però non trova ancora conferma negli ambienti nazionali di Fdi. Anche perché il partito di centrodestra ad oggi, proprio sulle liste, deve sciogliere il nodo che si porta dietro tutti gli altri: se la premier Giorgia Meloni si candiderà o no capolista al voto di giugno.

«Considero la politica un tempio sacro e bisogna capire, per prima cosa, se io posso essere all’altezza di una cosa del genere», spiega lei. Ma nel caso glielo proponessero? «Lavorerei per cambiare cose, per fare qualcosa di buono.

Se il mio impegno civico nato dopo il tremendo lutto per la morte di mio figlio - aggiunge - dovesse servire anche nel Parlamento europeo ci sarei. Lo farei per dare un contributo, da cittadina, alla Nazione». Ma sinora nessuna richiesta da Fdi, nè in maniera diretta o indiretta. «Forse se ne è parlato dopo la mia partecipazione a Sanremo», aggiunge. Di certo tra la Di Maggio e la Meloni c’è un rapporto diretto nato all’indomani dell’incontro a palazzo Chigi per la tragica vicenda della morte del figlio appena 23enne.

«È stato un dialogo molto umano e poco istituzionale», ricorda. «Quando l’ho incontrata, per prima cosa l’ho chiamata presidente. Poi le ho detto: ti chiamo Giorgia, perché devi empatizzare con me...». E così è stato, evidentemente. Incontro che poi è servito a cambiare alcune norme legate ai benefici previsti dalla legge Gozzini. «Il ragazzo che ha ucciso mio figlio era già a piede libero con messa alla prova. Si è ritrovato un piede libero per una legge beffa: non si può mettere alla prova un criminale così. Se non avessi fatto togliere la messa alla prova probabilmente l'avvocato dell'assassino di mio figlio l'avrebbe chiesta. E poi non sai di fronte a quale giudice ti trovi...», continua la donna citando l’impegno del sottosegretario alla Giustizia della Lega per inserire nel dl Caivano lo stop della messa alla prova per i minorenni che compiano reati gravi, quali omicidio, stupro e rapina aggravati. Motivo che farebbe nascere anche l’appeal per il centrodestra.

La logopedista napoletana specifica però di non pensare all’idea di scendere in campo. Ma l’ipotesi non sembra affatto turbarla. Anzi. «La politica è una cosa complessa, nessuno finora mi ha chiesto di candidarmi. Se sapessi che, andando in Europa, con il mio impegno potrei riuscire a incidere per cambiare leggi assurde che danneggiano l'agricoltura italiana, il Made in Italy, la sanità, direi di sì a una candidatura. Correrei volentieri», ha poi specificato aggiungendo come «potrei essere la portavoce di Napoli e dell’Italia».

Ma come nasce quest’idea di candidatura con Fdi circolata sui giornali? «Probabilmente, io sto già facendo politica senza saperlo. Tutto mi esorta a cercare giustizia. Come ho fatto - ricorda - per cambiare la legge Gozzini, cioè quella che ti fa uscire un Salvatore Parolisi da galera in poco tempo». Ed infatti l’impegno della madre Di Giogiò è sempre stato focalizzato sul tema dei minori: «Ci troviamo in una società avvezza alla violenza, perché le leggi italiane non garantiscono la punibilità: creare un'orda umana di gente che delinque sapendo che poi non succede nulla. Se noi consentiamo questo, non potremo uscire più, neanche per fare la spesa. E su questi temi - conclude - continuerò, candidatura o no, a impegnarmi sempre».

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