Pizzaiolo morto a Napoli, svolta nel giallo di via Duomo: ritrovato il cellulare

Eduardo Granato, 28 anni, precipitò all'interno di uno stabile: dubbi sull'ipotesi del suicidio

Eduardo Granato con la fidanzata Ilaria Rosati
Eduardo Granato con la fidanzata Ilaria Rosati
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 24 Luglio 2023, 23:02 - Ultimo agg. 26 Luglio, 07:44
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Qualcosa in più di una traccia estemporanea. Qualcosa in più di un reperto neutro, quanto basta a tenere in vita la speranza di trovare una possibile chiave di lettura del giallo. Si tratta di un telefono cellulare che riappare dopo i primi mesi di ricerca, che è stato consegnato di recente agli inquirenti. Potrebbe contenere contatti e indizi in grado di dare una spiegazione di quanto accaduto a un ragazzo di appena 28 anni.

Una svolta possibile legata alla morte di Eduardo Granato, il pizzaiolo trovato senza vita il 25 gennaio scorso, all’interno dell’androne di un edificio storico di via Duomo, in circostanze che - vale la pena ribadirlo - appaiono decisamente misteriose.

Una vicenda sulla quale la Procura di Napoli ha deciso di accendere un faro investigativo, con un fascicolo per istigazione al suicidio, di fronte a una serie di aspetti poco chiari che non hanno consentito di archiviare l’inchiesta. Una morte che si fa fatica ad archiviare come suicidio.

Ma proviamo a raccontare questa storia a partire dalla fine, dall’ultimo elemento di novità: è stato consegnato agli inquirenti il telefono cellulare di Eduardo Granato, grazie al lavoro difensivo del penalista napoletano Luigi Ferrandino, che assiste la famiglia di Granato ed è impegnato nella ricerca della verità assieme agli analisti dell’agenzia Manisco

Si tratta di un modello di cellulare abbastanza vecchio, che il pizzaiolo 28enne aveva usato fino a pochi mesi prima del suo decesso e che aveva messo da parte per la rottura dello schermo. Un reperto neutro, che potrebbe contenere delle informazioni decisive per chiarire alcune circostanze legate al decesso del 28enne. Ed è in questo scenario, che l’avvocato Ferrandino ha scoperto la presenza del cellulare storico di Eduardo, per poi consegnarlo all’autorità giudiziario. È il secondo cellulare, dopo quello trovato accanto al corpo del 28enne, uno strumento a questo punto destinato ad essere scandagliato. Era stato messo da parte, oggi è nelle mani del pm Vincenza Marra, che ha deciso di tenere aperto un fascicolo sulla morte di Eduardo.

Ma ripercorriamo i punti salienti di questa vicenda. Torniamo al 25 gennaio scorso, quando Eduardo Granato va a cena con Valerio, suo amico di sempre e con un altro conoscente. Ha 28 anni, è cresciuto in via Tasso, diplomato all’alberghiero, fa il pizzaiolo. È felice del suo lavoro, da qualche tempo è stato assunto nella pizzeria Sorbillo di piazza Trieste e Trento, sta cercando un locale nel quale mettersi in proprio per sviluppare il suo talento di chef. Legatissimo alle due sorelle, alla fidanzata (con cui convive). Torniamo alle ultime ore di vita. Dopo cena, l’amico lo accompagna in auto in piazza Trieste e Trento, ma Eduardo - una volta solo - non prosegue in via Tarsia. Viene trovato poche ore dopo, morto in un palazzo di via Duomo, dove è possibile accedere solo bussando al citofono, usando una chiave o un codice. Sarebbe precipitato dal quarto piano, era privo delle scarpe, che erano slacciate. Particolare non secondario, emerso dalle indagini: non risultano contatti tra Eduardo e gli inquilini dell’edificio in cui è stato trovato morto. Come ha fatto a entrare in quel palazzo? Chi lo ha condotto in quell’edificio? Nel nuovo cellulare, si cercano contatti inediti sfuggiti (forse) forse. 

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