Napoli, pizzaiolo morto in via Duomo: il mistero del codice d'accesso

La Procura non ha archiviato il caso come suicidio: chi lo ha fatto entrare in quello stabile?

Eduardo Granato
Eduardo Granato
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Domenica 2 Luglio 2023, 23:04 - Ultimo agg. 4 Luglio, 07:59
3 Minuti di Lettura

Una citofonata per entrare dal portone principale, poi le chiavi per il cancello interno. Quattro piani a piedi e non è finita. Si tratta di scavalcare una sorta di muro di cinta, arrampicarsi per mezzo metro sulla parete esterna, fino ad affacciarsi sul davanzale. E da qui spiccare un drammatico volo. Un’arrampicata prima del presunto suicidio, intorno all’una di notte del 25 gennaio scorso, all’interno di un edificio di via Duomo. È uno dei nodi da sciogliere in questa storia, quella legata alla morte di Eduardo Granato, il 28enne deceduto in circostanze misteriose nel cuore del centro storico napoletano. 

Un giallo che ha spinto la Procura di Napoli ad aprire un’inchiesta per istigazione al suicidio, di fronte alla difficoltà logica di archiviare il caso come suicidio. Una storia che fa i conti con le testimonianze acquisite dalla Mobile, in un fascicolo coordinato dal pm Vincenza Marra, ci sono domande irrisolte: che ci faceva Eduardo quella notte in un edificio lontano da casa? Chi lo ha introdotto in quel Palazzo?

Restiamo ai fatti, come raccontato nell’edizione di ieri de Il Mattino. Lo scorso 25 gennaio, Eduardo Granato ha cenato con due amici. Ha consumato un panino, bevendo una birra e uno spritz, in un localino del centro storico. Finita la serata, si è fatto accompagnare a casa, nell’auto dell’amico di sempre. Eduardo abitava in via Tarsia, dove aveva preso in affitto una casa, nella quale conviveva con la fidanzata (quella sera fuori Napoli, per motivi di famiglia), con cui aveva un progetto di vita serio. Quella notte, Eduardo si fa lasciare nei pressi di piazza Trieste e Trento, per evitare il traffico improvviso che si era creato per il camion della spazzatura al lavoro tra i vicoli dei Quartieri: «Lasciami qui - aveva detto a Valerio, suo amico di sempre - domani devi andare a lavorare, faccio quattro passi e sono a casa».

Ma le cose sono andate diversamente, dal momento che il giovane uomo non ha mai fatto ritorno nella sua abitazione. Anzi. Avrebbe percorso da solo, a piedi, circa un chilometro per raggiungere un condominio di via Duomo dove ha trovato la morte. Non è chiaro se abbia ricevuto un messaggio nella notte, ci sono verifiche sui server in questo senso. 

Qualche domanda. Per entrare in via Duomo ha bussato al citofono? O era accompagnato? Ha usato un codice di accesso? Fatto sta che una volta arrivato in quel palazzo, si sarebbe arrampicato fino al quarto piano, facendo uno sforzo da atleta per raggiungere il cornicione per poi buttarsi dall’alto in basso. Ma chi era Eduardo? Pizzaiolo presso un locale accorsato di piazza Trieste e Trento, stimato per il suo attaccamento al lavoro. Da poco aveva perso i genitori, era legatissimo alle due sorelle. Era alla ricerca di un locale per mettersi in proprio. Cresciuto tra via Tasso e la zona dei giardinetti di piazza Mercadante, nei pressi della parrocchia di corso Vittorio Emanuele. Un caso, la sua morte. Perché andare ad ammazzarsi lontano da casa, in un palazzo dove non era mai entrato? Dalle indagini infatti non sono emersi contatti tra i condòmini e Eduardo. Possibile che dopo aver salutato Valerio, abbia incontrato qualcuno, che lo ha introdotto in un buco nero su cui è difficile fare luce. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA