Vincenza Donzelli morta dopo il parto cesareo a Napoli, quattro medici a processo

Vincenza Donzelli, animatrice della Galleria Borbonica, uccisa da un'emorragia. A processo gli specialisti dell'Internazionale

Vincenza Donzelli
Vincenza Donzelli
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Sabato 28 Ottobre 2023, 23:33 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 17:22
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Sarà un processo a stabilire eventuali responsabilità della morte di Vincenza Donzelli, operatrice culturale che aveva legato la sua vita alla valorizzazione di Napoli sotterranea, deceduta dopo aver partorito ad agosto del 2022. È stato il gup Federica Colucci a fissare la prima udienza prelimimare a carico di quattro professionisti napoletani, che dovranno ora difendersi dall’accusa di omicidio colposo, in relazione «alle modalità di intervento di parto cesareo effettuato al termine della gravidanza».

Aveva 43 anni, Vincenza Donzelli e riuscì a partorire il figlio che aveva in grembo, quel il bimbo che è stato sin dal primo giorno di vita accudito dall’amore del papà Andrea Cannavale e di tutta la sua famiglia.

Era una donna sana, appassionata di arte e cultura, per anni anima di Galleria Borbonica, da sempre motivata a favorire il rilancio di Napoli. Stando a quanto emerso dalle indagini, Vincenza aveva trascorso una gravidanza in modo sereno, al riparo da qualunque tipo di traumi e stress e si accingeva pertanto a vivere il momento più atteso, quello della nascita del figlio tanto desiderato con il compagno Andrea. Ma la sua morte è giunta come un evento improvviso. 

Ora la Procura chiede un accertamento in aula, primo appuntamento in Tribunale il prossimo 22 gennaio. Inchiesta condotta dal pm Federica D’Amodio, sotto accusa finiscono così i professionisti che hanno avuto in cura Vincenza Donzelli e quelli intervenuti per arginare l’emorragia che le ha stroncato la vita. Parliamo dei medici della Clinica Internazionale (struttura estranea alle accuse, ndr), a partire dal medico Luca Zurzolo, libero professionista che esercitava in regime di convenzione presso la clinica Internazionale; Giuseppe Alvano, medico di guardia presso il reparto di ginecologia e ostetricia della stessa clinica; Riccardo Morgera, direttore sanitario; Francesco Paolo Del Deo, responsabile del raggruppamento.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna sarebbe deceduta «per coagulazione intravasale disseminata, conseguente a profusa emorragia uterina, manifestatasi dopo l’intervento cesareo dell’otto agosto del 2022, presso la clinica Internazionale». Il decesso è avvenuto all’interno della sala di rianimazione dell’ospedale Cardarelli, cinque giorni dopo l’intervento (la sera del 13 agosto), quando ormai la paziente era giunta in condizioni gravissime. Chiedono di «conoscere la verità su quanto accaduto in clinica» i parenti di Vincenza, a partire dal compagno Andrea Cannavale, noto produttore cinematografico assistito dal penalista napoletano Gaetano Inserra: «Confido nel lavoro della magistratura», ha spiegato al Mattino. Stesso stile da parte degli altri stretti congiunti di Vincenza, rappresentati dagli avvocati Mario Ivan Esposito e Anna Marcone. Una vicenda che merita una premessa: è un processo tecnico, i professionisti coinvolti avranno modo di dimostrare la propria versione e vanno considerati non colpevoli fino a prova contraria. In aula il medico Zurzolo sarà rappresentato dall’avvocato Bruno Botti, mentre Alvano sarà difeso dall’avvocato Roberto Rapalo, Morgera dall’avvocato Vania Cirese, Del Deo dall’avvocato Salvatore Benincasa. 

 

Stando a quanto si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, uno dei nodi da sciogliere è la tempistica dell’intervento di cesareo: «Il ricovero era disposto in data 7/8/22 per induzione al travaglio di parto, che veniva eseguita il giorno 8 agosto, in violazione delle linee guida vigenti, in quanto procedura non indicata poiché dai tracciati cardiotocografici non si evinceva alcun inizio di travaglio e l’epoca gestionale era di 39 settimane e 5 giorni e non oltre la 41esima settimana, nonché in quanto comportante un aumento di rischio di sviluppo di coagulazione intravasale disseminata post partum». Rilievi da parte della Procura anche sulle scelte adottate nelle ore successive all’intervento, di fronte al peggioramento manifestato dalle condizioni della donna. In aula, il confronto su perizie mediche, cartelle cliniche e testimonianze. 

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