Napoli, racket sui parcheggiatori a Chiaia: il pizzo imposto a colpi di mitra

In moto di grossa cilindrata e armati di kalashnikov terrorizzano il quartiere

Un frame dal video del raid
Un frame dal video del raid
di Leandro Del Gaudio
Martedì 12 Settembre 2023, 22:57 - Ultimo agg. 13 Settembre, 15:57
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Una delle scene più brutte risale allo scorso tre settembre. Una classica bella serata estiva, in una delle strade più belle di Napoli, tra le più conosciute della città all’estero: siamo lungo via Riviera di Chiaia, tra edifici monumentali e panoramici e la Villa comunale, quando sfrecciano loro. Sono in quattro o cinque, in sella a moto di alta cilindrata, vanno su e giù, avanti e indietro. Non passano inosservati: hanno un mitra in bella mostra. Un kalashnikov, per la precisione, di quelli che esplodono decine di colpi nel giro di pochi istanti. Eccoli i signori delle stese, oggi chiamati a rispondere di armi e scorrerie armate, ma anche di minacce. Tutto aggravato dal fine mafioso, secondo quanto emerge dalla ricostruzione della Dda di Napoli, che ha consentito di chiudere il cerchio - almeno per il momento - su quattro dei cinque presunti responsabili materiali di agguati e ronde criminali. Quattro fermi, in manette quelli del gruppo Strazzullo, che - secondo gli inquirenti - rappresenta uno storico avamposto dell’Alleanza di Secondigliano (sponda Miano) tra i vicoli di Mergellina (noti come rione Torretta).

Inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano e Maria Sepe, al centro della richiesta di manette spiccano foto, video e immagini decisamente ad effetto. Sono diversi gli episodi presi in esame: ci sono 4 stese consumate a luglio, tra via Cucca e vico Santa Maria della Neve, rispettivamente storici presìdi del clan Frizziero e dei Cirella. In azione, secondo gli inquirenti, Giovanni Strazzullo, fermato lunedì scorso e ritenuto dalla Dda esponente del gruppo emergente a Mergellina; e Armando Mastroianni, suo presunto complice. Difesi dal penalista napoletano Giuseppe De Gregorio, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, in uno scenario destinato a nuovi approfondimenti. In sintesi, il gip Antonino Santoro non ha convalidato il fermo, condividendo le argomentazioni difensive dell’avvocato De Gregorio, in merito alla mancanza di pericolo di fuga, ma ha applicato la misura cautelare in cella, di fronte alla gravità degli elementi raccolti dalla Dda di Napoli. Ieri altri due fermi, mentre è caccia al quinto presunto complice. 

Ma cosa sta accadendo nel primo quartiere cittadino? Restiamo alle informative di pg, al termine del lavoro della Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini. Si parte dalle stese di luglio, quando viene esploso un volume di fuoco degno di un paese in guerra: si spara ad altezza d’uomo contro porte e finestre il 4, l’otto, il 16 e il 26 luglio), ma nessuno denuncia. C’è il panico, anche perché non sono episodi dimostrativi, alla luce di quanto emerso anche dalle immagini ricavate da telecamere di quartiere. Fatto sta che per giorni, almeno fino ai primi di settembre, vanno avanti le ronde, sempre dopo i presunti ordini militari che vengono ricondotti a Giovanni Strazzullo. Chiaro l’obiettivo: colpire e punire i parcheggiatori abusivi che - nell’ottica camorristica - si ostinano a non versare il pizzo nelle mani dei nuovi boss.

Chiaia piomba nel terrore. C’è chi si consegna agli inquirenti, chi si fa arrestare in possesso di una pistola per potere giustificare il proprio arresto ed evitare la rappresaglia armata da parte dei nemici. In ballo, un fiume di denaro. Quello della sosta abusiva. Quello gestito dai parcheggiatori irregolari all’esterno di pub e paninoteche, baretti e ristoranti nella zona più in di Napoli. Soldi illeciti, roba di camorra. Un tempo c’erano i Frizziero, oggi - scrivono gli inquirenti - ci sono i nuovi arrivati. Che battono l’intera zona, in modo diverso.

Video

Siamo a luglio, quando Giovanni Strazzullo, Armando Mastroianni e un terzo complice G.R. vanno in via Cucca e bloccano un presunto parcheggiatore abusivo. Si chiama D.B., gli puntano una pistola a tamburo alla tempia e gli intimano di lasciare il quartiere. Scene in stile balcanico, come a Scampia venti anni fa. Stesse episodio contro un marocchino, sempre alla Torretta. E non è finita. In via dei Fiorentini, si presentano Giovanni Strazzullo, A.R. e un altro complice che si accaniscono contro L.M. per imporre il pizzo al parcheggiatore abusivo. Hanno mitra e pistole, le brandiscono, ottengono un primo risultato, «con l’espulsione di un intero nucleo familiare dal quartiere di Chiaia». Poi gli spari contro le case dei boss. E infine le ronde. Quelle che hanno alimentato sgomento in tanti nuclei familiari della buona borghesia cittadina, che in questi giorni hanno imposto ai propri figli una sorta di coprifuoco. Sono in tanti ad aver notato il via vai di camorristi con le armi in pugno, con i mitra in bella evidenza. C’è una foto agli atti, che solleva un certo scalpore: un borsone da violinista portato alle spalle di uno degli indagati. Non è il kit di un musicista, non parliamo di ragazzi come Giovanbattista Cutolo (artista ucciso lo scorso 31 dicembre), ma di una sorta di espediente. Già, perché nella custodia a forma di violino spunta la canna di un kalshnikov. Scrivono gli inquirenti: «Spiccano le armi da guerra, brandendo le quali scorrevano per le principali vie cittadine del quartiere di Chiaia». 

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