Napoli, sparatoria a Fuorigrotta: «Pusher nel parco giochi»

Nelle stesse ore anche un altro agguato, ma la pistola si è inceppata

Napoli, 4 aprile 2024, piazza italia, una donna ferita da colpo d'arma da fuoco
Napoli, 4 aprile 2024, piazza italia, una donna ferita da colpo d'arma da fuoco
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 10 Aprile 2024, 23:15 - Ultimo agg. 11 Aprile, 18:50
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Il miracolo è che la pistola si è inceppata. Il killer ha fatto appena in tempo a sparare un colpo, quello che ha ferito una madre, lì accanto alla figlioletta di 11 anni, nel parco giochi di Fuorigrotta. Poi ha premuto di nuovo il grilletto, magari per raddrizzare la mira, ma i colpi non sono partiti. Si sono inceppati, la pistola si è incagliata, come se ci fosse stato un intervento salvifico dall’alto: se fossero stati esplosi altri colpi, il rischio di colpire bambini o i loro genitori sarebbe stato concreto. È uno dei retroscena dell’inchiesta condotta in queste ore dalla Procura di Nicola Gratteri, per ricostruire moventi e responsabilità dell’agguato consumato una settimana fa in piazza Italia. Fuorigrotta, clan scatenati e piazze contese.

Come il luogo in cui è avvenuto il raid camorristico, quello culminato nel ferimento di una donna di 51 anni: è la zona delle giostrine, un piccolo parco giochi, che ospita ogni giorno decine di bambini con i loro genitori. E non solo. Sta emergendo un retroscena inquietante, relativo alla nuova frontiera dello spaccio di droga nel quartiere della periferia occidentale: la zona delle giostrine è indicata come una piazza di spaccio, uno di quegli spaccati urbani molto frequentati in cui i pusher si mimetizzano per condurre i loro affari. Siamo tra piazza Italia e il serpentone che dà inizio a via Leopardi, a pochi passi da alcuni edifici popolari. È in questo incrocio, che è stato notato negli ultimi tempi la presenza di un giovane che presidia il territorio. 

È in sella allo scooter, ma il mezzo viene parcheggiato vicino al marciapiede, non lontano dal parco giochi.

C’è chi ha notato le sue movenze: apre e chiude a ripetizione il bauletto, come se prendesse qualcosa da consegnare ai vari soggetti che si presentano di volta in volta al suo cospetto. Una presenza che è stata segnalata a Il Mattino, su cui sono in corso le indagini della Procura di Napoli. Al lavoro i pm Di Dona e Prisco, sotto il coordinamento di un magistrato del calibro di Rosa Volpe (ex procuratrice vicario a Napoli), in campo ci sono gli agenti della squadra mobile del primo dirigente Giovanni Leuci che stanno passando al setaccio alcuni frame ricavati dalle immagini di videosorveglianza. Ma proviamo a fare chiarezza, a partire dall’agguato consumato lo scorso quattro aprile.

Sono da poco passate le sette di sera, quando è stato consumato l’agguato culminato nel ferimento della 51enne Luisa Mangiapia. Non è il primo agguato. Probabile che ci sia stato un prequel, in un’altra zona di Fuorigrotta, sempre a colpi di pistola. E non è tutto. Il target designato del raid di piazza Italia era stato ferito alla testa, nel corso di una probabile aggressione, venendo colpito con il calcio della pistola. Episodi che confermano la tensione strisciante che si registra ormai da tempo a Fuorigrotta. Primo movente, su tutti, la gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti. 

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Un fenomeno criminale che non è più relegato a palazzoni di edilizia popolare, ma che si sta diffondendo anche nella cosiddetta Fuorigrotta borghese. Siamo vicini al corso principale, a due passi da viale Augusto, un’area che fa gola alle nuove leve del crimine, mai come in questo periodo interessate a controllare l’antico feudo del clan Troncone. I due capi in cella, traffici in crescita, aria di faida. Probabile che in questi mesi, i pusher si siano mimetizzati nella zona dedicata al relax delle famiglie locali, scatenando il confronto ravvicinato tra batterie di killer. Un’area tornata rovente anche alla luce di quanto avvenuto nel 2021, con un delitto di camorra che ha di fatto scompaginato gli equilibri criminali nel quartiere napoletano: parliamo dell’omicidio del 70enne Antonio Volpe, ritenuto dagli inquirenti l’ago della bilancia dello scacchiere criminale del versante occidentale. Dopo di allora, l’inferno metropolitano.

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