Napoli in piazza per Giulia: «Basta violenze. Educhiamo i nostri giovani all’amore»

In piazza del Plebiscito un drappo rosso lungo novanta metri

La manifestazione per Giulia
La manifestazione per Giulia
di Alessio Liberini
Mercoledì 7 Giugno 2023, 20:58 - Ultimo agg. 21:17
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«Giù le mani dalle donne» è il grido che assorda il Plebiscito colorato da un enorme drappo rosso lungo circa 90 metri. A Napoli c’è tutta l’indignazione della società civile a scendere in piazza in sit-in, all’esterno della prefettura partenopea, per ricordare la 29enne Giulia Tramontano, originaria di Sant’Antimo, uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello nel Milanese mentre era al suo settimo mese di gravidanza.

Al flash mob, organizzato dalla Consulta regionale per la condizione della donna del Consiglio regionale della Campania, arrivano un migliaio di persone: giovani, anziani, donne e uomini, uniti dalla rabbia e dallo sdegno verso l’ennesimo femminicidio che ha sconvolto in queste ore l’intero Paese.

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Dei nastrini rossi accompagnano i cartelli dei manifestanti dove sono elencati gli oltre 40 nomi delle donne uccise dai propri compagni in Italia nel solo 2023.

Nomi che le donne di Napoli scelgono di leggere, ad alta voce, in piazza uno ad uno prima di dedicare un minuto di silenzio per Giulia e il suo piccolo Thiago che portava ancora in grembo. Chiedono pene severe, maggior sensibilizzazione, e soprattutto un intervento legislativo urgente mirato alla prevenzione. Affinché si fermi quello che definiscono «il neo patriarcato contro le donne».

«Siamo in piazza - racconta Ilaria Perrelli, presidente della consulta regionale femminile della Campania - per testimoniare la forza dell'azione delle donne. Dopo il femminicidio di Giulia abbiamo sentito l'esigenza di far agire la forza delle donne: il fenomeno della violenza di genere maschile sulle donne non si può arginare solo con la repressione: serve affrontare il problema da un punto di vista culturale – precisa - Ci sono aspetti della Convenzione di Istanbul che vanno applicati come quelli sulla prevenzione e l'educazione ai sentimenti nelle scuole. Chiediamo che il parlamento approvi una legge al riguardo. Chiediamo maggiori risorse, strutturali, per i centri antiviolenza. Infine, chiediamo formazione per gli operatori sociali e della giustizia».

Ad aderire al flash mob ci sono le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil e tante associazioni seguite da una folta rappresentanza istituzionale: sia del consiglio comunale di Napoli che della Regione Campania e persino del comune di Sant'Antimo, la cittadina a nord del capoluogo campano dove vive la famiglia di Giulia.

Da Sant’Antimo arriva anche Adriana Esposito, indossando una maglietta bianca con il volto di sua figlia Stefania Formicola, la 28enne madre di due bambini – presenti alla manifestazione – uccisa con un colpo di pistola dal suo compagno nell'ottobre del 2016.

«È un dolore impossibile da superare» dice col cuore in mano Adriana: «Ogni volta che accadono queste cose la nostra ferita si riapre e riprendono i tanti perché. Perché ancora nel 2023 ci sono ancora uomini che non riescono ad accettare la fine di un amore continuando a procurare tanto dolore: un dolore immenso ed inumano impossibile da accettare».

«Il problema è che nessuno pubblicizza bene i centri antiviolenza – denuncia, invece, Patrizia Palumbo dell’Associazione Dream Team Donne in rete – eppure i nostri centri ci sono, anche 24 ore su 24, offrendo accoglienza e servizi per proteggere donne che magari non sempre si sentono di denunciare».

A Napoli difatti le donne che subiscono violenze «sono tante – osserva amareggiata l'assessora alle Pari opportunità di Palazzo San Giacomo, Emanuela Ferrante –  i nostri centri anti violenza hanno ormai in media più di due accessi al giorno: significa che in città ogni giorno ci sono almeno due donne che hanno bisogno di aiuto».  Ma purtroppo non tutte arrivano a denunciare: «Le norme ci sono ma è evidente che non bastano – chiarisce la presidente del consiglio comunale Enza Amato - Dobbiamo arrivare ad avere pene più dure nei confronti di chi commette omicidi così efferati per porre un freno a questa violenza immane a cui sono soggette costantemente le donne, soprattutto all'interno delle mura domestiche».

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