Molo Beverello di Napoli, intervista a Vittorio Genna: «Lavori a rilento e attesa assurda per i taxi»

«Non ci sono servizi o, nella migliore delle ipotesi, sono gestiti male. Questo vuol dire caos. Caos agli imbarchi, alle biglietterie»

Caos al molo Beverello
Caos al molo Beverello
di Valerio Iuliano
Martedì 4 Luglio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 14:50
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I cantieri che limitano fortemente le attività, la circolazione stradale a singhiozzo e, soprattutto, la consueta mancanza di programmazione da parte delle istituzioni. Sono alcuni degli elementi che rallentano da decenni lo sviluppo del porto. L'esigenza di un rilancio dello scalo, tanto più necessario alla luce del boom del turismo, viene ribadita dagli imprenditori. A riflettere sulle debolezze croniche del Molo Beverello e di una città incapace di valorizzare una struttura che produce 1,5 miliardi di fatturato, è Vittorio Genna, vicepresidente dell'Unione industriali.

Come se lo spiega?
«Desidero sottolineare innanzitutto un aspetto. La crescita dei flussi turistici a Napoli si è verificata contestualmente all'aumento dei vincoli alla circolazione. Intendiamoci. I lavori al Molo Beverello sono necessari, ma la loro tempistica avrebbe dovuto essere ben più rigorosa. Il cantiere è stato aperto a settembre di tre anni fa e ha subito una serie di stop, che hanno provocato il rinvio del termine conclusivo dei lavori.

Chiediamo il massimo impegno dell'amministrazione comunale e dell'Autorità portuale perché almeno l'ultima scadenza fissata per fine anno venga rispettata. Nel frattempo, purtroppo, dobbiamo fare i conti con una viabilità pedonale che, a causa dei lavori, si sposta verso l'interno, togliendo spazio a quella automobilistica».

Sono questioni destinate a durare a lungo?
«I risultati sono sotto gli occhi di tutti, in termini di traffico caotico, di congestione ambientale, di inquinamento da altre emissioni e inquinamento acustico. E una situazione che si protrarrà per tutta la stagione estiva».

Tra i problemi più urgenti c'è quello dei taxi.
«La vergogna delle attese prolungate per un taxi è solo uno degli aspetti più clamorosi della gestione inadeguata del Beverello. Se servono più taxi si aumentino le licenze. Dobbiamo impedire che continui la prassi della ricerca del cliente più facoltoso. E, per farlo, è necessario che si realizzi un servizio di sorveglianza sul modello di quello presente all'aeroporto di Capodichino. Occorre regolamentare l'accesso per porre fine all'arrembaggio cui si assiste a ogni arrivo di aliscafo. Va individuata un'area parcheggio adeguata, sia per i taxi sia per le auto a noleggio con conducente. Tuttavia, è impensabile che queste misure possano essere assunte e concretizzate dalla sola Autorità di Sistema Portuale, deve essere concretizzata una sinergia con il Comune e la Prefettura. Più in generale, dobbiamo riflettere non solo sulla gestione del Beverello, ma del porto di Napoli nel suo complesso. Come Unione Industriali non siamo mossi da interessi individuali. Crediamo che la struttura portuale debba essere al fianco di chi opera nello scalo ma anche al servizio degli imprenditori che si trovano ad usufruirne, sebbene la loro attività si svolga al di fuori del demanio marittimo. Quello che più desideriamo può essere chiarito con poche parole.

Quali sono?
«Naturalmente il porto deve rappresentare una grande risorsa per i cittadini tout court. Parliamo di una delle baie più importanti del mondo per traffico passeggeri. Riteniamo che grazie al partenariato pubblico privato si possano individuare le migliori soluzioni per implementare i servizi e qualificare ulteriormente quelli esistenti, a vantaggio della collettività. Ribadiamo l'offerta della massima disponibilità a una costruttiva collaborazione all'Autorità di sistema e tutte le istituzioni a vario titolo preposte al miglior funzionamento dello scalo. Il problema dell'accoglienza va a impattare sui tre punti di arrivo nella città, ovvero aeroporto, ferrovia e porto. A Capodichino, la gestione Barbieri ha dato e sta dando ottimi risultati in termini di organizzazione dell'arrivo e dell'uscita dallo scalo. La stazione, tutto sommato, dispone di un polmone di taxi e di servizi pubblici. Per il porto, invece, la situazione è ben diversa. Guardi quante navi da crociera ci sono nella baia anche oggi. Tutte queste navi fanno escursioni a terra. In ognuna di esse, ci sono mille persone che sbarcano a Napoli e hanno bisogno di servizi».

E invece?
«Invece i servizi non ci sono. E, nella migliore delle ipotesi, sono gestiti male. Questo vuol dire caos. Caos agli imbarchi, alle biglietterie. E, se si aggiungono i lavori con una carenza di indicazioni per i turisti che arrivano, tutto questo si traduce in un biglietto da visita che potremmo evitare. Quelli che scendono dall'aliscafo, si trovano già a via Marina, con tutto il traffico che ben conosciamo. Gli automobilisti che prelevano, ad esempio, una coppia di amici al Molo devono, poi, percorrere tutta via Marina per girare a Piazza Mercato. Sono quaranta minuti di traffico. Ridicolo».

Il Porto vanta numeri da record, ne può citare qualcuno?
«Dalle imprese operanti nello scalo e da tutte le imprese cittadine deriva il fatturato del porto. Si tratta di un'azienda che vanta 1,5 miliardi di fatturato. È la più grande azienda cittadina. Deve avere una serie di servizi e sottoservizi. Ne cito solo alcuni: uno spazio per il noleggio con conducente regolamentato e poi un sistema di circolazione che eviti che un migliaio di persone, scese da una nave e dirette a San Gregorio Armeno, si traduca, per noi cittadini, in 40 minuti di traffico per percorrere 3 km».

E sui superyacht che non possono approdare a Mergellina?
«Raccogliamo con interesse la disponibilità della Capitaneria di Porto a trovare soluzioni concrete. L'obiettivo è quello di garantire la possibilità a queste imbarcazioni di approdare a Napoli. Le modalità con cui lo si raggiunge possono essere diverse, l'importante è conseguire il risultato». 

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