Napoli, la banda del buco dalle fogne alle boutique di Chiaia

Raid anche nel complesso storico dell'ospedale Gesù e Maria

La banda del buco in azione
La banda del buco in azione
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 24 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:34
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Conoscevano a memoria cunicoli e condotti fognari, le vie della città di sotto, muovendosi da padroni, indisturbati. Hanno compiuto razzie colpendo negozi, farmacie, ma anche la biblioteca del complesso storico dell'ospedale Gesù e Maria, dalla quale trafugarono decine di testi storici e di grande valore. Indisturbati, per mesi quelli della banda del buco sono stati i protagonisti e il terrore dei titolari di esercizi commerciali e di marchi esclusivi presenti a Napoli.

Nel loro delirio predatorio si sentivano inafferrabili, non sapendo che invece i carabinieri erano già sulle loro tracce. E ieri mattina per nove di loro è arrivato il capolinea della corsa: cinque sono finiti in carcere e quattro agli arresti domiciliari, grazie a un'inchiesta coordinata dalla Procura di Napoli (pm Francesco De Falco, della sezione Criminalità predatoria, guidata dall'aggiunto Sergio Amato). In cella sono finiti Gaetano Giordano, Patrizio Stefanoni, Gabriele Iuliano, Alberto Castiglione e Luca Raiola

Delinquenti seriali.

L'elenco dei colpi realizzati messo a fuoco dai militari della compagnia Napoli Centro è lungo, ma si indaga ancora su altri episodi sospetti. Gli arrestati sapevano il fatto loro: per commettere i furti adoperavano attrezzature anche costose utili a realizzare gli scavi sotterranei e a sbucare direttamente nei negozi. In occasione del colpo messo a segno a Chiaia da Deliberti - che richiedeva adeguata preparazione - la banda proseguì i lavoro nel sottosuolo per quasi un mese. Ma ne valse la pena: alla fine il bottino della merce rubata - calzature e vestiti di alta moda - fruttò qualcosa come 173mila euro (la refurtiva è stata recuperata e restituita al proprietario).

I ladri pianificavano fin nei minimi dettagli ogni raid. Senza lasciare nulla al caso. Privilegiavano le razzie di capi di abbigliamento, senza disdegnare altre merci di valore, a cominciare da tablet e cellullari. Tra quelli documentati dai carabinieri c'è infatti anche il tentato furto all'Apple Store di piazza Carità, sfrontatamente progettato a pochi passi di distanza sia dalla Questura che dal comando provinciale dell'Arma: nei locali c'erano almeno 600 tra telefonini e articoli di hi-tech, ma all'ultimo momento il colpo saltò.

Altro colpo clamoroso, quello nella biblioteca di via Tarsia dell'ex complesso Gesù e Maria. Seguendo il solito copione, e sbucando dalle fogne, i ladri portarono via materiale di valore storico-culturale, tra cui una statua, antichi libri di medicina, maioliche e suppellettili lignee antiche. 

Oltre ai nove arrestati, l'inchiesta conta altre quattro persone indagate. Nell'ordinanza, il gip di Giovanni Vinciguerra sottolinea l'impressionante «scaltrezza, l'elevata professionalità e la spregiudicatezza degli appartenenti all'associazione». E le indagini giustificano gli aggettivi del giudice, visto cosa è stato recuperato dagli investigatori: gruppi elettrogeni silenziosi, jammer per silenziare gli allarmi, sega taglia cemento, martelli pneumatici e lampade a lunga durata. L'occorrente per scavare per mesi. 

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La banda era composta da esperti, e ognuno aveva il proprio compito: da chi sollevava i tombini agli scavatori, ai pali (i carabinieri hanno documentato la presenza di uno di loro che fingeva di portare il cagnolino in strada per verificare l'eventuale presenza delle forze dell'ordine in zona). Le indgaini sono scattate dopo che alcuni condomini di un palazzo storico dei Quartieri Spagnoli avevano segnalato la presenza di uomini che si calavano nottetempo nei tombini. «Abbiamo quasi fatto là... un magazzino enorme, 5-600 telefoni», dice uno dei ladri in una intercettazione. Uno degli arrestati lavorava saltuariamente anche in un bar vicino alla caserma Pastrengo. È lui che metteva in guardia i complici indicando la presenza dei militari in zona. La banda aveva deciso poi di dedicarsi anche ai furti dei catalizzatori d'auto: contengono metalli preziosi come platino, palladio e rodio, che «valgono 10 volte più dell'oro», dice uno degli indagati, senza immaginare di essere intercettato. 

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