Napoli, con l’auto travolse bimbo: pena soft, ira dei genitori

Tensione in aula, interviene la polizia. I parenti: «Non andrà mai in prigione»

L’incidente a Cavalleggeri dove perse la vita il piccolo Cristian
L’incidente a Cavalleggeri dove perse la vita il piccolo Cristian
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 6 Dicembre 2023, 23:58 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 20:15
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Momenti di tensione dopo la lettura della sentenza. Anche in questa occasione (come nel corso della udienza precedente), interviene la polizia, capace di contenere l’ira dei parenti della vittima. È questo l’epilogo del processo che si è chiuso nella tarda mattinata di ieri nel Tribunale di Napoli, per fare chiarezza sull’omicidio del piccolo Cristian Carezza. Aveva solo tre anni quando venne ucciso, travolto sul marciapiede da un’auto impazzita. Era accanto alla mamma e al fratellino, era da poco uscito di casa per andare a trascorrere una giornata al mare. Un omicidio che ha scosso un’intera comunità, per il quale ieri è stata letta la sentenza di condanna a carico dell’unico imputato. È stato il gip Linda D’Ancona a condannare a due anni e otto mesi Gianluca Netti, conducente dell’auto catapultata sulla vita di un intero nucleo familiare. Cristian venne ucciso sul colpo, la mamma rimase ferita in modo non grave, illeso il fratellino. Ma torniamo alla storia del processo. In sintesi, l’imputato è stato condannato per omicidio stradale. Ha ottenuto lo sconto di un terzo della pena, mentre non sono state rinvenute da parte degli inquirenti aggravanti di nessun genere.

Niente alcol, niente droga, neanche una velocità particolarmente elevata. Viaggiava a trenta all’ora, in via Marco Polo, strada nei pressi di via Cavalleggeri d’Aosta, quando il conducente si trovò un’auto ferma nella sua corsia, provò a sterzare all’improvviso, per andare sul marciapiede (dopo essere catapultato su un veicolo in sosta).  Una verità giudiziaria cristallizzata dalla sentenza di primo grado, in un clima surreale. In aula, i genitori e i nonni della vittima erano rappresentati dagli avvocati Nicola Monda e Vincenzo Gentile, che hanno svolto un ruolo decisivo nell’accertamento dei fatti nel corso del dibattimento. 

Ma è inutile dire che, al termine della sentenza, le perplessità da parte dei parenti non sono mancate. Difficile da parte dei genitori del piccolo Cristian mandare giù il verdetto.

Non volevano vendette - spiegano - ma una sentenza giusta per chi ha distrutto la vita di un bambino di tre anni. «Non farà neanche un giorno di galera», dice uno dei parenti commentando il provvedimento, una cosa del genere è inaccettabile. E ancora: «Possibile che dopo una tragedia del genere, quell’uomo sarà ancora in grado di guidare l’auto e potrà ancora condurre una vita normale?». Nel corso dell’inchiesta e del dibattimento, l’imputato ha mostrato un profilo basso, sempre pronto a svolgere un contributo ai fini dell’accertamento della verità. Nel corso delle udienze, i suoi legali hanno ricordato le perizie tecniche, che non hanno fatto emergere stati di alterazione psichica, né una velocità elevata. Una vicenda, quella di Cristian che basta da sola a rappresentare la difficoltà (e i rischi) dei pedoni nell’intera area metropolitana napoletana. 

Da Mergellina all’area collinare, da Pianura a Scampia le strade sono un pericolo, di fronte alla mancanza di dossi e dissuasori. Rotonde e incroci privi di segnaletiche adeguate, mancanza di luci segnaletiche, marciapiedi stretti, auto in doppia e tripla fila. Uno scenario sul quale Il Mattino si è impegnato in una campagna che ha ottenuto alcuni risultati: come la collocazione di alcuni dossi a Chiaia e Mergellina, nella speranza di una nuova cultura della mobilità e del rispetto delle regole. 

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