La buca è profonda, l’automobilista non riesce ad evitarla, la centra in pieno: la vettura si danneggia. In qualunque altra metropoli d’Italia, in questi casi, entra in gioco l’assicurazione per valutare i danni e risarcirli. A Napoli, invece, no. La terza città d’Italia non è dotata di una polizza assicurativa contro i danni generati alle cose (vettura motocicli, camion) o alle persone dai dissesti di strade e marciapiedi, così l’unica possibilità di ottenere un risarcimento è quella di fare causa all’amministrazione comunale, attendere i tempi infiniti della giustizia e mettersi in coda alla cassa del Comune per l’eventuale rimborso che, spesso, viene erogato con fatica.
Dal suo studio di via Verdi Nino Simeone, presidente della commissione mobilità del consiglio comunale, chiede a gran voce che venga impressa una svolta alla questione che da troppo tempo non trova soluzione.
Ovviamente tutto è legato al valore economico dei risarcimenti. E su questo fronte ci sono grandi difficoltà nel recuperare dettagli, perché a Napoli solo dal 2015 è stata istituita una anagrafe dell’incidentistica stradale, e l’aggiornamento non è immediato perché i dati possono essere inseriti solo al termine delle liti giudiziarie. In via empirica si ipotizza che il valore dei risarcimenti si attesti sui 5 milioni all’anno, ma è solo una valutazione. «Bisogna agire rapidamente perché la questione rischia di diventare ingestibile - tuona Simeone - tra l’altro la città, oltre agli atavici problemi di gestione della manutenzione stradale, oggi è costretta anche a fare i conti con lavori approssimativi e malfatti». Simeone si riferisce ai continui interventi ai sottoservizi che vengono realizzati da varie aziende e che, spesso, si concludono lasciando le strade dissestate: «Io mi muovo in tutta la città - dice con rabbia Simeone - e spesso mi imbatto in “tracce” per la posa di cavi realizzate e non ricoperte ad opera d’arte che si trasformano in un pericolo per auto e motocicli. Chi paga per eventuali danni generati da queste situazioni?».
Dal 2015 ad oggi sono state intentate 6.128 cause di risarcimento per danni causati da buche e dissesti stradali, poco più di due al giorno. E ognuna di queste chiamate davanti al giudice impone che si metta in azione la macchina della tutela legale con dispendio di energie (e di ulteriori costi) a carico del Comune. Nell’ultimo report ufficiale inviato nel 2019 proprio alla commissione mobilità, anche all’epoca presieduta da Nino Simeone, l’avvocatura tracciava un bilancio imbarazzante della vicenda: secondo quel rapporto, l’amministrazione comunale soccombe nelle liti dinanzi al Giudice di pace con una percentuale fra l’80 e il 90% dei casi; va un po meglio nelle cause intentate di fronte a giudice ordinario con una percentuale di sconfitta che si attesta sul 60%. In quello stesso rapporto l’avvocatura (ricordiamo che si tratta di un documento del 2019) spiegava di aver reiterato con vigore la richiesta di accensione di una polizza assicurativa per questo tipo di danni. Evidentemente la questione non ha suscitato l’interesse della precedente amministrazione. Quella attuale annuncia di essersi messa in movimento, anche se è al lavoro da un anno e l’idea di dotarsi di un’assicurazione per adesso è ancora solo un’idea. «La questione sul tavolo è di immense proporzioni - chiosa Simeone - da un lato c’è l’atavica difficoltà nella manutenzione delle strade che continuano ad essere piene di buche e lavori malfatti, dall’altra l’incomprensibile resistenza a dotarsi di strumenti come la polizza assicurativa, che renderebbe più semplice la vita dei cittadini e meno onerosi gli impegni del Comune. È il momento di imprimere una svolta».