Festa scudetto a Napoli, Patrizio Rispo: «Andrò in pellegrinaggio da Bagnoli ai Decumani»

Anche Raffaele, il personaggio di “Un posto al sole”, si vestirà di azzurro per omaggiare i campioni

Patrizio Rispo
Patrizio Rispo
di Giovanni Chianelli
Martedì 25 Aprile 2023, 22:56 - Ultimo agg. 26 Aprile, 07:57
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Come al solito Patrizio Rispo è diviso tra la sua esistenza reale e quella del suo alter ego, Raffaele di “Un posto al sole”. Figuriamoci in una circostanza eccezionale come quella dello scudetto del Napoli: entrambi, l’attore e il portiere di palazzo più famoso d’Italia, sono tifosissimi e si stanno preparando al gran giorno della conquista matematica del tricolore.

Eppure Rispo è una star affermata che qualche timore a scendere in piazza ce l’ha, mentre su Raffaele non ha dubbi: «Starà in mezzo alla gente a fare casino».

E promette una sorpresa per il pubblico di appassionati della serie Rai: «A campionato finito il mio personaggio festeggerà la vittoria. Come? Vedrete».

Domanda secca: che cosa farà il giorno della vittoria?

«Ormai ho lasciato le scaramanzie chiuse in un cassetto, perciò lo dichiaro: un pellegrinaggio. Perché abito a via Napoli: se dovessi andare in auto scenderei domenica e tornerei a giugno. Invece farò come un fedele fa con Pompei, esco, mi faccio catturare dal flusso e poi la folla mi porterà con sé». 

Se lo aspettava?

«Per nulla: una foto mi ritrae in carrozzella con i colori azzurri, temevo di non vivere questo momento».

E Raffaele?

«Raffaele è più carnale, ottimista. Ed è avvantaggiato, abita vicino al centro, da palazzo Palladini al lungomare è un attimo».

Così anche lui farà festa.

«Per forza, il mio personaggio è un “patito”, come diciamo da queste parti. Ma si sa, la serie è leggermente sfalsata col tempo reale: e così a giugno, in concomitanza della fine del campionato, con gli autori abbiamo pensato di vestirlo d’azzurro, pazzo di gioia per la vittoria del tricolore».

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Speriamo che nella Napoli vera non ci saranno eccessi.

«Mi auguro davvero di no. Per questo sono anche tentato dal vivere il momento a distanza, standomene a casa; eppure Raffaele si arrabbierebbe. Facciamo così, approfitto della mia bipolarità per dire che io forse resterò in casa, lui no, starà in strada tra la gente».

Qual è, tra le tante, l’emozione più grande che vive?

«Finalmente ciò che abbiamo raccontato ai giovani per decenni potranno viverlo loro stessi: che Napoli sa vincere come pochi altri posti al mondo, sembrerà Rio de Janeiro».

Dunque è fatta, se ne può parlare.

«Sì ed è un’altra delle grandi prove di maturità che sta dando la nostra gente, quella di accantonare la famosa scaramanzia per approntare a dovere i festeggiamenti. L’amministrazione sta allestendo palchi e strutture, è tutto pronto».

 

Prevarrà il lato creativo o quello lazzarone?

«Quello migliore. Noi siamo rivoluzionari e non ribelli, specialmente il popolo. Guardiamo cosa sta realizzando senza attendere le lungaggini burocratiche: hanno colorato la città da mesi e stanno realizzando un’economia reale, non malavitosa. I Quartieri spagnoli, la Sanità e Forcella, le zone più veraci guidano la festa, capendo che il carattere e la personalità della città sta nei luoghi popolari e non nelle cosiddette zone buone. Trasformare l’immagine da quella legata al degrado a una che invece è identità e intrattenimento è una carta vincente quanto lo scudetto. La borghesia parla e non agisce, il popolo cambia in bene il territorio senza proclami».

È una notizia che fa bene alla città.

«Sì e si sente nell’aria, abbiamo l’umore leggero e soave, ci serviva una cosa del genere. Sentiamo forte il senso del riscatto sociale anche se non bisogna dimenticare i problemi: quando sentiamo che mezzo milione di giovani abbandonano il territorio non c’è da stare sereni. Eppure bisogna credere nell’onda giusta, tra città e regione ci sono decine di produzioni cinematografiche, nei festival gli autori campani sono i più presenti e gli scrittori abbondano. È un momento d’oro e l’affermazione sportiva è il coronamento ideale».
 

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