Morti sul lavoro, in Campania meno incidenti ma più vittime

Solo nel 2023 sono state presentate all'Inail 95 denunce per infortuni mortali

Il flashmob dei sindacati
Il flashmob dei sindacati
di Nando Santonastaso
Venerdì 15 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16 Marzo, 09:05
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In Campania nel 2023 sono state presentate all'Inail 95 denunce per infortuni mortali, 62 dei quali avvenuti sui luoghi di lavoro, quasi tutti tra industria e servizi (79 di cui 13 nelle costruzioni), 7 in agricoltura e il resto nei settori statali. Il numero ufficiale dei lavoratori che hanno perso la vita lo scorso anno lo si conoscerà solo tra qualche mese, all'esito cioè di tutte le verifiche affidate per legge all'Istituto, le uniche che consentono di avere cifre ufficiali (quelle di sindacati, Cgia di Mestre ed altri osservatori del fenomeno non sempre coincidono). Di sicuro, la strage resta, anzi continua (quattro morti in più sul 2022) e il suo tragico impatto umano, sociale ed economico non può essere attenuato dal calo complessivo degli infortuni denunciati. Calo, peraltro, non trascurabile: si è passati dai 33.088 casi del 2022 ai 21.332 dell'anno successivo, con una sforbiciata di 11.766 denunce che è frutto probabilmente di un maggiore impulso della prevenzione e dunque delle tante iniziative che ordini professionali, associazioni di categoria ed enti non necessariamente solo economici stanno sfornando ormai a getto continuo. Non è una performance isolata, peraltro: dall'analisi territoriale si evidenzia infatti una diminuzione delle denunce di infortunio in tutto il Paese ma con il picco nelle regioni meridionali: -20,6% al Sud continentale, -19,6% al Nord Ovest e più indietro, le Isole (-18,6%), il Centro (-15,9%) e il Nord-Est (-9,9%). Tra le regioni con i maggiori decrementi percentuali la Campania è al vertice unitamente a Liguria, Molise e Lazio. 

Un segnale non trascurabile e confermato dall'aggiornamento 2023 della Direzione regionale dell'Inail che registra in quasi tutti i settori produttivi numeri in discesa sebbene ancora drammaticamente alti. È il caso della manifattura (1.706 denunce in totale, 200 in meno rispetto al 2022), dei trasporti (1.478, meno 1.300), della sanità. Non è così per le costruzioni, il settore più esposto: 1.335 gli infortuni accertati, 16 in più dell'anno precedente. È il dato che allarma probabilmente di più, se si tiene conto del peso dell'edilizia nella ripresa economica della regione soprattutto tra 2022 e 2023.

Per un settore che in media occupa circa 40mila lavoratori, più della metà dei quali nella sola provincia di Napoli, l'attenzione è inevitabile ma, avverte il presidente dei costruttori napoletani, Angelo Lancellotti, tutti i dati vanno maneggiati con prudenza e realismo: «La corsa al Superbonus ha sicuramente coinvolto anche imprese di recentissima formazione e sicuramente molto poco qualificate.

La stabilità del dato sugli infortuni nel nostro settore va dunque letta con la giusta attenzione: c'era il rischio, di fronte a fenomeni non sempre controllabili, che quella percentuale salisse molto di più e così, invece, non è stato anche se il campanello d'allarme rimane», dice.

Edilizia a parte, farsi male o morire di lavoro non esclude alcun comparto. E nemmeno le donne: 6.991 quelle censite in questa pessima statistica lo scorso anno, tantissime però erano quasi il doppio dodici mesi prima. Ma sono soprattutto i più giovani quelli che rischiano di più: nelle tre fasce di età tra zero e 29 anni oltre 4mila hanno denunciato infortuni sul lavoro in Campania. Sono stati invece 2.813 quelli tra i 55 e i 59 anni: l'effetto dell'esperienza, probabilmente, ha pesato. «La Campania sta pagando un prezzo molto alto - dice Giovanni Sgambati, segretario regionale della Uil -, una escalation di morti e di infortunati spropositata rispetto ai tassi di occupazione e al numero di imprese che operano sul territorio. Ci ritroviamo spesso di fronte a lavoratori in nero senza contratto, o con contratti precari o provvisori, come nel caso del giovane morto l'altra mattina nel Casertano a soli 25 anni. Come Uil abbiamo lanciato da anni la campagna #zeromortisullavoro, ci abbiamo messo la faccia chiedendo più controlli, stop ai subappalti e la possibilità di riconoscere le morti sul lavoro come omicidi veri e propri».

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Novantacinque vittime nel 2023, 62 direttamente sui luoghi di lavoro. Eppure, come ricorda l'Inail della Campania, lo scorso anno sono salite a 736 le aziende ispezionate (così come sono aumentate del 5,80 per cento i casi di malattie professionali denunciate). Non poche per chi conosce le difficoltà (vedi alla voce carenza di personale) in cui opera l'istituto. Ma è davvero impossibile dare torto alla sindacalista reggente della Fim Cisl campana, Giovanna Petrasso, quando osserva che «serve lo sforzo di tutti per instaurare una cultura diffusa della sicurezza». Fino a quando resteranno solo parole? 

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