Il questore di Napoli: «Leggi più severe contro i parcheggiatori abusivi»

Il questore di Napoli: «Leggi più severe contro i parcheggiatori abusivi»
di Paolo Barbuto
Sabato 1 Settembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 18:48
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La pubblicazione sul Mattino di ieri dei dettagli del report sui parcheggiatori abusivi, ha suscitato polemiche e rabbia in tutta la città. Il fenomeno è noto a ogni napoletano, leggerlo nella sua interezza, però, è sconvolgente: abbiamo saputo che intorno a noi c'è un esercito di tremila persone che taglieggia gli automobilisti, abbiamo scoperto che più di mille strade sono nelle mani dei delinquenti, siamo stati capaci di appurare che ci sono state 39mila multe per un totale che supera i 31 milioni di euro (che nessuno degli abusivi ha mai pagato).

La verità è che non esiste una legge adeguata a contrastare il fenomeno degli abusivi. Per adesso possono essere multati ma, come abbiamo detto, quella contravvenzione da mille euro non la paga nessuno perché gli abusivi risultano tutti nullatenenti; poi c'è la possibilità di sottoporli a Daspo urbano, ma anche in questo caso la procedura è lunga e difficile e, comunque, non consente di arrivare all'arresto che potrebbe essere l'unico deterrente.
 
Insomma, si tratta di una battaglia persa in partenza: «E invece non è così - tuona il questore De Iesu - perché gli stessi dati che ha pubblicato il Mattino testimoniano che c'è un'azione di contrasto forte, quotidiana, che non si arresta». Il questore spiega con vigore che non bisogna darla vinta agli abusivi perché non è vero che la battaglia non si può vincere. De Iesu, però, ammette che le norme attuali non consentono di agire con la forza che sarebbe necessaria: «Abbiamo visto che le contravvenzioni non hanno nessun impatto, anche la nuova possibilità del Dacur (il Daspo urbano) arriva appena a sfiorare il penale e non permette azioni di concreto contrasto. Occorrono altre norme, io non mi azzardo a dare suggerimenti, è il Legislatore che deve pensarci, però sarebbero necessarie. Anche perché si tratta di un fenomeno che non riguarda solo Napoli ma tutte le grandi città italiane».

Condivide il pensiero del questore Raffaele Del Giudice, vicesindaco di Napoli che considera ogni problema della città come un suo problema personale: «È ovvio che le norme attuali non permettono di raggiungere i risultati sperati. Anche se va chiarito che l'impegno della polizia municipale è immenso su questo fronte e il Corpo va ringraziato per l'impegno che nella lotta agli abusivi».

Però Del Giudice è uomo al quale non piace lasciare in sospeso le vicende. Sente delle parole del sociologo De Masi (che leggete nell'intervista nella pagina a destra) il quale sostiene che prima di iniziare le operazioni di contrasto bisogna pensare ad offrire alternative lavorative a queste persone e spiega di avere idee simili: «Io dico che le città, tutte non solo Napoli, devono cominciare a ripensare certi meccanismi. Penso che ci sia una necessità sempre maggiore di servizi e questi servizi possono essere offerti da persone che hanno bisogno di reinventarsi, di trovare alternative a un lavoro che non c'è. Ovviamente non mi riferisco solo agli abusivi ma a chiunque abbia la necessità di trovare una svolta. Io credo che queste persone, accompagnate da norme di livello nazionale, potrebbero essere invogliate a creare nuovi ambiti professionali dedicati proprio alle città e ai servizi». Il discorso appare complesso perché il vicesindaco Del Giudice non vuole scivolare su parole inadeguate, sicché resta sul vago. L'appello al Governo per ipotizzare fondi da investire nello sviluppo di nuovi progetti per servizi in ambito urbano, però, è ben chiaro.

La città che si indigna per gli abusivi non riesce a trasformare la rabbia in un atto formale. Le denunce per taglieggiamento a bordo strada si contano sulle dita di una mano. Il questore De Iesu affronta l'argomento e accetta con filosofia la replica che arriva sempre in questi casi: denunciare sapendo che l'abusivo tornerà al suo posto dopo poco tempo, mette i brividi. E non è possibile pensare di presentare una denuncia e poi chiamare il 113 ogni volta che si torna sotto casa e si incrocia l'abusivo contro il quale si è chiesto un intervento della Polizia: «Ma non è così - spiega gentile De Iesu - è giusto che i cittadini sappiano che Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza sono a disposizione della gente e rispondono ad ogni chiamata in cui si chiede aiuto o tutela. Perciò è necessario che passi il messaggio dell'importanza della denuncia: se ognuno si presentasse al commissariato per raccontare del taglieggiamento subìto da un parcheggiatore abusivo, in due giorni avremmo raccolto denunce su tutte le migliaia di abusivi.

Allora sì che avremmo vinto la battaglia».

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