Ospedali, a Napoli violenza sui medici: «In arrivo i posti di polizia al San Paolo e Santobono»

Sarà istituito un filo diretto tra strutture e questura

Ospedale San Paolo
Ospedale San Paolo
di Ettore Mautone
Martedì 12 Marzo 2024, 23:30 - Ultimo agg. 14 Marzo, 07:25
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Contro la violenza in corsia è tutto pronto per i nuovi posti di polizia al San Paolo e al Santobono (a Castellammare è già in funzione da alcune settimane). L’allargamento della presenza dei drappelli fu annunciato agli inizi di gennaio dal prefetto Michele di Bari dopo un vertice per l’Ordine e la sicurezza ad hoc. A Fuorigrotta i lavori di adeguamento degli spazi per le divise sono conclusi e lunedì prossimo saranno consegnati alla Asl. «È pronto anche l’impianto video - spiega il manager Ciro Verdoliva - e sono iniziati i collaudi». Anche al Santobono si aspetta solo che arrivino i vetri antiproiettile da montare nel gabbiotto che ospiterà la Polizia.

Intanto ieri si è celebrata anche a Napoli la giornata contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari. Sit-in, flash-mob, un minuto di silenzio, volantinaggi e affissioni di manifesti alcune delle simboliche iniziative messe in atto da medici, infermieri, Oss e 18 professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e prevenzione. «Rabbia, intolleranza e violenza fisica e verbale non aiutano ad ottenere migliori cure - avverte Bruno Zuccarelli presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli - ma alimenta solo un clima di sfiducia e di demotivazione».

Secondo un sondaggio Anaao l'81% dei medici ha subito aggressioni ma il 69% non denuncia. Pronto soccorso e unità di Psichiatria i reparti più esposti. «L’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli - spiega la presidente Teresa Rea - per l'occasione ha promosso iniziative di sensibilizzazione nei diversi pronto soccorso della città». Le statistiche dicono che gli infermieri sono i professionisti più colpiti e il 70% del totale delle aggressioni riguarda le donne. I dati di una survey consegnati al ministero sono allarmanti: il 40,2% degli intervistati denuncia più casi in un anno in reparti a rischio come il pronto soccorso. Oltre un terzo del campione ha tra i 30 e i 40 anni e opera nel servizio pubblico (quasi nel 90% dei casi) e soprattutto in pronto soccorso (42%).

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Mobilitati ieri a Napoli anche i sindacati: la Cgil ha allestito una campagna social. «La Cisl medici - ricorda il leader regionale Lino Pietropaolo - ha diffuso un questionario tra i medici iscritti, offre assistenza legale e psicologica e incentiva alla denuncia». «Botte, offese e minacce al personale sanitario sono atti vili da combattere con la repressione ma anche con l’educazione - aggiunge Franco Ascolese, presidente dell’Ordine interprovinciale delle 18 professioni sanitarie - siamo tutti mobilitati. Abbiamo allestito un progetto pilota con il Cardarelli per valorizzare il ruolo di Assistenti sanitari ed Educatori nelle attività di front-office. Infine i medici di famiglia della Fimmg che con Silvestro Scotti, leader della categoria, plaude all’accelerazione impressa dal ministro alle attività di tutela: «I 18 mila operatori aggrediti in un anno dimostrano che la strada è ancora lunga». E Manuel Ruggiero, del 118 e curatore della pagina Fb Nessuno Tocchi Ipocrite: «Siamo stati i primi in Italia nel 2022 a scrivere con una catena umana “No alla violenza” sulla pista dell’elisoccorso dell’ospedale di Pozzuoli. Ieri come oggi dobbiamo educare giovani e cittadini al rispetto della professione sanitaria e formare, questi episodi sono una delle cause della fuga dei camici bianchi dalla Sanità pubblica e dai pronto soccorso».